Lavoro e professione

Contratti Pa: sit in Cgil-Cisl e Uil a Palazzo Vidoni. Il Governo rassicura sulla sanità

di Lucilla Vazza

Cgil, Cisl e Uil lanciano l'allarme sul contratto per i 531 mila lavoratori del comparto sanità che rischiano di trovare in busta paga aumenti molto più leggeri degli 85 euro promessi. Per questo oggi le sigle hanno protestato davanti a Palazzo Vidoni, sede del ministero della Pa. «Abbiamo visto un rallentamento», lamenta Serena Sorrentino della Fp Cgil. «Per la conferenza delle Regioni le risorse per il rinnovo nella sanità mancano: ce ne sarebbero meno della metà, 42 euro», spiega Maurizio Petriccioli della Cisl Fp. Una situazione “paradossale” per Michelangelo Librando della Uil Fpl.

Il sottosegretario Angelo Rughetti, che ha incontrato i sindacati a nome del governo, ha gettato acqua sul fuoco, ribadendo «l'assoluta determinazione a chiudere e firmare tutti i contratti». L'Aran, ha proseguito Rughetti, «sta lavorando costantemente per definire le intese negli altri comparti con l'obiettivo di dare a breve una giusta risposta a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici. Sul comparto Sanità si sta lavorando insieme alle regioni per trovare soluzioni tecniche che consentano di andare avanti e mettere l'Aran in condizione di procedere. E possiamo dire che siamo vicini».

Linea confermata dalla numero uno della Cgil, Susanna Camusso: «abbiamo ricevuto rassicurazioni dal Governo che userà ol suo ruolo nel rapporto con le Regioni - ha detto Camusso - in particolare per quel che riguarda il contratto della Sanità». La leader della Cisl, Annamaria Furlan, vuole però «la prova dei fatti».

Ping pong Governo-Regioni sulle risorse
Per la sanità il nodo è quello delle risorse con un rimpallo di responsabilità tra governo e Regioni. «Quello che chiediamo - ha dichiarato il segretario generale della Uil-Flp, Michelangelo Librandi - è rispetto integrale dell'accordo del 30 novembre. Vogliamo avere la certezza che ci siano le risorse per l'aumento medio di 85 euro. Secondo le Regioni è il governo a non aver rispettato gli impegni».
Le Regioni dovrebbero corrispondere un aumento del 3,48%, mentre al momento a disposizione vi è solo l'01,47% che corrisponde a quell’aumento medio di 42 euro, dimezzato rispetto agli accordi iniziali della trattativa.



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