Lavoro e professione

Pensioni: nulla di fatto nell’incontro Governo sindacati

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Il tavolo, cosiddetto tecnico, convocato dal ministero del Lavoro sulle pensioni non ha dato i risultati sperati. Nell’incontro tra Governo e sindacati, per discutere della Riforma delle pensioni, il focus sarebbe dovuto essere la famosa pensione di Garanzia per i giovani, finalizzata a prevenire il rischio che i lavoratori precari di oggi si trovino ad affrontare una pensione insufficiente in futuro.
In un modello contributivo la pensione di garanzia è quasi un ossimoro visto che con il sistema scelto nel '96 la contribuzione dovrebbe essere sufficiente a pagare le future pensioni
Invece, come indicato dalla richiesta dei sindacati, contenuta nella piattaforma Cgil, Cisl e Uil, è necessario creare "una pensione contributiva di garanzia, collegata ed eventualmente graduata rispetto al numero di anni di lavoro e di contributi versati". Inoltre, secondo i sindacati, la pensione di garanzia dovrebbe considerare e valorizzare anche i periodi di disoccupazione, di formazione e di basse retribuzioni per poter assicurare a tutti un assegno pensionistico dignitoso, anche attraverso il ricorso alla fiscalità generale.
Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps, ad un recente convegno dell’ Inapp, aveva spiegato come il sistema contributivo sostanzialmente si avviti intorno ai bassi salari. «I bassi salari sono il principale problema del mercato del lavoro. E senza un salario minimo la contrattazione non sarà più in grado di tutelare i lavoratori dalla povertà». E affermava che «lo è non meno del 15% dei lavoratori - ribadendo i numeri di un mercato asfittico - : circa 4,5 milioni e mezzo guadagnano meno di 9 euro lordi l'ora: una cifra impressionante se si considera che comunque siamo in presenza di una contrattazione anche se in alcuni casi piratesca». Lavoratori che, peraltro, lavorano anche molto poco: il 46% è part time involontario, il che non è sufficiente a coprire un salario minimo dignitoso.
L’incontro tra gli esperti dell’Osservatorio sulla spesa previdenziale e i rappresentanti delle parti sociali è stato un nulla di fatto. I dirigenti sindacali hanno intenzione di chiedere conto da subito di quali risorse il governo intenda mettere in campo per il 2024 per evitare il ritorno della legge Fornero e, dunque, delle uscite direttamente a 67 anni di età o a 41-42 e dieci mesi di contributi.
Per il sindacati la riunione è stata "imbarazzante". I rappresentanti del ministero non avevano il mandato a dare risposte alle proposte di Uil Cisl e Cgil, già illustrate dai Segretari generali nei due incontri, a gennaio e giugno scorsi, con il ministro Calderone.
La proposta, che circolava da molto tempo, mai presa in considerazione da alcun governo, è quella di un fisso di circa 1.000 euro lordi al mese di pensione a partire dai 65 anni. Nessuno anticipo pensionistico, con il vantaggio per le casse dello Stato, di spostare la spesa in avanti, senza dover riempire direttamente i buchi contributivi dei precari ora.
L’Assegno di Garanzia potrebbe essere la soluzione per i giovani che attualmente lavorano e per coloro che hanno iniziato la propria attività lavorativa dal 1996 in poi.
Infatti quando si andrà in pensione per intero col sistema contributivo, incassando cioè solo i contributi versati e rivalutati ?
Succederà dal 2035 per coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1996.
Le vie d’uscita saranno quattro e tutte impegnative perché i loro requisiti sono mobili e crescono con la speranza di vita: ci sarà una pensione anticipata che si può stimare a 66 anni (dai 64 di oggi) con 20 annidi contributi, ma solo se la pensione è 2,8 volte l’assegno sociale (oggi circa 1.300 euro). Una pensione di vecchiaia a 69 anni (oggi 67) con 20 di contributi, ma solo se pari a 1,5 volte l’assegno sociale (oggi circa 700 euro). Una pensione di vecchiaia a 73 anni con almeno 5 anni di contribuzione. E una pensione anticipata con 44-45 anni di contributi, a prescindere dall’età (oggi siamo a 41-42 anni e 10 mesi).
Infine, i sindacati hanno sottolineato, in conclusione, di aver chiesto che il tema delle pensioni in essere, aggiunto nelle ultime ore all’ordine del giorno, sia oggetto di uno specifico tavolo di confronto, stante la necessità di tutelare e migliorare il potere d’acquisto delle pensioni già pregiudicato dagli interventi di taglio al sistema della perequazione nell’ultima legge di bilancio.


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