Dal governo
Covid/Draghi e Speranza: una norma per l'obbligo vaccinale degli operatori sanitari
di Ernesto Diffidenti
24 Esclusivo per Sanità24
Le nuove misure anti-Covid ma soprattutto la disponibilità dei vaccini. Sono stati questi i principali temi affrontati dal premier Mario Draghi in una conferenza stampa con il ministro della Salute, Roberto Speranza, all'indomani del Consiglio europeo e al termine di una riunione a Palazzo Chigi della Cabina di regia. "La situazione rimane molto preoccupante - precisa subito Draghi - . Avevamo deciso che se ci fosse stato uno spazio, lo avremmo utilizzato per la scuola e così abbiamo fatto aprendo alle lezioni in presenza ma solo fino alla prima media. Aprire ulteriormente ad altre classi avrebbe aumentato il numero e le forme di contagio coinvolgendo mezzi di trasporto e forme diverse di aggregazione"
Precisa Speranza: "Dopo sei settimane di crescita ininterrotta l'indice Rt torna a scendere a 1,08 e anche l'incidenza diminuisce sotto i 250 casi per 100mila abitanti. E' un trend che va valutato ancora con massima prudenza - aggiunge - ma è un tesoretto che abbiamo voluto utilizzare con l'apertura delle scuole fino alla prima media".
Poi la conferenza stampa ha virato sui vaccini, con l'annuncio di un provvedimento che introduce l'obbligo vaccinale per gli operatori sanitari. "Il governo intende intervenire - sottolinea Draghi - : non va bene che operatori sanitari non vaccinati siano a contatto con i malati o siano messi in condizioni di stare a contatto con i malati. La ministra Cartabia sta prendendo un provvedimento a riguardo". Per Speranza, tuttavia, si tratterà di una norma che riguarderà "un pezzetto molto minimale di operatori, che stiamo quantificando". "La stragrande maggioranza dei nostri medici e dei nostri infermieri - ribadisce - ha risposto positivamente in maniera del tutto volontaria, dando anche il buon esempio rispetto all'obiettivo della vaccinazione".
Sui requisiti della campagna vaccinale, secondo Draghi, è fondamentale il criterio dell'età. "Il mio richiamo alle Regioni - spiega - è anche un appello a collaborare, il richiamo vuole favorire la vaccinazione delle persone fragili e degli ottantenni e poi andare in ordine di età. Perché si vedono categorie che sono state vaccinate prima e non si capisce perché siano più esposte degli ultraottantenni che poi sono i nonni che stanno con i nipoti".
In ogni caso la campagna dovrebbea avere una nuova accelerazione nei prossimi giorni.
"Sono state 238mila le somministrazioni di vaccino due giorni fa e 243mila ieri - ricorda Speranza -. Sono dati in crescita significativa che tendiamo a migliorare ancora". Anche perché "entro fine marzo attendiamo ulteriori 4 milioni di dosi mentre saranno 50 milioni le dosi attese nel secondo trimestre e 80 milioni nel terzo trimestre. Del vaccino monodose di Johnson&Johnson saranno consegnate 7,3 milioni di dosi nel secondo trimestre e 15,9 milioni nel terzo". Mentre il vaccino italiano prodotto da Reithera "è atteso entro autunno".
Le regole europee, infine. "Prima l'unico requisito che autorizzasse a bloccare l'esportazione dei vaccini era che in passato non ci fosse stato il rispetto dei contratti" dice il presidente del Consiglio rivendicando che l'Italia "è stato l'unico paese a bloccare l'export"."Ieri - -aggiunge - la Commissione ha allargato il criterio introducendo le parole proporzionalità e reciprocità. Conta anche cosa fa il Paese verso cui un vaccino è diretto, ovvero se consente o meno le esportazioni. La proporzionalità è un criterio più sottile, riguarda la spedizione di vaccini verso un Paese che ha una percentuale già alta di vaccinati".
In ogni caso, secondo Draghi, "il blocco dell'export è completamente condiviso, la decisione è unanime dai paesi Ue ma c'è troppa enfasi sui divieti: usceremo dalla pandemia solo con la produzione dei vaccini, è l'unica strada che ridarà fiducia nel tornare a viaggiare e a costruire relazioni". Non ci sarà, quindi, un cambio di modello di distribuzione dei vaccini. "Noi e la Germania abbiamo deciso di no - aggiunge - . Il blocco va attuato soprattutto verso società che non rispettano i patti. Il divieto di esportazione dei vaccini verso il Regno Unito interromperebbe la produzione dello stesso vaccino, oltre a innescare una tensione politica. Non ci dobbiamo assolutamente arrivare e non ci arriveremo".
Ssul vaccino russo Sputnik, infine, il premier è cauto "perché ieri la presidente della Commissione ha messo in luce come, da un'indagine fatta dalla stessa Commissione, i russi possono produrre massimo 55 milioni di dosi, di cui il 40% in Russia e il resto all'estero. È vaccino in due dosi, a differenza di Johnson & Johnson, e all'Ema non è stata ancora presentata formale domanda". L'Agenzia dei farmaco europea, prosegue il premier, "sta facendo review delle varie componenti e non si prevede che si pronunci prima di tre o quattro mesi. Se va bene il vaccino sarebbe disponibile nella seconda parte dell'anno".
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