Dal governo
Il Governo comincia a navigare tra l’ironia dell’opposizione e i mal di pancia degli esclusi
di Ernesto Diffidenti e Lucilla Vazza
«Come si può vedere dalla sua composizione, il governo proseguirà nell'azione di innovazione dell’Esecutivo Renzi». È con questa promessa che Paolo Gentiloni, dopo aver sciolto la riserva da Presidente del Consiglio incaricato, inizia il suo mandato. Ad una prima scorsa alla lista dei ministri si vede che sostanzialmente la squadra dell'esecutivo è confermata. Cambia ruolo Maria Elena Boschi, adesso sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, cambia ruolo Luca Lotti, neo ministro della sport. Una novità anche Angelino Alfano agli Esteri, assoluta new entry di Valeria Fedeli alla Pubblica Istruzione. Stefania Giannini invece resta fuori.
Rimasta fuori dalla lista dei ministri, la componente di Ala e Scelta civica alza la voce e minaccia di togliere la fiducia al nascente governo Gentiloni, che rischia grosso soprattutto al Senato dove, Denis Verdini potrebbe essere decisivo. Allo stato, almeno sulla carta, Gentiloni può contare su una maggioranza variabile tra i 160 e 170 voti, ma con 18 senatori e 16 deputati Verdini potrà rendere difficile la vita al nuovo esecutivo, dando battaglia sui singoli provvedimenti. Se lo strappo consumato oggi non si dovesse ricomporre, dunque, ancora una volta sarà determinante il pallottoliere.
Paolo Naccarato, senatore del gruppo Grandi Autonomie e libertà, getta acqua sul fuoco e assicura: «Mi dispiace che Verdini ed il gruppo Ala non voteranno la fiducia al governo. Per quanto ne so, il governo non avrà alcun problema di numeri in relazione al voto di fiducia anche senza il loro apporto».
Fino ad ora Verdini è sempre stato leale alla maggioranza renziana. A cominciare dal ddl Boschi che nel gennaio scorso (con 180 sì, 112 no e un astenuto) è stato approvato grazie ai suoi voti e a quelli dei tosiani.
Nei primi commenti l’ironia dell’opposizione
«Nasce il governo Renziloni. Più Renzi meno Gentiloni. Niente di nuovo, anzi qualcosa di peggiore! Non credo volessero questo gli italiani che hanno votato il 4 dicembre», afferma Giovanni Toti, consigliere politico di Silvio Berlusconi e presidente della regione Liguria. «Il governo Gentiloni è un Renzi-bis, vedo più attaccamento alla poltrona che attaccamento
all'Italia» dice Raffaele Fitto, leader dei Conservatori e Riformisti, promotore della Convenzione Blu.
Deputati M5S: Lorenzin ministro per tutte le stagioni del consociativismo
«È l’“highlander” della XVII Legislatura: cambiano i governi ma lei, inossidabile, resta piantata sullo scranno del ministro della Salute . Evidentemente oltre a garantire equilibri politici, Lorenzin è anche il soggetto più indicato per realizzare la progressiva e sotterranea operazione di smantellamento del nostro Servizio Sanitario Nazionale e di negazione del diritto alla salute» tuonano i deputati Cinque Stelle della Commissione Affari Sociali.
Anche Stefano Fassina di Sinistra italiana boccia il Governo: «È nato il Renzi bis, presieduto da Paolo Gentiloni, nell'assoluta indifferenza rispetto al voto referendario del 4 dicembre. La composizione dell'esecutivo rende ancora più evidente la necessità e l'urgenza del voto».
«Avevamo chiesto a Paolo Gentiloni discontinuità - afferma dal canto suo Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati -. Leggiamo invece lista ministri di un Renzi-bis: attaccati alla poltrona. Maria Elena Boschi più di tutti». Ancora più duro il leader leghista, Matteo Salvini: «Non ho parole. Alfano, dopo aver riempito l'Italia di immigrati, è promosso a ministro degli Esteri: ve li vedete lui e Gentiloni a trattare con Trump e Putin? E poi confermati Boschi e Madia, Padoan e Pinotti, Martina e Lorenzin. Non è un governo, è un'ammucchiata di poltronari. #votosubito».
Più cauto l’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani : «La stabilità la garantiamo perché siamo responsabili. Ma sui provvedimenti ci devono convincere». Esplicito, invece, il sostegno
del capogruppo del senatori del Pd, Luigi Zanda: «I miei migliori auguri di buon lavoro al presidente del Consiglio Gentiloni e al suo Governo. Il nuovo Governo si presenterà alle Camere per avere la fiducia. Dopo averla ricevuta alla Camera dei deputati, la otterrà certamente e senza incertezze anche al Senato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA