Medicina e ricerca
Sindrome di Tourette: scoperti i meccanismi cerebrali dei tic motori
di Eraldo Paulesu (professore ordinario di Psicologia Fisiologica, Università di Milano-Bicocca e ricercatore Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi Milano) e Laura Zapparoli (ricercatrice Irccs Galeazzi).
La Sindrome di Gilles de la Tourette è un disturbo dello sviluppo caratterizzato dalla presenza di tic motori e vocali che possono variare per intensità, complessità e frequenza.
Tra i tic, che sono generalmente preceduti da una sensazione “premonitrice”, i più benigni sono gli ammiccamenti ripetuti, lo sfregarsi le mani senza motivo apparente, mentre i più maligni sono rappresentati da estensioni violente del collo con rischio a lungo andare di lesioni del midollo spinale, o violente emissioni vocaliche che possono sfociare in frasi socialmente inaccettabili.
In un recente studio, i ricercatori milanesi del Laboratorio fMRI e del Centro Tourette dell'IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, dell'Università di Milano-Bicocca e dell'IRCCS Ospedale San Raffaele hanno cercato di chiarire i meccanismi cerebrali alla base dei tic motori di questa sindrome.
Si ipotizza che la malattia sia associata a un malfunzionamento dei nuclei della base, strutture profonde del cervello che sono coinvolte in un importante numero di funzioni motorie e cognitive e, nello specifico, a modificazioni funzionali dei circuiti che connettono tali strutture con la corteccia motoria.
L'uso di tecniche avanzate di neuroimmagine come la PET o la risonanza magnetica funzionale (fMRI) permettono di studiare l'attività cerebrale dei pazienti durante compiti cognitivi e motori, anche in strutture profonde come i nuclei della base, che normalmente sfuggono all'analisi di tecniche di superficie come l'elettroencefalografia.
In particolare i ricercatori milanesi hanno usato la fMRI per studiare l'attività cerebrale dei tourettiani durante un compito motorio. La novità dello studio, che ha coinvolto 24 pazienti adulti di età compresa tra 19 e 61 anni, sta nel fatto che i dati raccolti sono stati analizzati attraverso una nuova procedura che misura come le diverse aree cerebrali si rapportino e si influenzino l'una con l'altra (la tecnica, inventata dal celebre neurofisiologo londinese Karl Friston, si chiama DCM, da Dynamic Causal Modelling). I ricercatori si sono chiesti se vi fosse qualcosa di anomalo nel funzionamento della corteccia motoria primaria, da dove originano i movimenti e i tic e se vi fossero delle anomalie nel modo in cui le altre aree cerebrali controllano l'attività di tale corteccia, con particolare riferimento ai nuclei della base. I risultati hanno mostrato l'esistenza di un meccanismo che ricorda un “tiro alla fune” tra le diverse aree cerebrali che controllano la regione motoria primaria: se prevale il controllo proveniente dalle regioni pre-motorie, ovvero le regioni motorie di alto livello del lobo frontale, allora il disturbo è più lieve; viceversa, se prevalgono le connessioni che partono dalle strutture sottocorticali allora i sintomi sono più gravi.
Maggiore è quindi lo sbilanciamento tra connessioni pre-motorie e connessioni sottocorticali verso la corteccia motoria primaria, più grave risultano i sintomi motori della sindrome, come i tic, misurati in questo caso con una scala, la Yale Global Tic Severity Scale, un questionario che classifica la gravità della sindrome sulla base della numerosità, della frequenza, della complessità e dell'intensità dei tic e del loro impatto sulla qualità della vita del paziente.
L'importanza della recente scoperta è che il meccanismo di tiro alla fune (lo sbilanciamento cortico-sottocorticale) potrebbe diventare un biomaker per predire la risposta ai farmaci e, nei casi ancor più gravi, la risposta al trattamento neurochirurgico con la tecnica di Deep Brain Stimulation. In particolare, sarebbe interessante testare l'ipotesi che l'efficacia di un trattamento farmacologico o della stimolazione cerebrale profonda nella Sindrome di Gilles de la Tourette possa essere accompagnata da un ridotto squilibrio tra le due forze coinvolte nel meccanismo del tiro alla fune che opera sull'area motoria primaria.
Restano invece da capire le basi dei sintomi ossessivo-compulsivi di questi pazienti (comportamenti rituali e stereotipati complessi che possono parassitare la vita di un paziente), o le basi delle esplosioni di coprolalia, temi che verranno affrontati in ricerche future dal team milanese.
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