Medicina e ricerca

Colite ulcerosa, così le terapie innovative consentono ai pazienti di riprendere una vita “normale”

di Massimo Claudio Fantini *

S
24 Esclusivo per Sanità24

Oltre 150.000 pazienti e più di 4.000 nuove diagnosi effettuate ogni anno tra giovani adulti in Italia. Sono questi i numeri della colite ulcerosa, malattia infiammatoria cronica intestinale che colpisce in giovane età, impattando fortemente sulla vita delle persone. Frequenza evacuativa, sanguinamento rettale e urgenza intestinale sono tra i sintomi principali che inficiano la qualità di vita di chi ne soffre, con un risvolto negativo su produttività e relazioni, nel pieno dell’attività lavorativa e sociale. Per questo accogliamo con favore da Aifa la notizia della disponibilità di mirikizumab, primo di una nuova classe di farmaci per il trattamento della colite ulcerosa da moderata a grave nei pazienti adulti. Si tratta infatti di una terapia innovativa con un ottimo profilo di sicurezza ed efficacia che non solo agisce rapidamente sui sintomi principali, ma che ha dimostrato di essere efficace nell’ambito di obiettivi clinici rilevanti come la remissione libera da steroidi a un anno.
Il programma di studi clinici Lucent , su cui si è basata l’approvazione del farmaco, dimostra che dopo 12 settimane di trattamento, quasi due terzi (63,5%) dei pazienti hanno raggiunto la risposta clinica e quasi un quarto (24,2%) ha raggiunto la remissione clinica (42,2% e 13,3%, rispettivamente con placebo). Inoltre, gli studi che hanno portato alla registrazione del farmaco sono stati i primi e gli unici a utilizzare una scala di valutazione dell’urgenza intestinale (NRS) incentrata sul paziente, registrando un netto miglioramento del sintomo urgenza soprattutto in coloro che rispondono meglio alla terapia di induzione.
Il meccanismo d’azione di questa nuova opzione terapeutica - antagonista dell’interleuchina-23p19 (IL-23p19) - neutralizza proprio il fattore che contribuisce a mantenere lo stato di infiammazione cronica intestinale che danneggia l’intestino e provoca quei sintomi estremamente invalidanti già citati, quali diarrea, dolore addominale, sangue nelle feci e, soprattutto, l’urgenza. Quel sintomo che noi specialisti conosciamo da sempre e che sappiamo essere particolarmente invalidante. Quel sintomo che impedisce al paziente di uscire di casa, segregandolo all’interno di un ambiente in cui ha la sicurezza di raggiungere un servizio igienico e sventare il pericolo di episodi di incontinenza, una delle paure più grandi di queste persone, potenzialmente in grado di creare profondo disagio psicologico.
Secondo una recente indagine dell’Associazione Amici Italia, il 70% dei pazienti è in età lavorativa; 6 su 10 hanno dovuto prendere un congedo dal lavoro a causa della loro malattia con relativa perdita di produttività e il 20% riferisce di essere stato discriminato sul posto di lavoro. Parlarne è importante, per abbattere la barriera della discriminazione intorno alla colite ulcerosa che – sottolineo - è una “malattia cronica” che accompagna chi ne è affetto, per tutta la vita. Ciò implica che per questi pazienti deve essere disegnato e condiviso un programma terapeutico tenendo in considerazione un ampissimo arco temporale, poiché purtroppo ad oggi, nonostante gli enormi progressi ottenuti nell’identificazione dei meccanismi coinvolti in queste malattie, una cura definitiva non è ancora disponibile. Risulta allora particolarmente rilevante anche l’equilibrio in termini di costo – efficacia, in un momento in cui è importante agire tenendo in considerazione la sostenibilità del Sistema Salute.

* Segretario generale di IG-IBD (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease) e Professore Ordinario di Gastroenterologia, Università di Cagliari, Direttore Struttura complessa di Gastroenterologia, Aou, Cagliari


© RIPRODUZIONE RISERVATA