Aziende e regioni

Anziani, l’assistenza residenziale declinata in Ra e Rsa

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Le prestazioni socio-sanitarie sono tutti quegli interventi di cura e assistenza che racchiudono insieme entrambe le componenti, quella sanitaria e quella sociale in un unicum inscindibile. La logica di base è quella di garantire, in tutti gli spazi di vita, un riferimento, un punto di appoggio per chi ne dovesse sentire la necessità.
Con l’ottica di essere ricettivi l’orientamento a costruire servizi pronti a recepire i bisogni inespressi guida diversi enti, che nel recente processo di accorpamento dei servizi sociali cittadini reggono il rischio, in particolar modo per gli anziani, di un allentamento nelle relazioni di aiuto istituzionali. Se l’accorpamento risponde dunque a logiche manageriali, il venire meno della prossimità e della territorialità dei servizi può limitare la possibilità di accesso di chi non è più autonomo negli spostamenti e non ha una rete familiare o amicale su cui contare. La condizione economica ha delle dirette ricadute su diverse dimensioni dell’esistenza, dalla salute all’abitare, che nel loro intreccio producono situazioni drammatiche per cui gli anziani possono cadere in una spirale di povertà e disagio, con aumentati rischi di perdere la casa e di comprometterne la salute.
Per le persone con malattie croniche o in condizioni di fragilità non autosufficienti (non solo anziani), che non hanno la possibilità di curarsi a casa a causa della gravità delle loro condizioni di salute o perché non hanno alcun supporto di familiari, amici o assistenti per le necessità quotidiane, il Servizio sanitario nazionale prevede la possibilità di essere ospitate in strutture residenziali non ospedaliere.
L’assistenza residenziale rientra nei Lea - Livelli essenziali di assistenza - ma cambia da una Regione all’altra. Sono, infatti, diversi i criteri di accreditamento delle Rsa e persino i nomi (Rsa, Ra e altre sigle), come pure le modalità per accedervi e le tariffe a carico degli ospiti che possono dipendere dal reddito o dall’intensità dell’assistenza. La differenza tra Rsa e Casa di riposo consiste, essenzialmente sulla condizione che, sebbene entrambe le strutture forniscano assistenza e supporto h/24, tuttavia le Rsa dispongono della presenza costante di personale sanitario, un medico e, generalmente, un infermiere ogni 5 assistiti e un terapista ogni 40.
La casa di riposo accoglie, invece, soggetti almeno parzialmente autosufficienti, che non necessitino di assistenza medica continua, ma unicamente di eventuali cure infermieristiche.
Normalmente, la Asl autorizza il ricovero nelle strutture collocate nel territorio della Regione. Solamente in casi particolari si può chiedere l’autorizzazione ad entrare in una struttura di una Regione diversa.
Attualmente sull’intero territorio nazionale sono presenti 12.576 presidi residenziali per un ammontare di circa 414mila posti letto, ovvero 7 ogni mille persone residenti. Il computo complessivo naturalmente riguarda tutte le diverse tipologie di strutture, rivolte a una molteplicità di soggetti: anziani autosufficienti e non, minori, vittime di violenze, disabili, soggetti con dipendenze e così via.
In base ai dati del ministero della Salute riferiti al 2021, sono 3.664 le strutture sanitarie che assistono gli anziani, di cui 222 pubbliche e 3.442 private accreditate. Attualmente secondo gli ultimi dati Istat, il 75% delle strutture residenziali è affidato a privati e, tra questi, ben il 51% è composto da enti no-profit. Sul numero totale di ospiti presenti al primo gennaio 2022, pari a 356.556, gli anziani (65anni e più) rappresentano oltre i tre quarti del totale, vale a dire poco meno di 267mila persone. Di questi, l’80% (circa 215mila unità) si trova in una condizione di non autosufficienza. Per quanto riguarda il numero dei posti letto, l’Istat rileva il solito divario tra Nord e Sud: si va dai 31 posti letto ogni mille residenti anziani nel Nord-est, ai 5-6 ogni mille nel Meridione!
