Imprese e mercato
Menarini: condannati a 10 e 7 anni i fratelli Lucia e Alberto Giovanni Aleotti. Esclusa la truffa al Ssn
di L.Va.
Il tribunale di Firenze, dopo 8 ore di camera di consiglio, ha condannato a 10 anni e sei mesi Lucia Aleotti, presidente della società, e a 7 anni e sei mesi il fratello Alberto Giovanni, vicepresidente, a conclusione del processo che li vedeva a giudizio per accuse, a vario titolo, di frode fiscale, riciclaggio e corruzione. Lucia e Alberto Giovanni sono i figli di Alberto Aleotti, patron della azienda farmaceutica, morto nel 2014. Confiscato agli imputati oltre un miliardo di euro.
I fratelli Aleotti sono stati interdetti per sempre dai pubblici uffici e la sola Lucia Aleotti dall'intrattenere rapporti con la pubblica amministrazione per tre anni.
Secondo gli inquirenti per ben 26 anni, dal 1984 al 2010, Alberto Aleotti avrebbe usato società estere fittizie per l'acquisto dei principi attivi, con lo scopo di far aumentare il prezzo finale dei farmaci, grazie a una serie di false fatturazioni. Il tribunale ha stabilito anche che la presidente dovrà risarcire, con 100mila euro, la presidenza del Consiglio dei Ministri che si era costituita parte civile.
Il pm aveva chiesto nove anni e mezzo per Lucia Aleotti e otto anni per Giovanni Aleotti.
Assolti collaboratori azienda
Il tribunale di Firenze ha invece assolto tutti gli altri imputati compreso la madre dei due fratelli, Massimiliana Landini. Gli altri imputati assolti sono Giovanni Cresci, Licia Proietti e Sandro Casini. Per alcuni capi di imputazione anche i due fratelli Aleotti sono stati comunque assolti.
La difesa annuncia ricorso in appello
«C'erano elementi seri per ritenere che i reati contestati non fossero sostenibili». Lo ha detto Sandro Traversi, difensore degli Aleotti che ha annunciato ricorso in appello dopo la sentenza di condanna pronunciata oggi dal tribunale di Firenze nei confronti dei vertici della Menarini.
«Si tratta di una sentenza complessa, che ha giudicato insussistente il filone relativo alla presunta truffa e all'ipotesi di riciclaggio, ritenendo invece sussistente quello della frode fiscale», ha spiegato Mario Casellato, componente del collegio difensivo dell'azienda.
«Presenteremo ricorso in appello, siamo certi di avere la documentazione che ci darà ragione e permetterà di escludere la frode fiscale», aggiunge Casellato.
Riguardo al filone della frode fiscale, relativa a somme all'estero «fatta oggetto di scudi» e sanatorie dal patron di Menarini, Alberto Sergio Aleotti, scomparso due anni fa. «Tutto, anche il sequestro della somma, è sospeso in attesa dell'appello e della Cassazione», precisa il legale, ribadendo la certezza che i documenti chiariranno le posizioni dei suoi clienti anche relativamente al filone della frode fiscale.
Esclusa la truffa. Di seguito la dichiarazione del collegio difensivo della famiglia Aleotti in merito alla sentenza del Tribunale di Firenze:
«La sentenza del Tribunale ha escluso l'esistenza della truffa ai danni del servizio sanitario nazionale consistente, secondo l'accusa, nell'ottenere prezzi gonfiati dei medicinali. Di conseguenza sono state respinte tutte le pretese delle aziende sanitarie (circa 200). La condanna per riciclaggio riguarda esclusivamente i capitali personali scudati dal dottor Alberto Sergio Aleotti che il tribunale ha ritenuto provenienti da frode fiscale. Lavoreremo ancora per far emergere ancor meglio, in appello, dalla enorme mole di documentazione acquisita al processo, le evidenti prove della estraneità dei nostri assistiti anche ai fatti per i quali oggi vi è una sentenza negativa».
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