In parlamento

Legge 194. Per il Governo ginecologi non obiettori «congrui»: se qualcosa non va è colpa delle strutture

di Lucilla Vazza

Il viceministro alla Salute, Vito De Filippo, ha risposto in commissione Affari sociali della Camera all’interrogazione sullo stato di attuazione della legge 194 del 1978 che regola l’interruzione volontaria della gravidanza.

In riferimento al tema del lavoro in eccesso a carico dei ginecologi non obiettori, De Filippo, pallottoliere alla mano, ha spiegato che «considerando le Ivg settimanali a carico di ciascun ginecologo non obiettore, e considerando anche 44 settimane lavorative in un anno, a livello nazionale ogni non obiettore ne effettua 1,6 a settimana, un valore medio fra il minimo di 0,5 della Sardegna e il massimo di 4,7 del Molise». E dunque, ha chiarito che « Questo stesso parametro, valutato per la prima volta a livello sub-regionale, mostra che anche nelle regioni in cui si rileva una variabilità maggiore, si tratta comunque di un numero di Ivg settimanali sempre inferiore a dieci, cioè con un carico di Ivg per ciascun non obiettore che non dovrebbe impegnare tutta la sua attività lavorativa».

Per questo, il Governo assicura che il numero di non obiettori risulta, «congruo, anche a livello subregionale», per questo «Eventuali difficoltà nell'accesso ai servizi, quindi, sono da ricondursi a situazioni ancora più locali di quelle delle singole aziende sanitarie, e probabilmente andrebbero ricondotte a singole strutture». Il Governo insomma, dati in mano, spiega che se ci sono malfunzionamenti, la responsabilità è delle singole Asl, se non addirittura del singolo presidio. Di fatto, attribuendo ai territori e ai manager il compito di eventuali disfunzioni.

«Tempi più rapidi»
Per il viceministro sono in diminuzione i tempi di attesa tra rilascio della certificazione e l'intervento di Ivg: «la percentuale di IVG effettuate entro 14 giorni dal rilascio della certificazione è aumentata: nel 2013 è pari al 62,3 per cento, era il 61,5 per cento nel 2012 ed il 59,6 per cento nel 2011. Aggiungo che è diminuita la percentuale di Ivg effettuate oltre le tre settimane di attesa: 14,6% nel 2013, 15,5% nel 2012 e 15,7% nel 2011».

Obiettori stabili
Riguardo all’obiezione di coscienza e l’accesso ai servizi Ivg, De Filippo ha confermato i dati delle relazioni al Parlamento: «Su base regionale e, per la prima volta, per quanto riguarda i carichi di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore, anche su base subregionale, non emergono criticità nei servizi di Ivg». In particolare, emerge che le Ivg vengono effettuate nel 60% per cento delle strutture disponibili, con una «copertura soddisfacente, tranne che in due regioni molto piccole».

E De Filippo compara il dato dei punti Ivg, con quello dei punti nascita: per il viceministro «mentre il numero di Ivg è pari a circa il 20% del numero di nascite, il numero di punti Ivg è pari al 74% del numero di punti nascita, superiore, cioè, al dato che avremmo potuto avere, rispettando le proporzioni fra IVG e nascite». E dunque rispetto alla popolazione femminile in età fertile, a livello nazionale, «Ogni 5 strutture in cui si fa una Ivg, ce ne sono 7 in cui si partorisce» dice De Filippo.



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