Medicina e ricerca

Ospedale senza dolore: al Gemelli inaugurati due percorsi dedicati al dolore cronico e alle cefalee

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La gestione del dolore nel terzo millennio deve essere multimodale e affidata a équipe multidisciplinari. È a questi criteri che si ispirano i percorsi clinico assistenziali varati presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs. Il primo, coordinato da Catello Vollono della UOC di Neurofisiopatologia, è dedicato al percorso diagnostico-terapeutico delle cefalee; l’altro, dedicato alle terapie integrate per la gestione del dolore, è coordinato da Marco Rossi, associato di Anestesiologia, Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore UOC Anestesia delle Chirurgie Specialistiche e Terapia del Dolore. Al loro interno non solo farmaci ma anche agopuntura, gestione psicologica e nutrizionale, interventi fisico-riabilitativi per cancellare il dolore dalla vita delle persone.

“Questi percorsi nascono per rispondere a due grossi bisogni di salute – commenta il professor Antonio Giulio De Belvis, professore associato di Igiene generale e applicata, Università Cattolica del Sacro Cuore -. I due percorsi adesso andranno implementati, attraverso una serie di azioni per ottimizzare la presa in carico dei nostri pazienti (ogni anno dimettiamo più di 95 mila persone). Uno dei modi per far vivere i percorsi è quello di monitorarli, cioè definire una serie di metriche, che ci indicano se stiamo agendo secondo gli standard che prefissati”. Per Andrea Cambieri, direttore sanitario di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs e coordinatore del Comitato Ospedale Senza Dolore “sono percorsi che vanno a toccare specifiche aree di sofferenza dei pazienti, che devono essere gestiti non solo attraverso un trattamento farmacologico ma anche in termini di assistenza e di presa in carico allargata”.

“Il dolore – spiega il professor Marco Rossi - è un’esperienza multimodale e multidimensionale. Le terapie farmacologiche possono fallire anche nella metà dei casi, per problemi legati alla scarsa aderenza alle terapie, ma anche alla scarsa risposta nel tempo, agli effetti indesiderati dei farmaci e ad un mancato coordinamento tra il prescrittore ospedaliero e il medico che, sul territorio, deve garantire la continuità terapeutica, soprattutto per quanto riguarda l’impiego degli oppiacei”. Di qui la necessità di mettere in campo una serie di approcci integrati, che hanno lo scopo di creare un sinergismo tra le diverse realtà intorno al paziente.

Il percorso per la gestione delle cefalee ruota intorno all’ambulatorio dedicato e prevede anche il ricorso all’agopuntura, il trattamento psicologico del dolore da cefalea/nevralgia del trigemino, il ruolo dell’esercizio fisico nel trattamento di questo dolore, il supporto nutrizionale, la chirurgia maxillo-facciale e anche in questo caso aspetti bioetici. “Le cefalee – spiega il dottor Catello Vollono - sono disturbi neurologici dolorosi ricorrenti o cronici, molto diffusi nella popolazione generale; si stima infatti che fino al 90% delle persone presenterà un attacco di dolore al capo almeno una volta nella vita e circa il 20% delle persone soffre di emicrania, la forma di cefalea primaria con maggiore impatto sulla qualità di vita. Le cefalee ai primissimi posti tra le patologie disabilitanti nella popolazione al di sotto dei 50 anni. Una prima distinzione nella classificazione delle cefalee – spiega il dottor Vollono - riguarda le forme dovute ad una causa organica o ad una malattia identificabile, le cosiddette cefalee secondarie, nelle quali la cefalea rappresenti un sintomo; si parla invece di cefalee primarie per le forme che si configurino come sindrome a sé stante, in quanto non legate ad altre malattie”.


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