Aziende e regioni

Liste di attesa: non si abbattono rincorrendole, servono trasparenza e programmazione

di Massimo Braganti*

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24 Esclusivo per Sanità24

Il Consiglio dei Ministri, con i decreti varati recentemente ( DL n.73 e DLL del 7 Giugno) ha cercato di intervenire nell’annosa questione dell’abbattimento liste di attesa, argomento sempre di attualità negli ultimi dieci - quindici anni, con un incremento delle criticità che è aumentato in maniera esponenziale specialmente dopo la pandemia.
Purtroppo si può notare che i provvedimenti adottati non risultano essere passati attraverso un processo di concertazione con le Regioni, con le rappresentanze sindacali, e con i rappresentanti delle professioni coinvolte, ma ancora meno con i clinici e coloro che effettivamente hanno a che fare con queste tematiche giornalmente. Tali criticità sono rese dirompenti dai media nazionali tendenti a criminalizzare un sistema pubblico, che sta facendo il possibile in uno scenario di risorse limitate. Proprio sul tema delle risorse in ambito sanitario è opportuno ricordare una frase dell’economista e filosofo americano Herbert E. Klarman che nel 1970 disse: ”Nella storia umana non è mai esistita un’epoca in cui siano state disponibili risorse sufficienti per soddisfare il generale e costante desiderio di migliorare la qualità e la durata della vita. Per quante risorse io metta a disposizione certamente avrò bisogno di ulteriori risorse.”
E’ sostenibile che pensare di abbattere le liste di attesa rincorrendo la domanda di prestazioni dei cittadini sarà sempre una strategia perdente; per quante prestazioni si possa garantire con incremento di orario del personale del SSN o con incremento di prestazioni fornite dal sistema privato convenzionato e non, dopo una fase di contenimento, immediatamente si avrà una nuova esplosione di richieste rendendo vano quanto fatto.
Nei provvedimenti adottati si trovano solo azioni tendenti ad aumentare l’offerta di prestazioni, con azioni di valorizzazione oraria nei confronti dei professionisti, (professionisti in molti casi già carenti per garantire l’ordinario, fra l’altro senza tenere conto di un limite lavorativo e di necessità di recupero psicofisico obbligatorio per legge, oltre il quale è messa a rischio la qualità della prestazione con la possibile configurazione di responsabilità anche penali a carico di chi lavora oltre i limiti previsti dalle norme), valorizzazione che per alcune specialità si trova già in concorrenza con i privati, nazionali o esteri, ma che certamente il sistema pubblico non potrà garantire, vedasi primi fra tutti nella chirurgia, i grossi guadagni che si prospettano nella chirurgia estetica. Nei provvedimenti non si trova alcuna indicazione di azioni tendenti a intervenire sulla creazione della domanda, e quindi riportare in termini di appropriatezza le prestazioni erogate. E’ ipotizzabile che in uno scenario di conflittualità utenti/operatori del SSN, la risposta dei professionisti a loro tutela è quella di spingere al massimo la medicina difensiva prescrivendo prestazioni oltre ciò che effettivamente serve.
Nei provvedimenti non ci sono azioni tendenti a ripulire le liste di attesa da situazioni o da pazienti che hanno già fruito della prestazione altrove, ma che non si sono cancellati, o addirittura di pazienti deceduti ma ancora presenti nelle liste. Altra azione dovrebbe essere quella di analizzare la modalità con cui si incrementano le liste per scoprire quei comportamenti opportunistici che talvolta si riscontrano in qualche professionista per i quali sarebbe opportuno un intervento non solo delle autorità sanitarie ma anche quelle di strutture di controllo economico finanziario nazionali.
In termini di appropriatezza è essenziale la condivisione della correttezza delle prestazioni tra le diverse anime di professionisti medici Ospedalieri, specialisti ambulatoriali e medici di medicina generale. Lo scollamento tra i diversi professionisti non fa altro che generare una domanda crescente di prestazioni con dubbi di appropriatezza, mentre la definizione di corretti percorsi, oltre a ridurre la domanda fornirebbe maggiore tranquillità nei confronti dei pazienti. Sulla criticità della differenziazione dei contratti tra i professionisti citati, sarebbe auspicabile una loro riunificazione in un solo e unico contratto di lavoro e non diversi contratti che di fatto li sottraggono dalla responsabilità gestionale delle Direzioni Aziendali.
Con la realizzazione anche di una parte delle ipotesi sopra riportate si ritiene possibile riportare le eventuali liste di attesa in una situazione più gestibile. Su tale situazione si potrebbe poi intervenire in modo ragionato con il coinvolgimento di tutti gli attori.
Chi scrive ha formulato queste proposte sulla base dell’esperienza maturata come direttore generale ed amministrativo di Aziende Sanitarie od Ospedaliere in tre diverse regioni italiane dal 2000 al 2023.

*Direttore Generale ESTAR Toscana


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