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Depressione: colpito il 20% dei pugliesi, due terzi sono donne. Allarme preadolescenti (+15% in 10 anni)

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Anche in Puglia si registra un importante aumento di diagnosi di disturbi affettivi, quei disturbi che incidono sul tono dell’umore, spesso erroneamente sottovalutati. E soprattutto nelle donne. Molti di questi invece sono associati a patologie più gravi come la depressione, che – come nel resto d’Italia, colpisce il 20% della popolazione almeno una volta nella vita. In Puglia, facendo una semplice proporzione con i dati Istat, parliamo di circa 700 mila persone nella fascia 15-90 anni, in un rapporto di due a uno sfavorevole alle donne. Si tratta di dati noti, affiancati da una novità: un incremento in persone più giovani rispetto al passato. In 10 anni parliamo di un 15% circa. Gli esordi avvengono sempre prima: se un tempo il picco si verificava tra i 20 e i 25 anni, oggi già a 13-14 anni si registrano casi di depressione. Tra le cause della depressione, e dei suoi numeri in crescita, recentemente una è diventata oggetto di numerosi studi e ricerche: la correlazione con l’insonnia, sempre più diffusa anche in giovanissima età. Proprio di questi temi si è parlato questa mattina a Bari ad un corso, dedicato ai medici di famiglia e specialisti in psichiatria e neurologia, dal titolo “I disturbi affettivi nell’era dell’imprevedibilità”. L’evento, patrocinato dal Comune di Bari, è stato organizzato dalla Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) e da Fondazione Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere) con il contributo di Viatris, azienda globale che opera nell’ambito della salute. Tra i temi affrontati la depressione perinatale e post gravidanza, il rapporto tra mamma e bimbo, l’ansia di genere, l’ADHD nelle ragazze, i riflessi lavorativi e socioeconomici causati dalla depressione, con spunti oltre la medicina, come la lettura sulla rappresentazione dei disturbi affettivi della donna nel cinema. Il via ai lavori è stato dato dal Sindaco, Antonio Decaro, dall’assessore alla salute della Regione Puglia, Rocco Palese, e dal direttore del dipartimento di promozione della salute, Vito Montanaro.
“I temi affrontati oggi sono essenziali per il futuro dei cittadini, soprattutto per i cittadini del futuro: i nostri ragazzi – ha detto il vicesindaco di Bari, Eugenio Di Sciascio, che ha portato i saluti dell’amministrazione cittadina al convegno –. Questa ‘era dell’incertezza’ deve essere affrontata con una rete di assistenza e di ascolto, La città di Bari è impegnata quotidianamente in questo ambito, anche se le problematiche sono così tante e diffuse che per le Istituzioni è davvero difficilissimo riuscire a seguire tutte le necessità. Il Covid ieri, la guerra oggi alle porte dell’Europa, ci devono portare a prestare sempre più grande attenzione alla salute psichica e mentale”.
“I disturbi affettivi sono una delle principali cause di quella che noi chiamiamo ‘sindemia’ – spiega Claudio Mencacci, co-presidente della Sinfp e direttore emerito di psichiatria al Fatebenefratelli di Milano –. Una sorta di mix tra gli effetti ‘fisici’ della pandemia e ciò che essa ha provocato, tra cui altre patologie, sanitarie ed emozionali, con un forte impatto di natura sociale, ambientale, relazionale, acuite oggi dall’incertezza dominata da uno scenario internazionale di guerra molto vicino a noi e che ha toccato la nostra quotidianità”. “Con questa iniziativa – aggiunge la presidente di Fondazione ONDA, Francesca Merzagora – vogliamo quindi fornire ai medici una serie di informazioni e di strumenti utili ad affrontare con i loro pazienti questa fase storica davvero molto difficile e dalla quale si stava uscendo proprio nel momento in cui è scoppiata una guerra ai confini dell’Europa. Stavamo ricreando lentamente il nostro ‘luogo sicuro’ dopo la pandemia, e tutto è stato nuovamente messo in discussione, soprattutto per le categorie più indifese come le donne e gli adolescenti”.
“Le donne sono le più colpite perché nella loro vita si susseguono momenti in cui sono più vulnerabili a questo tipo di problemi – spiega Guido Di Sciascio, segretario nazionale Sinpf e direttore facente funzione del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL di Bari –. Pensiamo, ad esempio, all’ultimo trimestre della gravidanza (depressione perinatale) oppure ai circa 30 giorni successivi al parto (depressione post partum). Oppure anche al ciclo mestruale che espone la donna a maggior fragilità una volta al mese, infine alla menopausa. Per non dire dell’ansia di genere, legata alle differenze biologiche tra i due sessi, o delle difficoltà nei rapporti con i figli. Sono tutti contesti che fanno sì che la donna sia decisamente più a rischio depressione rispetto all’uomo. Il fatto veramente nuovo che stiamo osservando è un incremento in soggetti più giovani rispetto al passato. In 10 anni parliamo di un 20% in più. Gli esordi avvengono sempre prima: se un tempo il picco si verificava tra i 20 e i 25 anni, oggi già a 13-14 anni si registrano casi di depressione”.
“Tra le principali cause della depressione vi è l’insonnia – spiega Mariantonietta Savarese, Direttore facente funzione della U.O.C. Neurologia Universitaria ‘FM Puca’, A.O.U. Policlinico di Bari –. Una relazione non univoca bensì bidirezionale, potendo esservi una influenza reciproca: nel 40% dei disturbi dell’umore, l’insonnia compare infatti prima degli altri sintomi. Un problema quasi tutto al femminile. Nello studio ‘Progetto Morfeo’, indagine epidemiologico-osservazionale condotta dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno (AIMS) con la collaborazione dei medici di Medicina Generale (MMG) su tutto il territorio italiano, il 67% del campione con insonnia era rappresentato da individui di sesso femminile. Le donne hanno una probabilità 1,5 volte maggiore rispetto agli uomini di soffrire di insonnia e questo valore tende ad aumentare dopo i 65 anni. Ma è sulla popolazione giovanile, finora poco indagata, che si stanno iniziando a sviluppare studi specifici – precisa la prof. Savarese –. Ad esempio, un lavoro norvegese prospettico di coorte sui residenti di una contea, condotto tramite analisi dei registri dei decessi, ha evidenziato un rischio di suicidio doppio in chi soffriva di insonnia al tempo zero; il dato più allarmante dello studio risiedeva nell’aver rilevato un’associazione più forte nei giovani tra problemi del sonno e depressione”.
“Alle terapie farmacologiche contro la depressione si ricorre soltanto per le situazioni più gravi – conclude Di Sciascio – quelle che fanno registrare alterazioni dei ritmi biologici. Per tutti gli altri casi, la depressione più lieve si combatte sempre agendo sugli stili di vita: introducendo buone abitudini come l’attività fisica, che può migliorare sensibilmente il tono dell’umore; eliminando quelle cattive come il fumo o la cattiva alimentazione oppure orari irregolari per il sonno; ricorrendo alla psicoterapia. In questo settore, comunque la ricerca è costantemente impegnata per individuare soluzioni sempre più all’avanguardia e orientata alle migliori prestazioni per la salute del paziente. Il risultato lo abbiamo davanti ai nostri occhi: oggi disponiamo di molti farmaci antidepressivi di grande efficacia, tutti molto sicuri e ben tollerati”.


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