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Salute mentale: ad Arezzo i 50 anni della psichiatria di comunità sono a rischio per la scarsità dei fondi

di Paolo Castiglia

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Franco Basaglia diceva che “l’impossibile diventa possibile”. E Basaglia, il suo ruolo e la sua rivoluzione psichiatrica sono stati l’anima implicita del Convegno “1974-2024: 50 anni di Salute Mentale sul territorio aretino”. Evento che si è tenuto giovedì 10 ottobre presso l’Auditorium dell’Ospedale S.Donato di Arezzo, organizzato dall’Associazione “Vivere Insieme” in collaborazione con Asl Toscana Sud Est.
Un momento, celebrato in occasione della Giornata mondiale della salute mentale, per ricordare l’inizio, 50 anni fa, del servizio di salute mentale nell’area aretina - di fatto anticipatore dell’opera di Basaglia visto che legge a suo nome che ha portato alla chiusura dei manicomi è del 1978 - con un incontro dedicato alla “Storia dell’UFSMA di Arezzo dal 1974 ad oggi” al quale sono intervenuti tgra gli altri Giampiero Cesari già responsabile del servizio e Michele Travi già direttore dell’unità operativa di psichiatria di Arezzo.
Cesari ha tenuto a precisare che “l’evento non è un ricordo nostalgico, ma attento al presente e soprattutto al futuro da costruire. Il punto centrale è che si tratta di un lavoro sul servizio territoriale, realtà del tutto innovativa, seguita alla chiusura dell’Ospedale psichiatrico e di cui Arezzo ha rappresentato un centro di eccellenza, come testimoniato anche dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”.
“Questa ricorrenza – ha spiegato ancora Cesari - è stata quindi occasione importante per portare a conoscenza degli operatori e della cittadinanza una riflessione condivisa sul percorso di cura e assistenziale che si è strutturato ad Arezzo e sulla sua evoluzione nel corso degli ultimi cinquanta anni”.
“Arezzo, fin dai primi anni ’70 - ha evidenziato in proposito Travi - prima ancora della chiusura degli ospedali psichiatrici, è stata protagonista di un cambiamento storico nelle modalità di gestione dei pazienti con problemi mentali, tramite la organizzazione di un Servizio territoriale di psichiatria di comunità, caratterizzato dall’essere in un luogo facilmente accessibile, più vicino possibile alle esigenze dei malati e delle loro famiglie attraverso una valutazione epidemiologica che indirizzava le scelte terapeutiche sulla base delle reali necessità dei pazienti”.
“Questa esperienza del gruppo di lavoro aretino – ha approfondito Travi - contraddistinto da coesione interna, flessibilità e vicinanza fisica ed emotiva ai pazienti, ha saputo rispondere in modo concreto alle istanze di cambiamento richieste dalla popolazione, fornendo un range di assistenza psichiatrica efficace e di aiuto ai pazienti affetti dai disturbi mentali in base alla loro sofferenza”.
Ma poi lo stesso Travi ha lanciato un allarme: “Da almeno 10 anni, purtroppo, in tutta Italia, con il progressivo e profondo definanziamento della Sanità, in particolare della Salute Mentale territoriale, l’esperienza Community-based è in grave sofferenza e, se non verrà avviato un nuovo programma di assistenza, entrerà in una crisi irreversibile. Rischiamo di perdere un patrimonio di civiltà e cultura, modello reale per la cura della malattia mentale”.
«La storia del Servizio per la Salute Mentale è sicuramente un bene comune, è nel passato che affondano le radici che oggi ci sostengono”, ha spiegato a sua volta Giuliana Galli, direttrice del Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze Asl Tse: “La storia è maestra, è fonte di esperienza ma anche di ispirazione per migliorarsi e credo che sia anche questo il senso dell’evento in programma: una proiezione verso il futuro, presentando e rappresentando un servizio che sempre più vuole essere nella e per la Comunità”.
“Un servizio che si impegna nel sostenere una cultura del positivo - ha concluso Galli - ovvero una cultura delle relazioni umane e che riesca a valorizzazione le risorse che ogni persona ha, nonostante disagio o malessere psichico. Questo non solo attraverso “la cura” ma anche attraverso una serie di iniziative mirate a rimettere in moto ed in gioco gli utenti della salute mentale proponendo diversi ambiti di possibile collaborazione tra servizi della Salute Mentale ed altre Istituzioni, Enti ed Associazioni che possano condividere gli intenti e gli obiettivi di queste iniziative”.


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