Scegliere una struttura residenziale pubblica o privata convenzionata col Servizio sanitario regionale può sembrare relativamente facile. In genere l’elenco delle Rsa accreditate è disponibile sul sito della Regione o Asl. Se invece, anche a causa delle lunghe attese, si sceglie una struttura totalmente privata (si pagano anche le prestazioni sanitarie e, in media, la retta è di circa un centinaio di euro al giorno), il consiglio è di controllare se è autorizzata dalla Regione o dal Comune a svolgere l’attività, sia pure non in convenzione col Servizio sanitario regionale e, inoltre, va verificato se fornisce l’assistenza di cui si ha bisogno. In ogni caso è bene diffidare di strutture “anonime”. Nel corso di controlli ispettivi in oltre 6.500 Rsa, da gennaio 2022 ad agosto 2023, i Nas - Comando Carabinieri per la Tutela della Salute - hanno trovato una Rsa su tre non in regola.
Le prestazioni di tipo sanitario fornite nelle Rsa, pubbliche o private convenzionate, sono sempre gratuite per tutti gli ospiti, in quanto rimborsate alla struttura dal Servizio sanitario nazionale. Di regola, invece, la quota “alberghiera” (vitto, alloggio e altri servizi, per esempio di lavanderia), pari al 50% della retta, è a carico dei pazienti o delle famiglie, salvo casi particolari.
Se il paziente o i familiari non sono in grado di sostenere questa spesa la quota di compartecipazione può essere sostenuta dal Comune per gli assistiti al di sotto di un determinato reddito (Isee socio-sanitario) previa richiesta da presentare ai Servizi sociali del Comune di residenza. Ma ci sono casi in cui nulla è dovuto, cioè non va pagata nemmeno la parte alberghiera della retta, come ha ribadito una recente sentenza della Corte di Cassazione. In caso di pazienti ricoverati in Rsa gravemente malati di Alzheimer (e demenza senile) anche la retta alberghiera è a carico del servizio sanitario. E nulla può essere chiesto ai parenti - coniugi, figli o nipoti - anche se hanno sottoscritto un impegno di pagamento con la Rsa, considerato “nullo” dai giudici, i quali hanno disposto il rimborso degli importi pagati dai parenti.
Quante Rsa esistono. Le tipologie di residenze sanitarie assistenziali sono quattro e vengono classificate in base al livello di ricovero e ai trattamenti offerti e necessari ai pazienti.
Rsa intensive. Sono adatte a persone affette da gravi disabilità e instabilità clinica, che necessitano di assistenza costante e continuativa. Pazienti in stato vegetativo, in coma oppure che richiedono particolari cure come nutrizione attraverso sondino, catetere venoso oppure cannule.
Rsa estensive. Concepite per anziani che richiedono un’elevata assistenza sanitaria e la cui permanenza non deve superare i 60 giorni. Prevedono interventi medico-infermieristici tra cui il trattamento di lesioni da decubito, terapie endovenose, recupero funzionale e molto altro, il tutto volto al rientro dell’utente nel suo domicilio oppure presso una Rsa di mantenimento.
Rsa di mantenimento. Sono concepite per accogliere anziani o soggetti non autosufficienti che necessitano di essere ospitati in via definitiva all’interno di una struttura assistenziale.
Questa tipologia si suddivide in due categorie: le Rsa di mantenimento alto - “A”. Rivolte a persone per cui sono previste cure mediche e infermieristiche quotidiane, dialisi, somministrazione di terapie endovenose, recupero funzionale, somministrazione di nutrizione artificiale, cure per lesioni da decubito, e molto altro; le Rsa di mantenimento basso - “B”. Che offrono cure di mantenimento o percorsi riabilitativi, e si caratterizzano da basse o medie necessità a livello di tutela sanitaria.
Rsa estensive. Sono pensate per disturbi cognitivo comportamentali gravi. Questo tipo di Rsa si pongono l’obiettivo di offrire assistenza a soggetti affetti, per esempio, da demenza grave caratterizzata da disturbi comportamentali e per i quali sono previsti trattamenti specifici mirati.


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