Dal governo
Manovra 2017, dalle Regioni stop ai bonus sui farmaci
di Ro. M.
Giù il tetto della convenzionata e su quello per gli acquisti diretti. Ritocco verso l’alto per la quota di payback da parte delle industrie farmaceutiche in caso di sfondamento della spesa ex ospedaliera per compensare i maggiori oneri a carico delle regioni sui farmaci innovativi. Nessuno tocchi le gare in equivalenza terapeutica delle centrali di acquisto. E sulle gare per i farmaci biologici a brevetto scaduto per i quali siano presenti sul mercato i relativi farmaci biosimilari, niente stravolgimenti del codice degli appalti. Sono questi in estrema sintesi i contenuti degli emendamenti al capitolo farmaci della Manovra 2017 proposti alla Camera dalla Commissione Salute delle Regioni. Un contro-pacchetto che mira di fatto a ridurre i bonus per la farmaceutica previsti dall’articolo 59 del Ddl di bilancio.
Fari puntati in particolare sulla definizione in capo all’Aifa dei criteri per la valutazione dell’innovazione. In caso di saturazione dei due fondi da 500 mln previsti per oncologici e innovativi, infatti, «assisteremo ad una riduzione della spesa attribuibile ai tetti di spesa - sottolineano le Regioni - per un valore pari ad 1 miliardo e pertanto una perdita per le regioni di circa 500-600 milioni».
Dunque , «Al fine di compensare i maggiori oneri a carico delle regioni potrebbero essere ipotizzabili delle misure correttive quali, ad esempio la ridefinizione di una quota di pay back da parte delle aziende farmaceutiche per lo sfondamento della spesa per acquisti diretti nella misura del 75% anziché del 50 % e la riduzione del tetto per la farmaceutica convenzionata dal 7,96% al 7,00 % e contestuale incremento del tetto per gli acquisti diretti dal 6,89 a 7,85».
Ma le Regioni vogliono anche blindare i risparmi sugli acquisti centralizzati. «L'eliminazione della possibilità alle centrali di acquisto di eseguire gare in equivalenza terapeutica - spiegano - oltre ad essere in evidente contrasto con le più elementari leggi del mercato e della concorrenza, impedisce alle regioni di poter acquisire economie valutabili, su base annua, a livello nazionale dell'ordine di 500-1.000 milioni di euro».
Frenata anche sulle gare che riguardano i biologici a brevetto scaduto. «Non è noto il motivo per cui si debba stravolgere il codice degli appalti - osservano - per una fattispecie specifica di beni che, fra l'altro hanno usufruito di una esclusività commerciale per oltre 20 anni».
E aggiungono: «A questo proposito è solo il caso di segnalare che sono in scadenza nei prossimi anni molti farmaci biologici fra i quali epoetina beta, ,interferon alfa, trastuzumab, rituximab, adalimumab, darbepoetina, bevacizumab ed altri che hanno già perduto la copertura brevettuale come epoetina alfa, somatropina, filgrastim, infliximab, insulina glargine, follitropina, etanercept con un fatturato complessivo anno di circa 1,4 miliardi di euro. L'attivazione di procedure concorrenziale potrebbe portare economie non inferiori al 25-35 % con un risparmio non inferiore a 400 milioni di euro».
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