Dal governo

Previdenza: le possibili difficoltà nel futuro dell’Inps

di Claudio Testuzza

S
24 Esclusivo per Sanità24

Nel 2023 l’INPS ha liquidato ben 1.501.104 prestazioni : 1 ogni 39 abitanti. Un vero record europeo ! Di queste 837.399 sono trattamenti previdenziali Ivs (pensioni anticipate, invalidità previdenziale, vecchiaia e superstiti) pari al 55,8% del totale, di cui l’83,7% nel settore privato e il 16,3% nelle gestioni della pubblica amministrazione per un importo medio di 1.292 euro mensili, con una diminuzione media rispetto al 2022 del 4,1% e con una riduzione ancora più marcata per le sole categorie «anticipata e vecchiaia» (-5,5%). Le pensioni INPS vigenti al 1° gennaio 2024 sono 17.775.766, di cui 13.632.992 (il 76,7%) di natura previdenziale e 4.142.774 (il 23,3%) di natura assistenziale. L’esercizio 2023 si è concluso con un avanzo finanziario pari a 12.188 mln, derivante dal risultato di parte corrente (7.668 mln), e dal risultato in conto capitale (4.520 mln). Per effetto di tale risultato e della riduzione del debito nei confronti della Tesoreria statale, il patrimonio netto dell’Inps è passato da 23.221 mln di inizio esercizio a 29.784 mln al 31.12.2023. Le previsioni per gli anni a venire sarebbero possibili di un ulteriore miglioramento a patto che si riescano a limitare gli effetti su materie prime ed energia, di scenari geopolitici incerti e si investa in politiche attive per il lavoro o misure industriali tali da rilanciare la produttività e sanare il rapporto tra domanda ed offerta.

Tuttavia, nubi nere sembrano addensarsi sul futuro dell’Istituto. La previsione è doppia ed arriva da una parte dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto, oltre che dallo stesso Inps, e dall’altra dall’Ocse: “ Nell’arco di pochi anni, meno di 10, il bilancio dell’Inps, potrebbe sprofondare. Sarebbero allora guai grossi per tutto il sistema dello Stato sociale che regge l’Italia. Invecchiamento della popolazione e calo demografico, ma anche carriere frammentate e discontinue, sono al tempo stesso cause ed effetti di redditi (e quindi di contributi) sostanzialmente bassi” . Nel nostro Paese, ricordiamo, si registra uno dei tassi più bassi (insieme alla Spagna), con 1,2 figli per donna, superato in negativo solo dalla Corea che conta 0,7 figli per donna.Una tendenza rischiosa per il sistema di welfare, riscontrata in tutti i Paesi del mondo. Perché, avverte l’Ocse, mette in pericolo la prosperità delle generazioni future. A livello nazionale emerge ,infatti, ancora una volta, la crescente longevità dei cittadini italiani. Nel 2050, ha spiegato il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, gli over 65 rappresenteranno fino al 35% della popolazione e questo determina la necessità di ripensare il sistema del welfare cogliendone l’opportunità occupazionale legata alla cosiddetta “silver economy”. La combinazione di longevità e bassa fecondità, provoca la cosiddetta inversione della piramide delle età, che non riuscirà ad essere bilanciata dai flussi migratori. Se nulla cambierà, la situazione patrimoniale muoverà in possibile passivo : da +29 miliardi nel 2023 a -45 miliardi nel 2032! L’Inps si è affrettato a rassicurare che i dati non sono numeri inediti. Nessun allarme attuale, dunque. Lo scenario prospettato potrebbe prendere forma solo in assenza di efficaci politiche di contrasto. Per evitare il tracollo dell’Inps bisogna quindi rafforzare le politiche del lavoro mirate a mettere in gioco i bacini occupazionali ancora ampiamente sottoutilizzati. Vale a dire le donne, i giovani, il Meridione. E occorre un’attenta politica di gestione dei flussi migratori, che in questo contesto demografico possono rappresentare una risorsa. Ma intanto, altro possibile problema per il futuro, la Procura della Corte dei conti ha attivato un’attenta analisi sull’Istituto previdenziale in merito ai suoi comportamenti relativi alle truffe legate al reddito di cittadinanza. Dal rapporto annuale della Corte dei Conti sulla gestione dell’Inps e dai report di audit emerge che il 50 % delle persone che hanno ottenuto il reddito di cittadinanza non ne avevano i requisiti. Si è scoperto che una persona su due faceva auto dichiarazioni false per ottenere i soldi. Un danno di 1,7 miliardi di euro stimato dalla Corte dei Conti : 900 milioni tra il 2019 e il 2020 e 800 milioni tra il 2021 e 2022. A questi si aggiunge la voragine dei bonus edilizi e relative truffe per circa 17 miliardi. Quando è partita la misura nel 2019 non era stato previsto nessun controllo preventivo e l’erogazione avveniva automaticamente solo sulla base dei dati auto dichiarati mentre i controlli venivano fatti successivamente e solo su segnalazione delle forze dell’ordine o dell’autorità giudiziaria. In questo 50% c’è di tutto, dai criminali e usurai ai finti nullatenenti, da chi dichiarava di aver ricevuto una riduzione dell’orario di lavoro, a chi dichiarava di aver perso il lavoro con contratto indeterminato.

La Corte dei conti chiede all’INPS chiarimenti sui mancati controlli sulle domande di assegnazione del reddito di cittadinanza. È evidente che si attendeva che prima o poi la magistratura della Corte dei conti, ma probabilmente anche le Procure penali, avrebbero messo gli occhi sull’attribuzione di somme rilevanti a soggetti privi dei previsti requisiti. Ed, in particolare, verso coloro che lo hanno concesso senza esperire i necessari accertamenti, cioè i funzionari dell’Inps addetti a questo particolare servizio.

A suo tempo il Consigliere della Corte dei conti, Antonio Buccarelli, delegato al controllo dell’Istituto, aveva già tempestivamente segnalato le criticità implicite nella generalizzata autocertificazione dei requisiti di legge presentate dagli interessati e non assoggettate a verifiche. Secondo ulteriori indagini svolte in questi mesi dalla stessa Corte dei conti e dalle altre Procure coinvolte si ipotizza che l’indebita erogazione di Reddito possa aver raggiunto cifre attorno agli 8-10 miliardi di euro. Resta da capire ora quali formulazioni finali saranno fatte dai giudici contabili e quali ripercussioni potrebbero esservi nella gestione patrimoniale dell’INPS .


© RIPRODUZIONE RISERVATA