Dal governo
Ddl Bilancio: la spinta delle Casse professionali per gli investimenti e la previdenza integrativa
di Claudio Testuzza
24 Esclusivo per Sanità24
Con l’ottimo risultato espresso dal bilancio consuntivo 2023, l’Enpam, l’Ente di previdenza dei medici, ha confermato la sua posizione di leader fra le Casse previdenziali privatizzate e di impegno nella gestione del suo patrimonio che ha raggiunto un netto, a valore di libro, di 25,9 miliardi di euro, mentre nella sua valorizzazione di mercato l’ammontare è salito fino a quota 27,8 miliardi di euro e in netto miglioramento per la gestione patrimoniale ( + 800 milioni ) nel 2024.
Condizione già espressa anche dalla stessa Covip nel nuovo rapporto su come gestiscono i loro patrimoni presentato in ottobre. Sulla sostenibilità le Casse possono rivendicare il buon lavoro fatto. In trent’anni dalla riforma che le ha privatizzate, le Casse hanno saputo interpretare il tempo e intercettare il cambiamento, ed hanno saputo dare risposte adeguate e costanti ai loro associati, oltre a costruire e a far crescere il rapporto con il territorio. L’Enpam, in particolare, ha puntato molto sui così detti investimenti istituzionali consistenti prevalentemente per lo sviluppo, il supporto e la tutela del settore delle professioni mediche e odontoiatriche italiane. Ma anche su investimenti che potenzialmente presentano una ricaduta positiva sulla crescita e sulla sostenibilità economica-sociale a medio-lungo termine del paese Italia. Il rapporto Covip sulle Casse di previdenza contiene una serie di analisi di dettaglio che aiutano a capire come siano allocati i 114,1 miliardi di euro (a valore di mercato) che gli Enti di previdenza privati hanno accumulato nel tempo (+ 10,3 miliardi rispetto all’anno precedente).
Alla luce della recente legge per la competitività dei capitali e del prossimo regolamento investimenti, le Casse previdenziali si pongono, e si porranno sempre di più come veri attori del sistema Paese, coniugando, nelle politiche d’investimento, la tensione al rendimento e la salvaguardia dell’interesse generale. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione su Enti e Fondi pensione: “Spessore e liquidità dei mercati sono fattori chiave per lo sviluppo di investitori istituzionali come Fondi pensione ed Enti di previdenza”. Ma il basso livello di flottante unito alla bassa capitalizzazione comporta, però, una ridotta presenza di società quotate italiane negli indici internazionali che guidano gli investimenti dei Fondi , oggi dominanti. L’Italia pesa per il 3% nell’indice MSCI Europe ( 28% Regno Unito, 17% Francia e 15% Germania ).
Gli Enti di previdenza e i Fondi pensione gestiscono un’enorme quantità di risparmi degli italiani, ma solo una parte di queste risorse viene reinvestita nel Paese.
Quando si tratta di investire in titoli di Stato cosiddetti sicuri, in molti hanno deciso di investire all’estero rispetto all’Italia. Eppure, secondo Giorgetti, queste “ riserve strategiche di risparmio” sarebbero essenziali per finanziare le infrastrutture sul territorio, altrimenti vincolate alla capacità di spesa di un bilancio pubblico troppo limitata. La propensione per gli investimenti esteri da parte di questi Enti e delle forme pensionistiche complementari è collegata agli indici di riferimento internazionali, che assegnano all’Italia un peso modesto sia per l’esiguo numero di imprese quotate, sia per il limitato sviluppo del mercato finanziario.
Nel complesso gli investimenti direttamente riferibili ai Fondi di previdenza integrativa ammontano a 189 miliardi di euro, di cui 73 miliardi sono destinati all’acquisto di titoli di Stato. Tuttavia, solo 27 miliardi si riferiscono a buoni del Tesoro italiani, pari al 14% degli investimenti totali.
La cifra sale a 36,6 miliardi se si considerano tutti gli investimenti domestici.
E’ da rilevare, poi, che le Casse, nel 2023, hanno investito in Italia ben 44 miliardi di euro, pari al 38,6 per cento delle attività totali ( con un aumento di 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente ). In proporzione, invece, i Fondi pensione complementare investono in Italia molto meno: il 19,4 per cento del totale degli investimenti (in calo dell’1,4 per cento).
Tuttavia, anche secondo il ministro Giorgetti, gli Enti di previdenza potrebbero diventare attori chiave se, oltre a soddisfare gli interessi dei loro iscritti, si impegnassero in investimenti utili al Paese. Per incentivarli in questo percorso, si potrebbe introdurre un’imposta sostitutiva agevolata pari a quella già prevista per i rendimenti del fondo pensione, attualmente al 20%, contro il 26 % oggi pagato.
In legge di bilancio ci sono diversi emendamenti con riferimento all’opportunità di rafforzare il secondo pilastro. Questi emendamenti dovranno essere valutati con estrema attenzione dal Governo. Se per l’esecutivo lo sviluppo della previdenza integrativa resta “ una delle azioni di politica economica cruciali ”, Giorgetti ha comunque promesso che nessun intervento sarà calato dall’alto, ma sentendo tutti i soggetti interessati, parti sociali in primo luogo.
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