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Performance manageriali del Ssn: da Agenas la classifica delle aziende ospedaliere e delle Asl. Vince l’Ao Santa Croce e Carle di Cuneo. Primo test del modello su fabbisogni di personale. Resta la forbice Nord-Sud ma la Campania inverte il trend alla voce “investimenti”

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

L’Italia della sanità vede al top, tra le aziende sanitarie territoriali pubbliche, l’Aulss n.8 Berica (Vicenza), l’Ats di Bergamo, l’Aulss n. 6 Euganea, l’Aulss 1 Dolomiti e l’Ausl di Bologna. Mentre le prime 5 tra Ao e Aou sono l’Ao Santa Croce e Carle (Cn), l’Aou di Padova, l’Aou del Policlinico Tor Vergata (Roma), l’Aou Sant’Andrea (Roma), l’Aou Policlinico San Matteo (Pv).
Questa la “top five” su territorio e ospedale tracciata da Agenas che al Forum Risk Management di Arezzo ha presentato il modello di valutazioe multidimensionale della performance manageriale nelle aziende ospedaliere e territoriali pubbliche. Un report che, alla sua seconda edizione, contiene due importanti novità con l’aggiunta, appunto, della valutazione sulla sanità territoriale e di una prima applicazione, per gli ospedali, della metodologia per la determinazione degli standard di personale Ssn elaborata dalla stessa Agenzia che consente di determinare per ogni struttura il personale medico e infermieristico necessario, per singolo reparto, tenendo conto dei post letto disponibili, dei volumi di attvità e della tipologia di pazienti assistiti. Una prima applicazione centrata sui valor 2023 delle prime tre aziende ospedaliere con le migliori performance: Ao Santa Croce e Carle di Cuneo, da cui emerge che le ore lavorate per la dirigenza medica sono prossime al valore del fabbisogno massimo determinato secondo la metodologia Agenas mentre le ore lavorate dagli infermieri superano il fabbisogno massimo; l’Aou Padova in cui sia per la dirigenza medica che per gli infermieri le ore lavorate superano il valore di fabbisogno massimo determinato secondo la metodologia; l’Aou S. Andrea in cui per la dirigenza medica le ore lavorate superano il valore de fabbisogno massimo determinato da Agenas mentre per gli infermieri le ore lavorate sono comprese nella forbice minimo-massimo.

«Abbiamo una mole enorme di dati e siamo prossimi, dopo un ultimo incontro con il Garante, a sbloccare l’Ecosistema dei dati sanitari o Eds. Abbiamo messo a disposizione del decisore politico nazionale che è il ministero della Salute e di quello regionale, cioè presidenti di Regione e assessori, degli elementi per capire come i soldi per la sanità si traducano in servizi sanitari e quindi perché, i presidenti, possano valutare i manager e i Dg possano modificare il comportamento della propria azienda, anche capendo come si collocano nel modo e dove devono implementare - ha detto il Dg Agenas Domenico Mantoan -. Prendiamo il cancro del colon: si può fare un esempio di politica sanitaria straordinaria, perché per effetto del combinato disposto tra screening e buon intervento chirurgico la mortalità sta diminuendo. Ma va detto che se è facile misurare le aziende ospedaliere, è molto più difficile valutare quelle territoriali e per questo abbiamo costituito un board scientfico. Il prodotto è migliorabile ma i risultati ci sono».
Mantoan si è poi soffermato sulla prima applicazione degli standard di personale e sulla richiesta di assunzioni da parte dei medici: «Se assumiamo 30 mila persone in più dove le mettiamo? Senza standard non è possibile decidere e voglio ricordare che rispetto al 2019 abbiamo nella sanità pubblica 40mila persone in più ma non abbiamo visto una prestazione in più. Per mille motivi. Ma dove li mettiamo? Noi abbiamo provato a creare lo standard del personale in maniera scientifica, stabilendo un minimo e un massimo che è legato all’attività.». E quanto ai soldi, «la politica decide quanti metterne in sanità: sono 140 miliardi e secondo me è stucchevole la polemica sul 6% o l’8% del Pil perché queste percentuali sono legate ai modelli organizzativi». Infine, la sollecitazione del Dg Mantoan ad attivare il territorio. «Al netto di qualche situazione che va migliorata, il sistema oggi è retto dagli ospedali che stanno facendo il loro mestiere alla grande, compreso il Pronto soccorso. Se oggi abbiamo 25milioni in Ps è perché il cittadino trova una struttura aperta sulle 24 ore e va lì perché non trova risposte sul territorio. Quindi o ci sbrighiamo ad attivare un nuovo modello di cure primarie oppure abbandoniamo quella strada. Ma una risposta al cittadino dobbiamo darla», ha affermato.

