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Aids, nel 2016 ancora in calo con 3.451 nuove diagnosi. Al via una campagna della Salute

di Ernesto Diffidenti

Nel 2016, per il quarto anno consecutivo, sono diminuiti i nuovi casi di Aids. Lo scorso anno state registrate 3.451 nuove diagnosi di infezione da Hiv: un dato che pone l'Italia a parità della Grecia al tredicesimo posto tra le nazioni dell’Unione europea. L’aggiornamento dei dati è stato fornito questa mattina nel corso della presentazione della campagna di comunicazione per la lotta contro l’Aids lanciata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin con i testimonial Dario Vergassola e Giulia Michelini.

Nel 2015 i nuovi ammalati erano stati 3.549, in diminuzione dai 3.796 del 2014. Il picco più recente era stato registrato nel 2012 con 4.140 casi positivi. Anche l'incidenza su ogni 100mila residenti è scesa da 7 del 2012 agli attuali 5,7 casi. «Le diagnosi sono in diminuzione - ha sottolineato Lorenzin - ma esiste il problema della prevenzione poiché è diminuita anche la percezione del rischio soprattutto tra i ragazzi». E’ fondamentale, dunque, «promuovere comportamenti di autoprotezione per sé e per il partner, nonché aumentare la consapevolezza nelle persone di tutte le età».

«Negli anni si osserva un aumento dell’età media della diagnosi - sottolinea Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Iss - nonché un cambiamento delle modalità di trasmissione: diminuisce la proporzione di consumatori di sostanze per via iniettiva, ma aumenta la proporzione dei casi attribuibili a trasmissione sessuale, in particolare tra maschi che fanno sesso con maschi». Le regioni con l’incidenza più alta di casi positivi sono state nel 2016 il Lazio, le Marche, la Toscana e la Lombardia, mentre sono in maggioranza i maschi ad essere colpiti (76,9% lo scorso anno). L’età media in cui si scopre la malattia è di 39 anni per i maschi e di 36 anni per le femmine anche se l’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (14,7 nuovi casi ogni 100.000 residenti di età 25-29 anni).

Nel 2016, segnala il dossier del ministero della Salute, «la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv era attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che
costituivano l'85,6% di tutte le segnalazioni». Ma, secondo la Salute, il dato più preoccupante è che il 35,8% delle persone con una nuova diagnosi di Hiv è di nazionalità straniera (per il 65,5% eterosessuali), dunque potenzialmente in crescita in virtù dei flussi migratori. Il 30,7% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da Hiv ha eseguito il test per la presenza di sintomi, il 27,5% in seguito a un comportamento a rischio e il 12,2% in seguito a controlli di routine. «Nell'ultimo decennio - sottolinea il rapporto - è aumentata la proporzione delle persone con nuova diagnosi di Aids che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere Hiv positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di Aids, passando dal 20,5% del 1996 al 76,3% del 2016».

La campagna di comunicazione, lanciata in vista del 1° dicembre quando si celebra la Giornata mondiale per la lotta all’Aids ha, dunque, l’obiettivo «di ricordare a tutti che l’Hiv e le altre infezioni sessualmente trasmesse sono più di diffusi di quanto si pensi e che è necessario adottare un atteggiamento responsabile nei confronti della propria ed altrui salute proteggendo se stessi e gli altri da contagio».


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