In parlamento
Spesa farmaceutica: per il Servizio Bilancio del Senato il payback è inadeguato
di Ernesto Diffidenti
Il Servizio Bilancio del Senato infilza il payback, lo strumento scelto per favorire il ripiano della spesa farmaceutica. Secondo la “relazione tecnica” che accompagna la legge di Bilancio le nuove norme scritte nell’art. 41 «non comportano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Da un lato, infatti, «si limitano ad imporre scadenze certe per la definizione da parte da parte dell’Aifa dei provvedimenti amministrativi di propria competenza ai fini della determinazione del payback per l’anno 2016» mentre dall’altro impongono alla stessa Aifa «di chiudere l’imponente contenzioso pendente relativo al periodo 2013-2015, in relazione alle prospettive sfavorevoli rappresentate dall’Avvocatura dello Stato in caso di sentenza del Tar del Lazio».
Ma è davvero corretto non annotare una variazione dei saldi di bilancio? I tecnici del Senato hanno qualche dubbio. Il netto calo degli importi complessivamente dovuti (1,48 mld per il periodo 2013-2015 di cui 882 effettivamente pagati e impugnati davanti al Tar) rischia di risolversi «chiaramente» in una riduzione dei risparmi sulla spesa ospedaliera conseguiti attraverso il meccanismo del payback rispetto a quelli stimati inizialmente dall’Aifa. «Sarebbe quindi da chiarire - scrivono i tecnici del Senato - se per i prossimi anni non debbano scontarsi effetti di minor risparmio alla luce del fatto che gli accordi transattivi citati fanno presupporre che in futuro l’ammontare del payback sarà significativamente inferiore rispetto a quanto erroneamente stimato in precedenza».
Inoltre, secondo il Servizio Bilancio, sul 2018 dovrebbe contabilizzarsi l’impatto dei ricorsi e delle transazioni previste sui saldi di finanza pubblica «mentre invece il prospetto riepilogativo non mostra effetti». «Infatti - prosegue il documento del Senato - la riduzione dell’ammontare dei ripiani rispetto a quanto atteso a legislazione vigente dovrebbe esercitare un impatto (negativo) in termini di cassa nell’esercizio finanziario in cui è previsto il versamento da parte delle imprese e, in termini di indebitamento netto (con eventuale revisione della serie storica), in relazione agli anni in cui lo sforamento è stato accertato (con conseguente obbligo di ripiano da parte delle imprese)».
La vicenda è nota. All’esito degli accertamenti effettuati da Aifa in contraddittorio con le aziende farmaceutiche sono emersi di importi individuali non corretti, con conseguente rideterminazione delle somme dovute dall’industria alle Regioni. Il totale richiesto dall’Aifa a titolo di ripiano della spesa farmaceutica territoriale ed ospedaliera per il triennio 2013-2015 ammontava a circa 1.486 milioni di euro. Di tale importo, ricorda la relazione tecnica, «è stata effettivamente versata una cifra pari a circa 882 milioni di euro, in gran parte oggetto di contestazione nei ricorsi pendenti dinanzi al Tar del Lazio».
«Sulla base degli elementi emersi anche in fase di confronto con le aziende farmaceutiche in relazione alla definizione degli accordi transattivi - prosegue la relazione tecnica - risulta che il totale complessivo delle somme di payback dovrebbe essere rideterminato in un importo inferiore, stimabile in circa 930 milioni di euro. A tal fine, il comma 3 dispone che Aifa, anche tenendo conto dei suddetti elementi informativi, adotti una determina riepilogativa degli importi a carico di ciascuna azienda farmaceutica titolare di autorizzazione all’immessione in commercio (Aic) per ciascuno degli anni 2013, 2014, 2015».
Un situazione confusa, secondo il Servizio Bilancio del Senato che arriva a sollecitare «ulteriori riflessioni in ordine all’efficacia stessa dello strumento del payback rispetto all’obiettivo di contenimento della spesa farmaceutica».
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