Dal governo
Dirigenza sanitaria, sull’atto di indirizzo work in progress
di Stefano Simonetti
E’ decisamente un work in progress l’Atto di indirizzo del Comitato di settore per l’area della dirigenza sanitaria. Siamo più o meno alla quinta bozza e probabilmente non è nemmeno quella definitiva. La versione del 26 ottobre scorso contiene alcune significative novità e, finalmente, la scheda economica. Cominciamo da quest'ultimo aspetto. A regime sono previsti € 190,87 milioni, pari all'1,45% del monte salari 2015 (13,164 mld). L'importo indicato è tuttavia al lordo degli oneri riflessi che ammontano a circa il 37%. Ne deriva che sono previsti procapite più o meno € 70 per dirigente sanitario, ben lontano anche dagli 85 € sanciti nel Protocollo del 30 novembre 2016 e contestatissimi dai sindacati. In quell'accordo non veniva tuttavia specificato se gli 85 fossero netti (anche se è plausibile che i sindacati così intendessero) mentre nella Direttiva-madre del 6 luglio 2017 è stato chiarito che l'importo fosse al lordo delle ritenute ma al netto dell'indennità di vacanza contrattuale. Alla luce di quanto detto, forse si riesce ad arrivare alla cifra promessa se sommiamo ai 70 € di cui sopra l'importo medio della IVC pari a 20 €.
Al di là delle cifre, la vera questione è se questi 190 milioni ci sono o no. Le risorse per sostenere queste cifre, stabilite qualche mese fa dalla Direttiva della ministra Madia, le dovrebbe mettere la legge di Bilancio 2018 sul Fondo sanitario nazionale. E qui si è scatenata la polemica tra Regioni, Governo e sindacati con un gioco delle parti nel quale è arduo capire quali siano le parti contrapposte.
Passando ai contenuti e alle novità di cui si diceva sopra, sulla valorizzazione dei percorsi professionali e del merito così come sulla separazione delle carriere professionale e gestionale e il peso del merito di singoli ed équipe valutato su risultati misurabili, ritengo si possa evitare commenti data la assoluta genericità degli indirizzi. Molti aspetti dell'Atto di indirizzo sono stati riformulati, a volte solo in veste formale. Dal punto di vista sostanziale merita di essere segnalata l'attenuazione del ricorso al cosiddetto dividendo dell'efficienza che ora è stato disciplinato in modo molto più sfumato. Un rilievo delle condizioni di lavoro sembra trovare spazio nelle attribuzione delle fasce dell'indennità di esclusività.
Apprezzabile è la ricerca di una semplificazione della busta paga. Molto importante appare la volontà di omogeneizzare i criteri per definire il conflitto di interesse che impedisce di garantire al dirigente la tutela legale. In tema di orario di lavoro una significativa precisazione riguarda il lavoro straordinario che non è più un contenitore indistinto, come nelle precedenti versioni, ma viene correttamente ricondotto alle due uniche fattispecie contrattualmente previste. Viene ridimensionata la problematica dell'invecchiamento dei dipendenti con l'abbandono della “valorizzazione dei dirigenti senior”. E' sparita, infine, la indicazione della partenza “da base zero” per la quantificazione delle risorse per la produttività.
La vera novità sostanziale sembra essere quella di aver previsto un “contratto individuale accessivo” da allegare in facsimile al Ccnl e superare in tal modo il caos attualmente esistente nelle aziende sanitarie.
Nella direttiva è, peraltro, contenuta una incomprensibile e singolare affermazione che riguarda la dirigenza PTA rispetto alla quale si mette addirittura in discussione la collocazione nell'Area delle funzioni locali. L'affermazione non solo è sbagliata nella sostanza ma è anche collocata impropriamente in un atto con il quale non c'entra nulla.
Da parte sindacale le tre principali criticità riguardano il mancato riconoscimento della RIA, l'esclusione dell'indennità di esclusività dal computo del monte salari e il tentativo di trasformare le 38 ore settimanali in orario di lavoro minimo. Su queste tre partite l'Atto di indirizzo non consente spazi di trattativa.
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