Lavoro e professione
Parte l’Osservatorio civico sulla professione infermieristica targato Ipasvi-Tdm Cittadinanzattiva
di Red. San.
Quella dell'infermiere in realtà è tra le professioni sanitarie più vicine ai cittadini. E lo dimostrano con la loro disponibilità che, secondo i dati rilevati da Cittadinanzattiva attraverso il recente Monitoraggio civico sull'assistenza sanitaria territoriale è riconosciuta dal 59,52% dei cittadini: all'interno del servizio ADI, 7 su 10 infermieri sono reperibili nella fascia oraria della mattina, più di qualunque altra professione sanitaria, medici compresi.
Ma come tutte le professioni sanitarie, colpite pesantemente dai blocchi del turn over e quindi senza ricambio di organici, sempre più ridotti, i dati che li riguardano – questa volta rilevati nel Rapporto Pit Salute - parlano anche di scarsa assistenza infermieristica e medica nel 35,1% dei casi e, peggio, in ospedale il 18,4% è considerato responsabile di comportamenti “poco umani” (13,7% del 2014 e inferiore a quello dei medici: 50,5%).
Carenza di organici: mancano all’appello 50mila infermieri
«Colpa non solo di ritmi di lavoro che di umano hanno ben poco – commenta la presidente Ipasvi, Barbara Mangiacavalli – ma anche del fatto che quasi nella totalità dei casi un infermiere deve lavorare almeno per due, vista la carenza di organici e la scarsa disponibilità organizzativa delle aziende. Abbiamo denunciato noi per primi la carenza di almeno 50mila infermieri di cui circa 20mila in ospedale e gli altri sul territorio. I blocchi del turn over e le politiche di risparmio di spesa finora hanno provocato in questo senso seri danni all'assistenza e lo dimostra il fatto che il Pit salute ha rilevato le lamentele dei pazienti che non trovano infermieri (ma non solo) a sufficienza in ospedale. Se poi alla carenza di organici si somma l'obbligo, finora spesso disatteso, di rispettare le norme europee sull'orario di lavoro, il mix diventa micidiale per garantire servizi e assistenza di qualità e tempestiva come spesso i bisogni dei pazienti richiedono”.
Nursing e nodo cronicità
Proprio per questo è partito in questi giorni l'Osservatorio civico sulla professione infermieristica, grazie alla collaborazione tra Federazione Ipasvi e Cittadinanzattiva.
Il contesto in cui si colloca l'iniziativa è quello secondo il quale Cittadinanzattiva vede nella professione infermieristica un importante ruolo nel processo di offerta e garanzia di salute ai cittadini.
Nel futuro della sanità, a fronte dei bisogni di salute della popolazione e in particolare della domanda di cura delle fasce più fragili, gli infermieri sono chiamati ad esercitare un ruolo sempre più incisivo, basato sulla sinergica collaborazione con i medici e gli altri professionisti sanitari, che riconosca le professionalità acquisite, e capaci di contribuire ad innalzare la qualità della risposta assistenziale ai cittadini.
«Siamo convinti che la capacità di risposta del Ssn alle aspettative e ai bisogni assistenziali dei cittadini - ha dichiarato Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva - soprattutto nel caso della cronicità e non autosufficienza, possa e debba migliorare, anche attraverso un maggior investimento e valorizzazione della professioni che sono cresciute negli anni, come quella infermieristica, già previsto in vari atti di programmazione. Oggi l'infermiere è un professionista laureato, che ha sviluppato competenza ed esperienza che gli permettono di essere una risorsa importante anche per sostenere l'innovazione organizzativa che il Ssn è chiamato a realizzare, a partire ad esempio dall'attuazione del Piano Nazionale della Cronicità».
Invece ci si confronta ancora con cronica carenza di personale infermieristico, oltre che di altri professionisti, gestito con “minutaggi” e “tempari” che incidono sul tempo e sulla qualità del tempo dedicato al paziente, sulla qualità e accessibilità alle cure e ai servizi e sui costi privati che quindi i cittadini devono sostenere per l'assistenza di cui necessitano. È evidente che c'è un gran bisogno di riallineare le politiche pubbliche con i bisogni dei cittadini. Anche la comunicazione, la relazione e l'umanizzazione dell'assistenza sono ambiti sui quali è necessario lavorare di più e non possono certo essere marginali o trascurati.
Gli obiettivi dell’Osservatorio
1. Riconoscere il valore della professione infermieristica e renderla ancor più strategica;
2. far fare un ulteriore passo in avanti nel rapporto tra infermiere e cittadino, cercando di intercettare criticità e aspettative di questi ultimi;
3. trovare comuni linee strategiche di azione che possano orientare la professione verso la migliore qualità dell'offerta.
L'Osservatorio prevede un'indagine civica di natura esplorativa (target cittadini e pazienti) che punterà a raccogliere dati su diversi aspetti quali ad esempio: ambito relazionale, educativo, professionale, gestionale ed etico (es. “prestazioni richieste agli infermieri, “forza lavoro e percezione della qualità delle prestazioni ricevute”, “competenze”, “gestione della relazione” ecc.)
È stato predisposto un questionario da parte dell'Agenzia di Valutazione civica (AVC) di Cittadinanzattiva con la collaborazione dei rappresentanti di Associazioni dei pazienti, società scientifiche e Ipasvi, i cui risultati saranno raccolti in un rapporto che sarà presentato nei primi mesi del 2018.
Vicini al paziente
Gli infermieri sono, secondo i dati di Cittadinanzattiva già sopra citati, i più presenti nelle cure domiciliari: 84,31 per cento. Una presenza che secondo il monitoraggio dei servizi sul territorio “Fuori dall'Ospedale dentro le Mura Domestiche”, di Cittadinanzattiva, è seguita al 73,87% da medici di famiglia e pediatri di libera scelta.
E non è solo un fatto di presenza o reperibilità: a contribuire alla definizione della diagnosi, dopo i medici specialisti (85.71%) e quelli di famiglia (35.06%), sono proprio gli infermieri (7.79%), seguiti poi da psicologi (5.19%) e assistenti sociali (1.30%).
Ma i dati negativi sulla scarsa assistenza e la poca umanità non piacciono all'Ipasvi che vuole con lo strumento dell'Osservatorio mettere a fuoco il nodo del problema per affrontarlo come Federazione sul piano professionale, etico e deontologico: «La nostra professione – continua Mangiacavalli – ha come scopo: il rapporto coi pazienti. È per noi un elemento valoriale importante sia professionalmente che per il ‘patto col cittadino' che da anni ci caratterizza. Per noi è essenziale avere una relazione privilegiata con loro, per comprendere come ci vedono e come possiamo soddisfare nel modo migliore i loro bisogni di salute. Per questo abbiamo attivato l'Osservatorio civico».
«L'Osservatorio civico sulla professione infermieristica, nasce proprio come un programma partecipato da cittadini e infermieri per individuare in modo condiviso i nodi critici e le azioni di miglioramento sui quali lavorare tutti insieme», ha concluso Aceti. «Apprezziamo la scelta della Federazione Ipasvi per aver deciso di mettersi in gioco e per aver voluto mettere davvero al centro della propria professione il bisogno dei cittadini e auspichiamo che lo stesso percorso possa essere compiuto anche con altre figure professionali».
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