Dal governo

Licenziamenti sprint, ecco le nuove regole per la Pa. Atteso per stasera il via libera del Cdm

di Gianni Trovati

Con l'approvazione definitiva del decreto correttivo prevista questa sera in consiglio dei ministri si completa il cantiere delle regole della riforma Pa scritte per contrastare l'assenteismo negli uffici pubblici. In particolare, il provvedimento che sarà varato dal governo blinda le procedure sprint, da chiudere entro 30 giorni, per la sospensione prima e il licenziamento poi di chi timbra l'entrata e poi non va in ufficio.
Del licenziamento in 30 giorni per i dipendenti pubblici assenteisti colti in flagrante si parla da oltre un anno perché il decreto sul tema, uno dei primi a essere approvato nel ricco pacchetto attuativo della delega Madia, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 giugno del 2016. A imporre il correttivo che taglia il traguardo stasera non sono particolari errori del primo provvedimento, ma la sentenza costituzionale 251 del 2016, depositata a fine novembre, che ha imposto di ottenere l'intesa con Regioni ed enti locali, e non il più semplice “parere”, per tutte le materie che riguardano competenze territoriali. Il correttivo in via di approvazione, del resto, non modifica l'impianto del provvedimento iniziale, ma grazie all'intesa serve a evitare il rischio di ricorsi contro le procedure avviate in base al vecchio provvedimento (i cui effetti vengono fatti salvi dal nuovo).

Falsa attestazione
Prima di tutto, i due decreti estendono il concetto di “falsa attestazione” della presenza in servizio, che in base alle nuove regole si manifesta quando viene messa in atto “qualunque modalità fraudolenta” per certificare che il dipendente è in ufficio quando in realtà è altrove. La notazione, apparentemente tautologica, è stata pensata per evitare battaglie di lana caprina su comportamenti sostanzialmente fraudolenti del dipendente interessato.

Entro 48 ore
Il primo passaggio della marcia a tappe forzate che deve portare al licenziamento dell'assenteista colto sul fatto è la sospensione, che deve essere “immediata” e non può tardare oltre le 48 ore dal fatto. A deciderla può essere il responsabile del servizio in cui il dipendente lavora oppure il capo dell'ufficio dei procedimenti disciplinari: dipende da chi viene per primo a conoscenza del problema.

Entro 15 giorni
Insieme alla sospensione, al dipendente va inviata la contestazione scritta con la convocazione presso l'ufficio dei procedimenti disciplinari. Per garantire il diritto alla difesa, la convocazione deve essere messa in calendario per almeno 15 giorni dopo. Visti i tempi strettissimi dell'intero procedimento, le due settimane diventano di fatto un termine massimo, necessario a stare nei 30 giorni pensati per chiudere la pratica. Un rinvio, al massimo di cinque giorni rispetto alla data di convocazione, può essere concesso se il lavoratore interessato certifica un impedimento “grave, oggettivo e assoluto”.

Entro 20 giorni
Entro 20 giorni dal l'avvio del procedimento disciplinare (qui interviene la prima modifica del correttivo, perché nel decreto originario i giorni di tempo erano 15) l'ente deve denunciare il lavoratore alla Procura regionale della Corte dei conti, che deve verificare i presupposti del danno all'immagine causato dal comportamento dell'assenteista (si tratta della ricaduta erariale classica in questi casi).

Licenziamento entro 1 mese
In 30 giorni, e questo è il succo del provvedimento, il dipendente pubblico assenteista deve essere licenziato

Entro 110 giorni
Nei 90 giorni successivi alla denuncia, che deve intervenire come detto entro 20 giorni dal fatto, la Corte dei conti deve inviare al dipendente l'invito a dedurre, che rappresenta l'equivalente contabile di quello che nel processo penale è l'avviso di garanzia

Entro 150 giorni
In cinque mesi (erano quattro secondo il decreto originario) deve chiudersi anche l'azione di responsabilità carico del dipendente.

Termini flessibili
Una clausola delle norme spiega che la violazione dei termini non fa decadere l'azione di responsabilità. Apparentemente si tratta di una contraddizione, perché dopo tutta l'enfasi posta sulle scadenze si dà la possibilità di non rispettarle. In realtà la precisazione serve a evitare che qualsiasi intoppo, magari propiziato da tattiche difensive dilatorie, rischi di far cadere le sanzioni salvando l'assenteista immortalato mentre timbra l'entrata e poi esce dall'ufficio.

I dirigenti
Per evitare incertezze o ritardi, comunque, le nuove regole promettono il licenziamento e la responsabilità disciplinare anche per i dirigenti che, venuti a conoscenza dell'episodio di assenteismo, non fanno partire il meccanismo che porta alla sospensione e poi al licenziamento del dipendente.


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