Medicina e ricerca

Ictus/ “Tempestività” è il mantra da continuare a diffondere

di Vincenzo Di Lazzaro *

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24 Esclusivo per Sanità24

Ogni tre minuti in Italia una persona è colpita da ictus: è una delle grandi emergenze sanitarie mondiali ma a che punto siamo arrivati nello sviluppo degli strumenti per gestire questa patologia e contrastarne gli effetti invalidanti? In Italia il sistema sanitario si è organizzato in reti dell’emergenza per gestire le risorse e ottimizzare i tempi di intervento e si è posto l’obiettivo di ridurre a soli 45 minuti l’intervallo tra l’arrivo in pronto soccorso e l’inizio del trattamento che permette il ripristino del normale flusso sanguigno nel caso di un ictus ischemico. La tempestività è cruciale: ogni minuto conta per limitare i danni al cervello e per promuovere il recupero del paziente. È pertanto fondamentale il trasporto presso centri qualificati in grado di avviare rapidamente il percorso diagnostico-terapeutico. È importante che il paziente con ictus acceda a un Pronto soccorso presso il quale siano disponibili tutte le competenze necessarie per la gestione dell’ictus acuto e per effettuare interventi rapidi e specifici, come la trombolisi. Successivamente deve essere garantito il ricovero presso reparti altamente specialistici, con personale esperto e tecnologie avanzate per ottimizzare il percorso di cura secondo le linee-guida internazionali che raccomandano il monitoraggio costante, la prevenzione e gestione delle complicanze come, ad esempio, le polmoniti e le trombosi venose profonde.
La riabilitazione dovrebbe iniziare il più presto possibile dopo l’ictus e continuare seguendo programmi personalizzati di trattamento che includono la fisioterapia, logopedia e la terapia occupazionale per massimizzare il recupero delle funzioni ed il recupero della autonomia.
Anche informare il paziente e i familiari su cosa aspettarsi durante il ricovero e nella fase di recupero e come gestire al meglio le conseguenze dell’ictus può migliorare significativamente gli esiti e può anche aiutare a prevenire la ricorrenza dell’ictus.
Su questo aspetto è importante il contributo dato da società scientifiche, fondazioni e organizzazioni di pazienti. Come testimonia il programma “Fast Heros”, proposto dal gruppo Angels Initiative e promosso dall’European Stroke Organization (Eso), che ha l’obiettivo di promuovere la conoscenza dell’ictus, anche tra i bambini, in modo da riconoscerne i sintomi e sapere cosa fare quando una persona ne è colpita. Tra le molte iniziative anche programmi di monitoraggio degli standard di trattamento nelle diverse Stroke Unit, con il rilascio di certificazioni, come quella che la Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico ha recentemente ricevuto.
L’ Italia è tra i paesi più attivi nel garantire che ogni paziente colpito da ictus riceva il miglior trattamento possibile e nel minor tempo ma molto ancora si può fare per ridurre il tempo che intercorre tra l’insorgenza dei sintomi e l’inizio del trattamento e per incrementare il numero dei pazienti trattati nella fase acuta. È fondamentale che tutti sappiano riconoscere un ictus poiché, essendo una patologia che a differenza dell’infarto cardiaco non determina dolore, spesso non allarma in maniera sufficiente con un conseguente ritardo nell’accesso al Pronto soccorso. Una improvvisa deviazione della bocca, una paralisi di un arto o di una metà del corpo, una difficoltà a parlare o a comprendere quello che gli viene detto, una riduzione del campo visivo o una difficoltà a mantenere la stazione eretta sono segnali di un ictus che devono portare a contattare il sistema dell’emergenza per l’immediato trasporto della persona colpita presso il più vicino centro specializzato nella diagnosi e terapia dell’ictus. L’intervallo di tempo entro il quale è possibile effettuare gli interventi terapeutici che possono ripristinare l’apporto di sangue al cervello è molto limitato quindi non c’è un minuto da perdere! Anche quando i sintomi neurologici sono transitori configurando il quadro del cosiddetto attacco ischemico transitorio (Tia) è necessario ricorrere al sistema dell’emergenza poiché un Tia può essere seguito da un ictus con conseguenze devastanti.

* direttore Uoc Neurologia Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico


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