Lavoro e professione

Fughe all’estero: oltre 11.720 sanitari da gennaio 2023 intenzionati a lasciare l’Italia. L’identikit di chi sogna un lavoro più gratificante oltreconfine

di Foad Aodi *

S
24 Esclusivo per Sanità24

Dal 1 gennaio 2023 al 21 settembre 2024, nell’arco 20 mesi, hanno fatto richiesta di conoscere le modalità e le opportunità per lavorare all’estero, ufficialmente, con una presentazione e una comunicazione arrivata via email alle segreterie delle nostre associazioni, Amsi (Associazione medici di origine straniera) su tutte, più di 11.720 professionisti della sanità. Il 54% sono medici, il 31% infermieri , il 10% fisioterapisti e il resto sono altri professionisti del nostro sistema sanitario, come podologi, logopedisti, psicologi, dietisti, tecnici radiologi.
Nel biennio 2021-2022 solo 4.700 i professionisti presentarono richiesta all’Amsi per lasciare il nostro sistema sanitario, anche perché eravamo in un periodo davvero delicato in cui non era agevole muoversi per l’Europa e per il mondo, in fase di uscita dalla pandemia. Si può comprendere, di conseguenza, la natura di tale dato.
C’è da ricordare, però, che già nel periodo 2015-2016 sono stati 2.200, nel 2017-2018 ben 3.100 e nel 2019-2020 1.200 i professionisti che si sono rapportati con Amsi al fine di prendere informazioni finalizzate a lasciare il nostro Paese. In quello che era già un particolare frangente storico, in cui la crisi della nostra sanità cominciava a pesare non poco sulla serenità dei professionisti, secondo le nostre indagini, era di fatto iniziata la fuga di medici e infermieri all’estero, sia italiani che di origine straniera.
Il quadro attuale. La maggior parte dei professionisti di questo ultimo periodo sono figure giovani e quindi all’inizio della carriera, ma già profondamente insoddisfatti del proprio vissuto quotidiano nella nostra sanità. L’82% di costoro lavorano nel pubblico, e tra i reparti dei nostri ospedali, da cui arrivano la maggior parte delle richieste di emigrazione.
Al primo posto ci sono le aree di emergenza-urgenza, quindi pronto soccorsi, seguiti da anestesia, ortopedia, neurochirurgia, chirurgia plastica, traumatologia, pneumologia, ginecologia, pediatria, dermatologia.
Le regioni ai primi posti per le richieste di fuga, giunte ad Amsi, sono il Lazio, con l’area di Roma al primo posto, e poi Veneto, Lombardia, Toscana, Sicilia, Sardegna, Campania, Calabria, Umbria e Trentini.
Per quanto riguarda le preferenze delle nazioni dove vagliare la possibilità di lavorare, richiedendo, di conseguenza, a noi di Amsi, informazioni sulle offerte presenti, il 95% delle richieste riguarda, negli ultimi anni, i Paesi del Golfo, seguiti da alcuni paesi europei dove palesemente gli stipendi superano di almeno del doppio i nostri.
Le principali cause della fuga
Le ragioni che inducono i professionisti che si relazionano con Amsi per valutare di lasciare la sanità italiana, sono principalmente stanchezza, medicina difensiva, scarsa sicurezza economica, deboli prospettive di carriera e il rischio sempre più concreto di subire aggressioni, con il 55% dei professionisti che dichiara di avere subito almeno una volta una volta una violenza fisica o psicologica.
Il 2023 ha rappresentato l’anno dei record, e non è certo una buona notizia, per le richieste di professionisti della sanità decisi a lasciare l’Italia. Siamo di fronte a un vero e proprio vento di malcontento che soffia fortissimo sul nostro Paese.
Medici, infermieri, fisioterapisti, logopedisti, e tanti altri colleghi, ogni giorno scrivono e si rivolgono alla segreteria dell’Amsi. Ogni mese ci arrivano in media circa più di 550 email.
Nel 2023 hanno poi aperto la strada, in particolare, al sogno Medioriente. Oltre 4mila delle 6mila richieste arrivano oggi per i Paesi del Golfo, in primis Emirati Arabi, Arabia Saudita e Qatar.
L’importanza di “trattenere a casa” le risorse umane sanitarie
Come Amsi rispondiamo alle domande dei medici, accogliamo i loro interrogativi, comprendiamo i loro timori e anche le loro ambizioni. Nel contempo, però, lavoriamo da anni, e come non mai lo abbiamo fatto negli ultimi 15 anni , per convincere la politica ad agire per arginare quella che è una vera e propria fuga, un esodo di massa che rischia di indebolire ulteriormente la nostra sanità pubblica e naturalmente anche quella privata, già notevolmente messe a dura prova.
Ognuno di noi deve fare la propria parte per arginare la fuga dei nostri medici all’estero, per noi risorsa preziosissima, creando terreno fertile per convincerli a restare, senza ovviamente nel contempo frenare il loro desiderio di miglioramento e crescita.
L’allarme è sotto gli occhi di tutti. La qualità della tutela della salute della collettività è fortemente a rischio, a fronte di un sistema sanitario italiano sempre più fragile, se non si porrà un freno alla fuga di medici e infermieri creando per loro il terreno fertile per decidere di rimanere nel nostro sistema sanitario e soprattutto per ridonare appeal alle professioni sanitarie italiane, in primis medici e infermieri. Si calcola che nei prossimi 3 anni siamo destinati, di questo passo, a perdere un ulteriore 30% di professionisti, se non saremo in grado di creare concrete soluzioni per frenare la fuga all’estero.

* Docente Università di Tor Vergata; Presidente Amsi, Associazione medici di origine straniera in Italia e Umem (Unione medica euromediterranea e del Movimento Uniti per Unire; Membro Registro Esperti Fnomceo; giornalista esperto di Salute globale


© RIPRODUZIONE RISERVATA