Dal governo
Fumata nera per l’Intesa sui tagli 2016. Mancano all’appello 2,2 miliardi
di Barbara Gobbi
24 Esclusivo per Sanità24
La storia si ripete. Come l’anno passato, Regioni e Governo hanno avviato la trattativa sui tagli cui far fronte nel 2016 e su cui teoricamente andava siglata un’Intesa entro il 31 gennaio, pena la possibilità per il governo di procedere da solo. «Nel complesso - fa i conti l’assessore alle Finanze Massimo Garavaglia - si tratta di oltre 4,6 miliardi. Una volta “coperte” con 2,5 miliardi di sforbiciate sancite l’anno passato, le risorse ancora mancanti sono circa 2,2 miliardi. Che non sappiamo dove andare a prendere».
Le trattative sono in corso ma ancora decisamente in alto mare. La Conferenza Stato-Regioni straordinaria di oggi si è conclusa con un nulla di fatto: si proseguirà con il dialogo per tutta la prossima settimana, mentre la successiva riunione ufficiale con il Governo è in calendario per l’11 febbraio. Per quella data la speranza è di aver trovato una quadra, «ma le Regioni stanno prendendo atto che i tagli sono davvero insostenibili», afferma ancora Garavaglia, a meno di pensare di rinunciare del tutto ai trasferimenti dello Stato per il sociosanitario, nel complesso circa 2,3 miliardi, che le Regioni “girano ai Comuni”. Ipotesi non perseguibile. E allora tecnici e assessori provano a limare altrove.
Sul tavolo c’è, tra le proposte, quella di rinunciare alle risorse per l’edilizia sanitaria che nel complesso valgono 208,6 milioni. Ma l’ipotesi scontenta molti, prima di tutti la Regione Veneto che «non ci sta, a rinunciare a risorse deliberate nel lontano 2008» - avverte l’assessore alla Sanità Luca Coletto. Con una lettera formale il Veneto aveva messo in guardia sulle conseguenze di una rinuncia a quei soldi, che per la Regione valgono 16,5 milioni. «Sono finanziamenti necessari per rendere operative strutture i cui lavori sono già in fase avanzata, ma che attendono ancora di essere completate sotto i profili antisismico e anti incendio. Più in generale, la mia Regione ha già attuato pienamente il Dm 70, riorganizzando servizi e promuovendo risparmi dove possibile. Non è possibile pensare di continuare a chiedere indifferentemente sacrifici a chi li ha già affrontati così come invece deve ancora provvedere». Ma la questione per Coletto va inserita in un quadro ancora più generale: «La Sanità non può più “dare” - avvisa l’assessore leghista. Voglio ricordare che malgrado il nostro settore presenti inevitabilmente un aumento dei costi del 2-4%, nel 2015 siamo riusciti a pareggiare tra spesa effettiva e finanziamento: 109,9 miliardi avevamo e 109,9 ne abbiamo spesi. Un caso unico nella Pubblica amministrazione. Intanto, aspettiamo i costi standard, la cui applicazione consentirebbe di promuovere l’efficienza ovunque».
Più facile a dirsi che a farsi, secondo l’assessore Garavaglia. «Il Governo i costi standard non li vuole - afferma tranchant l’assessore lombardo -. Altrimenti li avrebbe inseriti nella legge di Stabilità 2016 come inizialmente aveva promesso».
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