Aziende e regioni
Radioterapia oncologica: in Campania centri efficienti ma resta il gap del valore delle tariffe
di Francesco Schiavone* e Paolo Muto**
24 Esclusivo per Sanità24
Sono stati presentati i primi risultati finali dello studio avviato dal VIMASS Lab (“Valore, Innovazione, Management e Accesso nei Sistemi Sanitari”) del Dipartimento di Studi Aziendali e Quantitativi dell'Università Parthenope, in collaborazione con l’Istituto Nazionale Tumori “Fondazione G. Pascale” di Napoli, con la presentazione del secondo convegno de "La Radioterapia Oncologica in Campania: contesto attuale e possibili sviluppi socio-economici e tecnologici" (1° Edizione Convegno Radioterapia). Tale studio è frutto dello sforzo e della collaborazione dei professionisti dei centri radioterapici della Regione Campania ed ha come oggetto di studio una profonda analisi riguardo le criticità economiche ed organizzative che incidono in maniera profondamente negativa sul principio di equità, sulla vita del paziente, l’efficienza ed efficacia del servizio sanitario regionale, e impattano anche sulla sostenibilità dell’intero sistema. L’obiettivo del lavoro, dunque, è porre le basi per un concreto miglioramento dell'intero comparto regionale, in termini di qualità delle prestazioni offerte, gestione ottimale delle risorse pubbliche ed implementazione di un modello organizzativo ottimale ed efficiente per la gestione del paziente, destinatario di tali terapie.
A margine di questi risultati, inoltre, si ritiene che la realizzazione di questa ricerca possa contribuire indirettamente ad avviare un’interlocuzione con la Regione, finalizzata a suggerire procedure organizzative e routine internamente alla rete, essenziali per il buon funzionamento di un modello organizzativo.
La ricerca ha anzitutto posto in evidenza che la regione Campania si completa con un totale di venti centri, distribuiti nelle varie province. Il numero di LINAC presenti sul territorio è in aumento rispetto agli anni precedenti. Dal rapporto “I numeri della Radioterapia in Italia” emerge che il numero di acceleratori lineari aggiornato al 2018 è pari a trenta unità, mentre sono più di trentaquattro, quelli attualmente disponibili. Alla luce di ciò, risulta opportuno effettuare due considerazioni: in primis, un numero più elevato di macchinari a fasci esterni si traduce in un processo di ammodernamento del parco tecnologico digitale. Dal report dello studio sopracitato si evince, infatti, come più del 50% dei LINAC siano rappresentativi dello stato dell’arte – la data in cui è stato effettuato il collaudo è avvenuta negli ultimi 6 anni – ed un altro 20% è considerato ancora utilizzabile, poiché non sono ancora trascorsi 10 anni dalla data di collaudo. In secondo luogo, sebbene la proporzione acceleratori lineari per numero di abitanti risulti ancora al di sotto degli standard europei , si è ridotta da 1 ogni 193.390 abitanti (2018) ad 1 circa ogni 170.000. Così come per i macchinari, il documento ESTRO stabilisce che in ogni Paese debbano essere definiti i livelli minimi adeguati di personale. In questo caso, differentemente da quanto discusso relativamente alle apparecchiature, il numero di personale – quindi medici, fisici, tecnici, infermieri ed amministrativi – risulta essere prettamente adeguato secondo quanto dettato dal Rapporto ISTISAN 02/20, il quale definisce le linee guida in relazione agli standard di garanzia di qualità in Radioterapia . Al di là di un’analisi prettamente quantitativa, vi è anche da ricordare come la regione, con un numero di dipendenti e con una dotazione finanziaria nettamente inferiori ad altre realtà del Nord, riesca comunque a vantare eccellenze straordinarie riconosciute a livello mondiale. Ulteriore conferma arriva dai risultati del questionario che l’Istituto Nazionale Tumori “G. Pascale” somministra ai pazienti/caregiver, per valutare la loro esperienza nel centro e potenziare la qualità dell’intero percorso.
