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Lea 2022: i dati migliorano ma sono solo 13 le Regioni promosse. Al top E. Romagna, Toscana e Trento. V. d’Aosta “bocciata”. Veneto ed E. Romagna “eccellenti”. Schillaci: «Ampi margini di miglioramento, da 2024 indicatori core salgono a 25»

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Tredici Regioni promosse, una bocciatura sonora e sei amministrazioni ancora inadeguate in almeno un’area assistenziale. Con Emilia Romagna prima in prevenzione (punteggio di 96,1 su 100), Toscana al top nell’area distrettuale (cure territoriali) con 96,4 e Provincia autonoma di Trento capolista con 98,3 punti su 100 nelle performance degli ospedali. Valori “di eccellenza” in tutte e tre le aree e in miglioramento per il Veneto così come “eccelle” anche l’Emilia Romagna.
Questa la “classifica” messa nero su bianco dall’ultimo monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza – le cure che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini da Sud a Nord del Paese - relativo all’anno 2022 e presentato dal ministero della Salute a Roma per poi essere trasmesso al Parlamento. Una valutazione basata sul Nuovo sistema di garanzia (Nsg), architettura di 88 indicatori - 16 per la prevenzione e la sanità pubblica, 33 per l’assistenza distrettuale e 24 per quella ospedaliera, 4 di contesto per la stima del bisogno sanitario, 1 di equità sociale e 10 per il monitoraggio e la valutazione di 6 percorsi diagnostico-terapeutici – che quest’anno per la prima volta dopo l’istituzione nel 2019 esce dalla sperimentazione (prorogata durante gli anni del Covid) e fa scattare - per le Regioni promosse dal Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Lea sul solo pacchetto dei 22 indicatori “core” che può includere a rotazione anche le voci “no core” - l’accesso alla quota integrativa del Fondo sanitario nazionale.
«Il Comitato Lea aggiornerà annualmente il pacchetto di indicatori “core” che costituiscono lo strumento di punta per la premialità del finanziamento integrativo del Ssn legata alla verifica dell’assistenza erogata - ha spiegato il ministro della Salute Orazio Schillaci -. A partire dal 2024 il numero di indicatori core passerà da 22 a 25 per rendere il sistema sempre più efficace e puntuale nella valutazione. Il Nsg rappresenta uno strumento per verificare la capacità delle Regioni di garantire il diritto alla tutela della salute dei cittadini e per indirizzare la programmazione sanitaria, per aumentare qualità ed efficacia del Ssn. I dati ci dicono che c’è ancora molto da lavorare sugli screening oncologici, caratterizzati ancora da alta variabilità regionale, sugli stili di vita, sui tempi d’attesa per le prestazioni ambulatoriali e sugli alti tassi di ospedalizzazioni. Su questo fronte abbiamo messo in campo misure importanti tra cui i provvedimenti per abbattere le liste d’attesa e potenziare le reti di assistenza territoriale e ospedaliera che stiamo portando avanti nell’ambito del Pnrr. Stiamo affrontando sfide che erano in sospeso da anni e lo stiamo facendo attraverso un confronto ampio e aperto con tutti gli stakeholder», ha concluso Schillaci.
«Nel 2022 c’è un miglioramento ed è il segno della vera uscita dal Covid - dichiara il Dg della Programmazione sanitaria Americo Cicchetti -: è il primo anno in cui il sistema è realmente vigente e cogente per le Regioni e vediamo un miglioramento rispetto ai precedenti due anni in cui l’Nsg era sperimentale. C’è stato un progressivo recupero e questo vale mediamente per tutte le Regioni. Per esempio sulla parte ospedaliera non abbiamo realtà al di sotto della soglia. Prevenzione e territorio invece sono quelli che crescono meno: del resto sull’ospedale abbiamo individuato da tempo con il Dm 70 degli standard molto rigidi, che anche se criticati in definitiva hanno portato a una disciplina. Laddove invece degli standard mancano, come sui vaccini per gli adulti in cui ogni Regione fa da sé, le performance calano. Sul territorio, dove gli standard sono stati fatti nel 2022 con il Dm 77, c’è ancora da attendere».
I risultati del sottoinsieme “core”. Complessivamente, con performance in generale miglioramento, nel 2022 raggiungono la sufficienza superando la soglia dei 60 punti le Regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Pa di Trento, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Puglia e Basilicata. Bocciata in tutte e tre le macro aree la Valle d’Aosta. Mentre Calabria, Sicilia e Sardegna sono sotto la sufficienza nelle due macro aree della prevenzione e del distretto. Infine, si legge nel report sui Lea 2022, Bolzano, Abruzzo e Molise vanno sotto i 60 punti nell’area della prevenzione.
Tra le zone più “grigie”, per la prevenzione spiccano le coperture vaccinali nei bambini (al di sotto dei valori ottimali nella maggior parte delle Regioni) e la copertura delle attività di controllo degli alimenti, critica in Campania e Valle d’Aosta e in peggioramento in diverse Regioni. “Critico” al Sud l’indicatore sintetico sugli stili di vita (in lieve peggioramento medio rispetto al 2021), ma restano stabili - e non è una buona notizia perché si attestano su coperture mediamente inferiori al 50% - i tassi di copertura per gli screening oncologici con dati decisamente critici al Sud.
Nella macro area distretto, l’indicatore dei ricoveri prevenibili per complicanze del diabete, della Bpco e dello scompenso cardiaco ha invece un punteggio positivo in tutte le Regioni, proxy della capacità del sistema sanitario di cogliere in modo appropriato i bisogni sanitari e di prendere in carico i pazienti cronici. Critico al Sud e Isole l’indicatore sulla tempestività di risposta del sistema di emergenza-urgenza e performance del 118, ma il dato è in generale miglioramento.
In peggioramento i tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali in 11 Regioni, mentre aumenta ovunque il consumo di antibiotici (dato-sentinella della iper prescrizione), con valori più alti in Campania (oltre 7.100 dosi definite giornaliere) per mille abitanti e Abruzzo (circa 6.900 DDD per mille abitanti).
In tema di assistenza domiciliare, i punteggi sotto soglia interessano Calabria, F.V. Giulia e Valle d’Aosta. Migliora però, stando al report, l’indicatore sintetico relativo all’assistenza agli anziani non autosufficienti in Rsa, anche se con valori estremamente eterogenei e con gradiente Nord-Sud. In miglioramento (ma c’è la sufficienza solo in 8 Regioni) anche il dato dei deceduti per tumore assistiti dalla Rete delle cure palliative.
Per l’ospedale, crescono i tassi come riportato anche dagli ultimi dati Sdo ma non si raggiungono i livelli pre Covid. Da tempo per questo indicatore tutte le Regioni raggiungono i punteggi massimi. Qualche dettaglio: in lieve miglioramento la proporzione di inteventi per tumore maligno del seno eseguiti in reparti con oltre 135 operazioni l’anno (ma Bolzano è sotto-soglia); stabile l’indicatore di appropriatezza del setting assistenziale. I dati negativi: 10 Regioni peggiorano e 9 si piazzano sotto soglia (da Molise, Calabria e Sardegna i valori più inadeguati) per la percentuale di over 65 operati per frattura del collo del femore entro le 48 ore in regime ordinario; mentre per i cesarei si conferma il gradiente Nord-Sud e nelle strutture con oltre mille parti annui si assiste a un peggioramento del dato in 14 Regioni.


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