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Rsv: includere gli anticorpi monoclonali in una strategia d immunizzazione estesa a tutti i bambini

di Francesco Saverio Mennini * e Paolo Bonanni **

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24 Esclusivo per Sanità24

Pochi giorni fa sono stati portati all’attenzione dei referenti istituzionali nazionali e locali due documenti di posizione sulla prevenzione dell’RSV, in cui viene esplicitata anche l’importanza di passare da un Piano Vaccinale ad un Piano di Immunizzazione. Si tratta del Manifesto Sip e Sin "Prevenzione delle infezioni pediatriche da virus respiratorio sinciziale" e della seconda edizione dell’Expert Opinion "Virus respiratorio sinciziale (Rsv): prospettive di una nuova strategia di prevenzione per tutti i bambini nel primo anno di vita", elaborata da un Gruppo di lavoro multidisciplinare con esponenti delle principali Società Scientifiche del settore. I due documenti sono stati preceduti da un Position Paper presentato a febbraio 2023 da parte del Board del Calendario per la Vita (Siti, Sip, Fimp, Fimmg) e della Società italiana di Neonatologia (Sin) in cui, alla luce delle recenti innovazioni tecnologiche (anticorpi monoclonali a lunga azione) contro l’Rsv, si richiede alle Istituzioni competenti di considerare tali presidi quali strumenti preventivi universali, che rispondono ad un bisogno medico finora insoddisfatto e di valutarne l’inserimento nel Calendario nazionale di immunizzazione.
È importante ricordare che il Virus respiratorio sinciziale (Rsv) è la principale causa di infezioni respiratorie pediatriche e la seconda causa di morte entro il primo anno di età nel mondo (dopo la malaria). Ogni anno provoca circa 3,6 milioni di ospedalizzazioni e la morte di 100.000 bambini sotto i 5 anni. Oltre il 60% dei bambini si contagia nel primo anno di vita e quasi il 100%, almeno una volta, entro il secondo compleanno, con il rischio di sviluppare un’infezione grave come la bronchiolite, che richiede assistenza ambulatoriale o ospedaliera e che può determinare sequele a medio e lungo termine (tra cui l’asma). In Italia si stima che ogni anno oltre 80.000 bambini nel primo anno di vita vengano visitati in ambulatorio per cause legate all’infezione da Rsv, mentre, circa 15.000 hanno necessità del ricovero ospedaliero. Questi eventi sono concentrati nel periodo del picco epidemico ovvero tra novembre e marzo con un impatto notevole, oltre che sulla salute, anche sui servizi ospedalieri e territoriali.
L’88% dei neonati e bambini ospedalizzati per Rsv sono bambini nati sani e a termine del periodo gestazionale, quindi, non inclusi nell’attuale strategia di profilassi, che protegge solo i bambini nati gravemente pretermine o con particolari patologie congenite.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e il Centro europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (European Centre for Disease Prevention and Control - Ecdc) hanno raccomandato ai Nitag (National Immunization Technical Advisory Group, in parole più semplici, alle Commissioni Nazionali Vaccinazioni) di allargare il concetto di immunizzazione a nuove soluzioni preventive, come quelle rappresentate dagli anticorpi monoclonali, per malattie infettive che hanno un importante impatto in termini di Sanità Pubblica. Alcuni Paesi europei, come la Francia e la Spagna applicheranno una strategia finanziata dal budget della prevenzione con l’inclusione degli anticorpi monoclonali nel calendario di immunizzazione, affinché tutti i bambini nel primo anno di vita, nella prima stagione in cui incontreranno l’Rsv, possano essere ugualmente protetti.
Secondo uno studio di prossima pubblicazione del EeHta Ceis, estendere la strategia di profilassi consentirebbe di ridurre gli eventi sanitari correlati a Rsv evitando i relativi costi (tanto diretti sanitari che indiretti). Verificato il bisogno medico a oggi insoddisfatto di strategie di prevenzione nei confronti di Rsv per tutti i bambini, lo studio presenta un modello in grado di calcolare cosa accadrebbe in Italia dal punto di vista sanitario ed economico a seguito dell’introduzione di una strategia d’immunizzazione con anticorpo monoclonale a lunga durata di azione per tutti i bambini.
Secondo lo studio, infatti, una strategia di prevenzione estesa a tutti i neonati e bambini che vanno incontro alla loro prima stagione di Rsv, assumendo una copertura pari al 60% dell’intera coorte di nascita, determinerebbe una riduzione ogni anno di circa il 46% di eventi sanitari selezionati, ovvero oltre 100.000 minori richieste di prestazione tra visite mediche ambulatoriali, accessi al pronto soccorso e ospedalizzazioni causati dall’infezione acuta da Rsv. Ciò porterebbe a cascata a una riduzione del 46% di ulteriori eventi sanitari causati dalle conseguenze a medio e lungo termine del Rsv, come il broncospasmo ricorrente e l’asma. Il tutto accompagnato da un’importante riduzione della mortalità pari a -39%. Alla riduzione di eventi sanitari, corrisponderebbe anche un notevole vantaggio economico, quantificato in una riduzione di spesa totale pari ogni anno a oltre 30 milioni di euro (-45%) rispetto alla situazione attuale. Ragionare su un cambio di governance che includa gli anticorpi monoclonali all’interno del Piano nazionale di immunizzazione, vorrebbe dire offrire prevenzione a tutti i bambini prima della stagione Rsv. Oltre ai benefici in termini di salute pubblica ed economici, ciò favorirebbe l’eliminazione delle differenze territoriali, in quanto ne permetterebbe l’inserimento nei Lea e quindi un’offerta omogenea sull’intero territorio nazionale.

* Professore di Economia Sanitaria e Microeconomia, Direttore Centro EeHta del Ceis, Facoltà di Economia, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", Presidente Sihta
** Professore Ordinario Igiene generale e applicata, Università degli Studi di Firenze; Coordinatore del Board del Calendario vaccinale per la vita


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