Lavoro e professione

Psichiatri a Schillaci: istituire una commissione con Interni e Giustizia contro le violenze

S
24 Esclusivo per Sanità24

I numeri sono impietosi. Le segnalazioni a mezzo stampa sono talmente tante che quasi non ci si fa più caso. I dati pubblicati dal ministero della Salute relativi all’anno 2023, raccolti dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie registrano 16mila aggressioni in un anno che hanno coinvolto 18mila operatori. Due terzi delle persone aggredite sono donne. Gli ultimi sono due infermiere e un’operatrice sociosanitaria, colpite brutalmente nel dipartimento di psichiatria dell’ospedale di Prato nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. Il fatto che questo accada in un periodo di festa non fa che rendere ancora più evidente l’enorme sacrificio di chi lavora quando la maggior parte degli italiani si concede giorni di riposo con la famiglia. Il lavoro che già è sacrificio rispetto ai propri bisogni non può trasformarsi in una condizione di paura per la propria vita.
“È gravissimo che questi fatti diventino ‘normali’ nel lavoro degli operatori sanitari – spiega Giancarlo Cerveri, co-presidente del Coordinamento nazionale deiservizi psichiatri di diagnosi e cura (CN-SPDC), sezione speciale della Società italiana di psichiatria–. Non è accettabile che qualcuno possa andare a lavorare con la paura per la sua incolumità. Difendere il Servizio Sanitario Nazionale passa anche dal difendere i lavoratori che operano quotidianamente 24 ore al giorno 365 giorni l’anno sacrificando la propria famiglia i propri affetti e in questi casi anche la propria incolumità. Non possiamo permettere che queste persone fuggano dal loro lavoro per paura”.
“Non è accettabile che la politica volga lo sguardo altrove, che non sostenga lo sforzo di tutti i lavoratori e soprattutto lavoratrici che si sacrificano per il bene comune – continua Andreas Conca segretario CN-SPDC –. In ospedale è il Pronto Soccorso il luogo più pericoloso per il rischio di subire aggressioni, ma nell’area di degenza il reparto di psichiatria ha un numero di aggressioni enormemente più elevato rispetto agli altri reparti. Nella medicina territoriale poi i servizi psichiatrici e per le dipendenze sono i luoghi più esposti”.
“È poi una questione fortemente al femminile – precisa Emi Bondi, co-presidente CN-SPDC –. Le lavoratrici donne sono più esposte forse proprio perché percepite più vulnerabili. Anche questa questione va affrontata con informazione, preparazione e tutela. In conclusione, se si vuole tutelare il Servizio sanitario nazionale come un bene prezioso diventa necessario tutelare la sicurezza di chi lavora soprattutto nell’urgenza del Pronto Soccorso o nei Servizi di salute mentale. Chiediamo al ministro Schillaci l’istituzione di una Commissione Interministeriale che coinvolga il ministero degli Interni e di Grazia e Giustizia che affronti immediatamente il tema della sicurezza degli operatori sanitari”.


© RIPRODUZIONE RISERVATA