Dal report, infatti, emergono score elevati non solo per quanto riguarda le competenze dei medici e del personale tecnico/infermieristico, ma anche per quanto riguarda la “qualità umana”. Nonostante le enormi opportunità che questo territorio può offrire, bisogna comunque essere consapevoli dei limiti e delle lacune ancora presenti. Se da una parte l’implementazione di nuove tecnologie e la presenza di illustri figure professionali presenti in Campania, stia assottigliando pian piano il gap con le regioni più virtuose, dall’altro, il differenziale del valore delle tariffe è ancora simbolo di penalizzazione. Ancora oggi è presente una significativa disparità che si traduce in un quantitativo di euro in meno che incide sul bilancio delle strutture sia pubbliche che private. In Campania, infatti, il valore di una singola prestazione di Radioterapia differisce dal valore di una stessa prestazione, effettuata in Lombardia.
Per comprendere come il fenomeno del nomenclatore sia tra le cause scatenanti di un circolo vizioso che non contribuisce ad uno sviluppo sano del settore in questione e deteriora ulteriormente l’assistenza e la qualità delle cure offerte, basti pensare che, al pari di tecnologie utilizzate e di sedute impiegate, la regione campana avrà un ricavo inferiore e costi più elevati. Inoltre, nella quota dei malati di cancro in Campania, una parte di coloro indicati al trattamento radiante vengono operati chirurgicamente, non ricevendo un trattamento adeguato ed incidendo così sulle probabilità di decesso del paziente o comunque sul peggioramento della patologia. Un’altra parte, invece, “migra” verso altre regioni, comportando un esborso di denaro pari a milioni di euro. Se un soggetto malato di cancro, decidesse di eseguire i trattamenti radioterapici in un’altra regione, a pagarne le spese è proprio la Campania. La domanda ridotta ed i maggiori costi da sostenere comportano, quindi, non solo un minor fatturato rispetto alle regioni settentrionali, ma anche una riduzione del budget da investire sul territorio. Vengono a mancare, dunque, risorse finanziarie investibili in nuovi macchinari, i quali possono sostituire quelli obsoleti, con altri più moderni o aggiungersi la parco tecnologico di alcune province più bisognose.A fronte di quanto discusso, è necessario che tutti gli stakeholder del settore in questione si impegnino a promuovere l’utilizzo della radioterapia sul territorio regionale e che diano il loro contributo affinché si possa aprire un dialogo con la Regione per rendere omogenea la questione della tariffazione. Non solo, è importante che si accordino su strategie comuni per attuare un piano di programmazione di una Rete, così permettendo l’evoluzione organizzativa, economica e scientifica dell’intero comparto. In particolare, si faciliterebbe la presa in carico dei pazienti oncologici, indirizzandoli verso centri che hanno la competenza sulla base dei volumi di attività e attivando efficienti servizi di continuità di cura sul territorio; si combatterebbe la frammentazione regionale e la mobilità sanitaria che incidono negativamente sulla qualità di cura e sulla sostenibilità finanziaria del SSR; si incrementerebbe il livello di condivisione di tutti gli strumenti utilizzati dalle figure professionali coinvolte (ad esempio sistemi informativi, cartelle telematiche, linee guida, registri per patologia), per così facilitare lo scambio di informazioni fra tutti gli attori che si occupano di radioterapia oncologica.
A supportare la connessione tra ospedale e territorio, è altresì importante un percorso di sviluppo di innovazione e digitalizzazione, affinché la rete possa governarsi in maniera autonoma ed efficiente. In questo contesto, l’implementazione di nuovi processi mediante l’utilizzo della telemedicina metterebbero in luce le enormi potenzialità, rivelatesi fondamentali durante la pandemia. Nonostante sia necessario comprendere che il contatto telematico non debba sostituire quello tra medico e paziente, questo strumento comporterebbe una riduzione del tempo e dei costi necessari per gli appuntamenti di follow-up con conseguente efficientamento del processo di radioterapia oncologica, migliorerebbe l’accessibilità ai servizi oncologici per i pazienti, in particolare per quelli provenienti da zone rurali /non servite, costretti a percorrere lunghe distanze per la cura e la valutazione e, quindi, maggiore continuità delle cure.
*Università degli Studi di Napoli Parthenope
**Direttore UOC Radioterapia INT-IRCCS, Fondazione Pascale, Napoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA