Lavoro e professione
Covid: l'emergenza richiama in campo i medici pensionati
di Claudio Testuzza
24 Esclusivo per Sanità24
C'è un'emergenza nell'emergenza, che ha radici storiche ma che l'attualità rende più evidente. I pronto soccorso sfiorano il collasso, i reparti si riempiono, i dati delle terapie intensive salgono. Si corre ai ripari per creare nuovi posti letto Covid sospendendo gli interventi non urgenti. Ma questo non può sopperire alla carenza di medici e infermieri negli ospedali.
A monte, rimane, infatti, la questione del personale sanitario carente nelle strutture sanitarie.
Con la crisi Covid, tutte le aziende ospedaliere hanno cercato di potenziare il proprio personale.
Ogni ospedale ha fatto il suo bando con cui da marzo, senza interruzione, recluta personale, « ma non abbastanza », dicono i sindacati dei medici . Il motivo è che non si trovano gli specialisti che servono : anestesisti e rianimatori, pneumologi, infettivologi e urgentisti. Né si riesce a mettere facilmente a contratto gli specializzandi. Per quest'ultimi, già a febbraio, era stato ha siglato un accordo con le università, ma, nonostante ciò, molte facoltà hanno fatto spesso resistenza, per tenere i propri specializzandi negli ospedali universitari.
Ricordiamo che con la Legge di Bilancio per il 2019 , gli specializzandi dell'ultimo anno potevano, già, partecipare ai concorsi pubblici, ed essere inseriti in una graduatoria separata. Qualora per costoro l'esito fosse stato positivo, avrebbero avuto diritto ad essere contrattualizzati come dirigenti medici a tempo indeterminato al conseguimento del titolo.
Sempre in un'ottica emergenziale è stata data, successivamente, la possibilità alle aziende sanitarie di assumere specializzandi all'ultimo e penultimo anno di corso
( III-IV per le scuole di 4 anni, IV-V per quelle di 5 anni) con contratti di lavoro autonomo o co.co.co., a prescindere dall'inserimento o meno in rete formativa. Per i medici ancora in servizio la condizione di consentire il servizio fino a 70 anni è stata una possibilità prevista anche dal Decreto " milleproroghe " , di mantenerli per affrontare al meglio la lotta contro l'infezione.
Anche ai medici pensionati è stato fatto un appello per il loro eventuale rientro.
Addirittura per l'ex personale sanitario andato in pensione con " Quota 100 " , e richiamato in servizio, è stata sospesa, fino al 31 luglio 2020, l'incumulabilità della prestazione pensionistica con i redditi di lavoro autonomo prevista dalla norma dello scivolo. Il loro è stato e sarebbe ancora, vista la rinnovata gravità della pandemia, un importante contributo che potrebbero dare permettendo di redistribuirne le attività. Tuttavia, avevano fatto rilevare, allora, i sindacati medici, che se guardiamo al virus e al rischio incrementale per i soggetti over 65/70 anni, questi potrebbero essere elementi che renderebbero questa ipotesi sconsigliabile come risposta per risolvere l'emergenza contingente. Nessuno dice, però, che li si deve mandare al massacro. Ma potrebbero coprire necessità che si affacciano quando si è concentrati a fronteggiare un'emergenza.
Forte di questa possibilità il dipartimento Salute della Regione Puglia ha proposto di richiamare, sempre su base volontaria, i medici pensionati. Verrà, infatti, pubblicato un avviso per compilare una graduatoria da cui ogni Asl potrà attingere per far fronte all'emergenza Coronavirus.
In base alle specialità dei medici che decideranno di tornare in corsia ci sarà l'assegnazione dei posti negli ospedali e nei reparti. Le aziende sanitarie pugliesi, inoltre, potranno, anche, far ricorso ai giovani medici non specializzati che, come già accaduto a marzo, potranno essere inseriti in affiancamento nei reparti " no Covid ". L'Asl Bari ha già pubblicato un avviso per i giovani medici e dalla graduatoria potranno attingere anche le altre aziende sanitarie.
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