In parlamento

Ddl autonomia: via libero definitivo dalla Camera con 172 sì e 99 no. Calderoli: «Ora le Regioni potranno valorizzare le proprie eccellenze»

di Radiocor Plus

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L’Aula della Camera ha definitivamente approvato il Ddl sull’Autonomia differenziata con 172 voti favorevoli, 99 contrari e un astenuto. Il via libera è arrivato al termine di una seduta fiume notturna deliberata dall’Assemblea nella tarda serata del 18 giugno (tra le contestazioni delle opposizioni). Il disegno di legge con le ’Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione’ è stato licenziato nel testo identico a quello votato dal Senato in prima lettura. «L’approvazione di oggi è il coronamento di anni e anni di battaglie politiche della Lega, all’interno delle istituzioni e nelle piazze insieme ai militanti, con un voto che scrive una pagina di storia per tutto il Paese. Un percorso che mi rende particolarmente orgoglioso». Questo il primo commento del ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, sul via libera definitivo della Camera all’Autonomia differenziata. «Da questo momento in avanti c’è un iter tracciato e ben definito, che permetterà alle Regioni di valorizzare le proprie eccellenze e garantire servizi sempre migliori ai cittadini, nel segno della responsabilità e della trasparenza - ha detto Calderoli -. Sbaglia chi dice che questo provvedimento spaccherà l’Italia, perché farà l’esatto contrario. L’obiettivo è permettere a tutte le Regioni di correre sempre più veloce, riducendo i divari territoriali e realizzando quell’unità che c’è solo sulla carta. L’orizzonte è davanti a noi e la via da intraprendere è definita, ora non resta che avere il coraggio di percorrerla. Si apre una fase nuova, il Governo sarà al fianco di chi vorrà cogliere questa storica sfida», ha concluso il ministro.

Delega a Governo per lista Lep (garantiti in tutto il Paese). Il disegno di legge per l’autonomia differenziata si compone di 11 articoli e definisce i principi generali e le procedure delle intese tra lo Stato e le Regioni a statuto ordinario per l’attribuzione, o le revoche, di ulteriori forme di autonomia. Nel Ddl viene, tra l’altro, stabilito che l’attribuzione di funzioni riferibili ai diritti civili e sociali, che devono essere garantiti equamente su tutto il territorio nazionale, è consentita subordinatamente alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Il negoziato per l’attribuzione di nuove funzioni viene proposto dalla Regione interessata al presidente del Consiglio e al ministro per gli Affari regionali (prima dell’avvio del confronto Stato-Regione il Governo informerà le Camere e la Conferenza Stato-Regioni). Il presidente del Consiglio può peraltro limitare l’oggetto del negoziato ad alcune materie.Il Governo viene quindi delegato a determinare, entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge, i livelli essenziali delle prestazioni, mentre il trasferimento delle funzioni attinenti a materie riferibili ai Lep può essere deliberato soltanto successivamente alla definizione di tali livelli e ai relativi costi e fabbisogni standard (e comunque dopo lo stanziamento delle necessarie risorse finanziarie). Con una modifica approvata nel corso dell’esame da parte del Senato è stato specificato che tali risorse devono assicurare gli stessi livelli essenziali delle prestazioni sull’intero territorio nazionale, comprese le Regioni che non hanno sottoscritto le intese, mentre dovrà essere garantita l’invarianza della proporzionalità delle risorse da destinare a ciascuna delle altre Regioni, insieme alla perequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitanteLe intese Regione-Stato non potranno peraltro superare i dieci anni e potranno essere riviste su iniziativa delle due parti, anche sulla base di atti di indirizzo adottati dalle Camere. Nel corso della notte sono stati approvati quattro ordini del giorno depositati da Forza Italia (gli unici interventi sul testo che hanno ottenuto il parere favorevole dall’Esecutivo), attraverso i quali viene, tra l’altro, sollecitata la sospensione dei negoziati con le Regioni fino alla definizione dei Lep con la legge delega prevista dal Ddl.



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