Imprese e mercato

Da Johnson & Johnson IM investimento di 580 mln in 5 anni in Italia, 125 mln all’hub di Latina. Urso, farmaceutica comparto modello del made in Italy. Cattani: produzione oltre 50 mld e 49 mld export

di B. Gob.

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«Annunciamo un investimento di 580 milioni di euro nei prossimi 5 anni in produzione, ricerca e sviluppo e produzione». Così Mario Sturion, Managing Director di Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia (IM), in occasione dell’evento organizzato nello stabilimento di Latina dall’azienda (già Janssen), alla presenza tra gli altri del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. «Dal 1975 siamo un’azienda fortemente radicata in Italia - ha proseguito Sturion -. Con questo straordinario investimento rafforziamo il nostro impegno concreto per favorire e aumentare l’attrattività e la competitività del Paese, rafforzando la ricerca e la produzione farmaceutica di eccellenza. Confidiamo che l’innovazione continui a essere accolta e adeguatamente riconosciuta, che l’ecosistema degli studi clinici migliori e diventi più veloce e che il dialogo costruttivo tra istituzioni e industria - già intavolato dal Governo - prosegua e rimanga attivo». Da Sturion è poi arrivato l’annuncio di uno studio di Fase 1 per una «importante malattia autoimmune», e sempre presso lo stabilimento di Latina, «per una formulazione orale che sarà prodotta in loco, unico sito che poi la esporterà in tutto il mondo. Al momento la molecola è nella prima fase di sviluppo - ha avvisato - ma entro 3-5 anni potrebbe arrivare, con tempi che variano in base alla velocità dello studio clinico e anche dell’approvazione da parte di Fda ed Ema».
«Il piano di investimento sullo stabilimento di Latina a cui vanno 125 milioni consentirà di aumentare del 25% - ha aggiunto Jorge Lopez, General Manager dello stabilimento Johnson & Johnson di Latina. Il sito di Latina produce più di 4 miliardi di compresse l’anno per circa 30 prodotti diversi esportandone il 97% in tutto il mondo». L’annuncio si inserisce all’interno di un piano strategico che ha previsto in Italia una crescita degli investimenti del 9,2% l’anno nel periodo 2019-2023 - tre volte superiore rispetto alla media del settore farmaceutico secondo un nuovo studio di The European House Ambrosetti - e si è tradotto in un aumento del 15% dell’occupazione in Italia negli ultimi 5 anni arrivando a 1.400 dipendenti in tutto il Paese.Il piano di investimenti consentirà un aumento della capacità produttiva di oltre il 25% - spiegano dall’azienda - grazie a progetti innovativi per supportare i prodotti in fase di sviluppo e a nuove tecnologie come la Flex Line - per il confezionamento di piccoli lotti - e una nuova linea di produzione continua che ridurrà i tempi.«La farmaceutica è il settore che cresce di più anche in esportazione, nel 2023 al 10% e nel 2024 la media è già del 5%: può dare grandi soddisfazioni, diventando l’emblema del modello di un Made In Italy capace di stare nel mondo. Così come in Europa, tanto più dopo che le elezioni europee hanno consacrato la leadership di Giorgia Meloni e la stabilità e la coesione sociale del Paese». Questo il commento del titolare del Mimit Adolfo Urso, intervenuto alla presentazione dell’investimento. «Siamo al lavoro - ha detto ancora Urso - per creare un ambiente favorevole agli investimenti stranieri con norme fast track e nel contempo abbiamo creato lo Sportello unico Italia individuando con le Regioi oltre 200 siti industriali in cui è più facile realizzare progetti, così come abbiamo avviato un’attività di tutoraggio per accompagnare le imprese straniere nei singoli investimenti. Anche grazie a queste novità cresciamo più di altri grandi Paesi europei, attraendo investimenti come dimostrano anche le scelte di aziende multinazionali come Johnson & Johnson», ha aggiunto.Per il presidente di Farmindustria Marcello Cattani, «l’annuncio di Johnson & Johnson, che investirà in Italia 580 milioni di euro nei prossimi 5 anni, è un’ulteriore prova che l’industria farmaceutica nel complesso continua a credere saldamente nella nostra Nazione. È il primo settore industriale nel Paese, grazie anche a una collaborazione solida con il Governo su due fronti: buttare a mare la legislazione farmaceutica che vuole accorciare i brevetti, da un lato, e continuare a investire sulla ricerca rendendola più snella e sburocratizzata. Non è un caso che la produzione abbia superato i 50 miliardi di euro, con un export di 49 mld. Export che a Latina ha toccato i 2 miliardi nel primo trimestre 2024 (+41% rispetto al 2023) consolidando la posizione dell’area nel Paese - ha proseguito Cattani -. In Italia poi l’occupazione farmaceutica, soprattutto di giovani e donne, continua a crescere, raggiungendo i 70.000 addetti. Risultati frutto di investimenti, oltre 3,5 miliardi in totale, che dimostrano il profondo radicamento sul territorio di imprese a capitale internazionale e nazionale. Con nuove regole in grado di attrarre investimenti si potrà fare ancora di più. Una strada che il Governo italiano sta percorrendo, perché considera importante e strategico il settore delle Life Sciences».


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