Lavoro e professione

Iperteso un italiano su tre, ma la metà dei pazienti abbandona le cure

di Enrico Agabiti Rosei (presidente European Society of Hypertension) e Giuseppe Mancia (presidente ESH Meeting di Milano)

L'ipertensione arteriosa è un problema che interessa un adulto europeo su tre. E il numero degli ipertesi è destinato a crescere a causa dell'invecchiamento generale della popolazione. Anche se, almeno nelle fasi iniziali, non può essere considerata una vera malattia, l'ipertensione è il più frequente e principale fattore di rischio per le patologie cardiovascolari che rappresentano la prima causa di morte in tutto il Vecchio Continente. I medici hanno a disposizione farmaci efficaci e ben tollerati, ma purtroppo circa il 50% dei pazienti sospende la cura dopo un anno dalla prescrizione, rinunciando di fatto a un controllo appropriato e continuo della pressione. Sono questi alcuni dei dati emersi durante il 27° Meeting dell'European Society of Hypertension (ESH). Congresso della Società Europea dell'Ipertensione (ESH) che ha visto, a Milano dal 16 al 19 giugno, la partecipazione di oltre 3.000 specialisti provenienti da 34 Paesi. L'ipertensione è la causa prima di mortalità in tutto il mondo e come causa di eventi fatali e non fatali ha superato altri fattori di rischio, come il fumo di tabacco e l'inquinamento atmosferico. Ma è non di rado sottovalutata dai pazienti e, talvolta, anche dai medici. L'inizio del trattamento viene effettuato di solito quando ancora non sono presenti sintomi, e questo è uno dei possibili motivi della scarsa aderenza alla terapia. Inoltre molti pazienti ritengono erroneamente che una volta normalizzata la pressione si possa sospendere la cura.

In Europa si spendono ogni anno circa 200 miliardi per il trattamento delle malattie cardiovascolari correlate all'ipertensione. Tutto questo sta avvenendo nonostante i grandi successi che sono stati ottenuti grazie alla ricerca medico-scientifica. In Italia sappiamo quando vengono presi i medicinali contro l'ipertensione perché il farmacista deve registrare il farmaco che fornisce al paziente dietro prescrizione medica. Dai dati amministrativi della Regione Lombardia risulta che circa il 40% dei pazienti ipertesi dopo la diagnosi non ripete la prima somministrazione del farmaco. Questo significa che o la diagnosi della malattia era errata oppure la terapia non viene regolarmente assunta. Il fenomeno provoca anche un grande spreco di denaro e risorse per l'intera collettività. È stato calcolato che solo in Lombardia 2 milioni e mezzo di euro l'anno potrebbero essere risparmiati. Inoltre la mancata aderenza comporta un incremento dell'incidenza delle patologie cardiovascolari e quindi anche maggiori ospedalizzazioni e conseguenti costi.

Al Congresso di Milano si è avviato un confronto costruttivo tra gli specialisti su come incrementare l'aderenza alle cure da parte dei pazienti europei. La semplificazione della terapia con l'impiego di associazioni di farmaci in un'unica pillola rappresenta un'ottima soluzione. L'ipertensione è un problema più frequente nella terza età e in Italia un paziente su due dopo i 65 anni è iperteso. Si tratta di malati spesso con altre patologie e che quindi sono costretti ad assumere più compresse contemporaneamente. Un ulteriore aiuto può arrivare dall'uso delle nuove tecnologie, dai dispositivi elettronici e dalla telemedicina, che possono aiutare a incentivare i pazienti ad assumere regolarmente la cura. L'ESH è da anni impegnata non solo nella promozione di progetti di ricerca ma anche in iniziative rivolte alla popolazione e all'intera comunità medica. Stanno per essere organizzati programmi per dare una nuova forma alla gestione dell'ipertensione. Campagne educazionali sullo stato del rischio cardiovascolare sono gli ‘strumenti di oggi' e i medici dovrebbero essere aggiornati per poterli utilizzare e aprire la strada verso una globale riduzione del disturbo.

Gli stili di vita influenza infatti notevolmente l'insorgenza della malattia. Oltre alla cessazione del fumo, la lotta alla sedentarietà e il controllo del peso corporeo particolarmente importante è l'alimentazione. Diminuire il consumo di sale, introdotto con la dieta, abbassa il rischio di insorgenza di ipertensione. Tuttavia un eccesso di riduzione, al di sotto dei 7,5 grammi di sale al giorno (corrispondenti a 3 grammi di sodio), potrebbe essere dannoso per la salute. Stiamo ancora valutando quale sia la dose ideale di sodio da assumere soprattutto per i malati. A Milano sono state presentate le conclusioni di uno studio condotto da un gruppo costituito, oltre che dall'ESH, anche dal Word Heart Federation e dall'European Public Health Association. Gli studi clinici finora condotti hanno dimostrato che l'abbassamento della pressione si verifica con un consumo inferiore a 3 grammi di sale al giorno. Questo genere di interventi di salute pubblica risultano però difficili da condurre su tutta la popolazione mondiale in particolar modo nei Paesi a reddito medio-basso. Definire la dose di sodio ottimale per il benessere dell'organismo è difficile e controverso. Non abbiamo ancora dati scientifici certi sugli effetti che un consumo moderato di sale offrirebbe alla riduzione del rischio cardiovascolare e di decesso. La ricerca suggerisce di limitare l'apporto di sale senza però andare al di sotto dei 7,5 grammi al giorno perché non conosciamo ancora le conseguenze per la salute.


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