L’analisi delle Aziende sanitarie territoriali pubbliche
Il monitoraggio si basa sulla valutazione, di 110 aziende sanitarie pubbliche, relativa a 34 indicatori classificati in 6 aree (prevenzione, distrettuale, ospedaliera, sostenibilità economica-patrimoniale, outcome) e 12 sub-aree. Le aziende sanitarie territoriali, inoltre, sono state suddivise in quattro cluster in considerazione del numero di cittadini presi in carico, ovvero meno di 250.000 abitanti; tra i 250.000 e i 400.000 abitanti; trai i 400.000 e i 700.000abitanti; superiori a 700.000 abitanti. Il risultato del mix di tutte le aree analizzate porta all’individuazione di 27 aziende con una valutazione complessiva buona, 53 con valutazione intermedia, 30 con una valutazione migliorabile.
«Il quadro generale è quello di un’Italia a due dimensioni, con un Centro Nord giallo-verde e un Centro Sud giallo-rosso, già migliorativo rispetto agli anni precedenti, e l’auspicio è vedere nel 2024 una crescita di questi indicatori», ha detto Maria Pia Randazzo, Responsabile Uosd Statistica e Flussi informativi sanitari di Agenas. Critico per il Sud il capitolo screening, in particolare in Sicilia, Calabria e Campania, mentre l’Asst di Trento è al top. Sull’assistenza territoriale, che è più variegata, il punteggio complessivo è più su livelli medi: riguarda anche le cure primarie e qui 5 aziende piemontesi (in verde) sono tra le migliori, grazie alle ospedalizzazioni evitabili. In tema di presa in carico territoriale, in assenza del flusso informativo che ci sarà dal prossimo anno, sono stati valutati il numero di assistiti per Mmg e Pls e i contatti con la guardia medica: qui vincono le Asl dell’Emilia Romagna ma anche l’Asl Medio Campidano della Sardegna. Quanto alla presa in carico in Adi e gli assistiti in Dipartimento di salute mentale, in Rsa e gli accessi in Ps evitabili e 118, la migliore è l’azienda sanitaria territoriale Vercelli, seguita da Asl Genovese, Piacenza e Imola. Estrema la variabilità tra i contatti con il medico di continuità assistenziale. L’Italia è più variegata per l’area dell’assistenza ospedaliera, con colorazioni verdi ancge nelle Regioni del Sud e qui si indagano i processi organizzativi, la degenza media, il rispetto dei tempi d’attesa per interventi chirurgici ad alto volume come tutta l’area muscolo-scheletrica. Qui al top sono Bolzano, Messina, Cagliar, Foggia e Brescia. Quanto alla sostenibilità economico-finanziaria, i costi pro capite vedono quasi tutto il Nord verde con qualche macchia di giallo: prime sono le Asl Berica, Euganea, Bergamo, Marca Trevigana e Pedemontana. Quanto al costo medio pro capite: in assoluto a Bolzano si registra il valore massmo con quasi 3mila euro pro capite mentre Napoli Nord è al minimo con 1.700 euro, ma con una capacità di offrire servizi che la porta in area “gialla”.
Gli outcome sono l’elemento fondamentale: la mortalità prevenibile e trattabile vede macchie arancioni-rosse al Sud e il verde concentrato al Nord con la Marca trevigiano, Trento, PesaroUrbino, Bolzano e Scaligera al top. «Tra la prima e la ultima Asl - ha detto Randazzo - la probabilità di incorrere in una mortalità evitabile nella prima azienda è della metà rispetto alla peggiore e questo è uno dei dati su cui riflettere maggiormente».

La valutazione multidimensionale nelle Aziende ospedaliere e Aziende ospedaliere universitarie pubbliche
Rispetto al monitoraggio delle aziende ospedaliere e aziende ospedaliero- universitarie, gli indicatori presi in considerazione sono 27 classificati in 4 aree - accessibilità, processi organizzativi, sostenibilità economico-patrimoniale, investimenti - e 10 sub-aree. Anche in questo caso, per ottenere valutazioni omogenee sono stati individuati quattro cluster con riferimento alla presenza o meno dell’Università e al numero di posti letto, inferiore o superiore a 700. Il risultato del mix di tutte le aree analizzate - spiegano da Agenas - porta all’individuazione di 13 aziende con una valutazione complessiva buona. Oltre alle prime cinque Ao Santa Croce e Carle (Cn); Aou Padova (Pd); Aou Policlinico Tor Vergata (Rm); Aou Sant’Andrea (Rm); Aou Policlinico San Matteo (PV), 25 con valutazione intermedia e 13 con una valutazione migliorabile. Resta il gap tra Nord e Sud, con il Meridione che oscilla tra il giallo e il rosso ma mai arriva al verde.
Due le notazioni in particolare (per i risultati nel dettaglio si rimanda ai dati di dettaglio pubblicati da Agenas ): per l’area sostenibilità economico-patrimoniale la valutazione degli indicatori riscontra un lieve peggioramento a livello nazionale rispetto al 2022, ascrivibile alla sub-area dei costi operativi. Le aziende con buone performance sono localizzate prevalentemente al centro-nord, ma anche in un’azienda della Sicilia. Per l’area investimenti, le performance migliori sono riscontrabili nelle regioni del Sud, in particolare in Campania dove tutte le aziende raggiungono un buon punteggio di performance, con una punta di eccellenza in un’azienda del Lazio.


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