Lavoro e professione

Previdenza/ Le “casse” professionali sollecitate a investire: prospettive e dubbi in campo

di Claudio Testuzza

S
24 Esclusivo per Sanità24

Un patrimonio complessivo, quello delle Casse di previdenza private e privatizzate dei professionisti, che «veleggia» verso i 110 miliardi, al 31 dicembre scorso erano circa 104, e un «peso» fiscale che, a fine anno, potrebbe essere di «tre quarti di miliardo», in crescita, rispetto ai 650 milioni versati all’Erario nel 2023.
Le Casse di previdenza stanno attraversando una fase di cambiamenti comuni.
Dalla transizione verde alla crisi climatica passando per le trasformazioni di ogni categoria. Il quadro che ne esce è sicuramente quello di un Sistema che si interroga, proteso a individuare problematicità ma soprattutto a sostenere i propri iscritti.
I numeri esposti dimostrano che le Casse dei professionisti sono un sistema sano. Nell’ultimo anno le Casse hanno incassato 12 miliardi di contributi ed erogato 690.000 prestazioni per un totale di 7,7 miliardi.
Si deve sottolineare che dopo la privatizzazione - quindi da trent’anni esatti - le Casse non possono ricevere aiuti dallo Stato, né diretti né indiretti.
La Covid, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, ha messo in evidenza gli aspetti più significativi del settore e indicato, ultimamente, come il risparmio previdenziale intermediato da Casse di previdenza e Fondi pensione a fine 2022 abbia raggiunto 309,4 miliardi di euro. Il 16,2% del Pil di cui 103,8 miliardi fanno capo alle Casse di previdenza. La Covid ha indicato, anche, come nel decennio 2011-2022 le risorse complessive del settore, a valore di mercato, siano cresciute di 48,1 miliardi, pari in media al 5,8% su base annua. A spingere su questo incremento, sempre alla luce dei dati diffusi dalla Commissione, sono le cinque Casse di dimensioni più grandi ( 25,6 % Enpam per medici e dentisti; 16,7 Cassa Forense, per avvocati; 13,1 % Inarcassa, per architetti e ingegneri ; 10,9% Cnpadc per i dottori commercialisti; 8,3% Enasarco, per agenti di commercio e consulenti finanziari, che detengono il 75,3% dell’attivo totale. Cresce l’investimento delle Casse di previdenza nell’economia italiana nel 2022, con un aumento di 1,3 punti percentuali rispetto al 2021 e un ammontare che sfiora i 37 miliardi di euro.
Il patrimonio delle Casse resta in Italia con una percentuale del 35% di investimenti e per il 75% in Europa. Le Casse sono uno dei pochi investitori istituzionali presenti nel nostro paese. Da qui, è stato sottolineato dal Governo, l’invito a immaginare un “fondo dei fondi”, auspicando una partecipazione più significativa del mondo Casse nel sistema paese.
Il “fondo di fondi” è un fondo che investe in quote di altri fondi. I “fund of funds” sono una particolare tipologia di prodotti che presenta tutte le caratteristiche di una cassa comune, ma anziché investire in azioni o titoli obbligazionari il patrimonio del fondo, si acquistano quote di altri fondi comuni italiani o esteri. Il “fondo di fondi” è nella pratica il prodotto più vicino alla tipologia dei fondi multicomparto. Sotto un’unica matrice comune, sono spesso offerte diverse tipologie di fondi, ricalcate perlopiù dalle categorie già viste per i fondi comuni italiani.
Investire in fondi di operatori diversi non è di per sé garanzia di maggior rendimento. Certamente il gestore ha la possibilità di scegliere per ogni mercato/settore di investimenti il migliore tra i fondi che ha disposizione.
E qui val la pena sottolineare alcuni aspetti. In primo luogo, anche il paniere di fondi da utilizzare per l’investimento può, almeno in parte, derivare da considerazioni di tipo economico, in quanto è frequente e, certamente, legale, la prassi in base alla quale l’intermediario ottiene una retrocessione delle commissioni di gestione dei fondi acquistati dalle gestioni patrimoniali. In secondo luogo, la disponibilità di un numero molto elevato di fondi a disposizione del gestore non comporta di per sé una migliore redditività degli investimenti, perché la selezione dei fondi è un lavoro complesso e difficile.
Il Governo riconosce e apprezza la capacità attuale delle Casse di partecipare congiuntamente agli investimenti importanti del sistema paese. Ma questo non basta, sottolineano i rappresentanti delle Casse, non perché manca la volontà ma perché mancano gli strumenti. Il presidente dell’Associazione di rappresentanza delle Casse privatizzate (Adepp) Alberto Oliveti ha a questo riguardo fatto rilevare la mancanza di chiarezza normativa. Chiarezza che significa semplificazione ma anche costanza delle leggi e vigilanza e controlli coerenti con l’autonomia e non pervasivi. Il decreto che dovrebbe fornire alle Casse le linee guida sugli investimenti per predisporre propri regolamenti, atteso da giugno scorso, non è ancora arrivato. Le Casse, negli ultimi anni, grazie a interventi, spesso impopolari, sono riuscite a mantenere un equilibrio nei propri bilanci e a raggiungere l’equità intergenerazionale e, al contempo, garantire un’adeguata solidità dei patrimoni. Sul ruolo delle Casse, come investitori istituzionali, “nessun dubbio, se nel fare questo possano avere il ruolo di traino economico per il paese”, ma “non ci si deve dimenticare che la finalità della previdenza è garantire le pensioni ai propri iscritti”.


© RIPRODUZIONE RISERVATA