Aziende e regioni
Aderenza terapeutica: un indicatore sintetico per innescare azioni concrete nelle Regioni
di Roberto Bernabei*
24 Esclusivo per Sanità24
Sull'aderenza terapeutica molto è stato scritto. È oggi evidente che l'aderenza al trattamento farmacologico sia un fattore che influenza fortemente la prognosi dei pazienti, il loro stato di salute e il rischio di ospedalizzazione, e che quindi abbia un impatto notevole sui costi dell'assistenza. Un concetto intuitivo - i farmaci funzionano solo se assunti nei modi e nei tempi indicati dal medico - eppure non facile da realizzare. Secondo l'OMS, le malattie non trasmissibili (Non-communicable diseases) sono responsabili dell'80% degli anni con disabilità, tuttavia l'aderenza alle terapie croniche non supera il 50% nei Paesi sviluppati.
L'Italia non fa eccezione: a guardare i dati del Rapporto OSMED, la bassa aderenza (definita come copertura terapeutica inferiore al 40%) è estremamente comune nei soggetti che utilizzano farmaci per le più comuni patologie croniche, dagli antidepressivi (27,2%), agli antidiabetici (28.3%), dagli antipertensivi (17.7%) ai trattamenti per la BPCO (49.9%). "Un'araba fenice", insomma, che stenta a cambiare rotta, influenzata da molteplici fattori: sociali, economici, da aspetti correlati alla terapia e al monitoraggio del paziente.
Le cose si complicano ulteriormente con l'avanzare dell'età, quando le cronicità si sommano - oltre 5,5 milioni di anziani hanno almeno tre patologie croniche concomitanti - e i farmaci da assumere quotidianamente aumentano. Si calcola che l'11% degli over-65 assuma più di dieci farmaci al giorno e che nel 2060 i grandi anziani con multimorbidità e polifarmaco terapia saranno 6 milioni, il 10% dell'intera popolazione. È innegabile quindi la necessità non solo di studi volti a misurare l'aderenza e i suoi effetti, ma anche di soluzioni concrete al problema che consentano di salvaguardare la qualità di vita nella vecchiaia e, al contempo, di contenere la crescita dei costi sanitari dovuta alle complicanze cliniche correlate alla non corretta assunzione dei farmaci.
Diverse soluzioni sono state messe in campo per semplificare la terapia e favorire la regolare assunzione delle cure, dai farmaci in associazione fissa alle polypill, dagli interventi di educazione terapeutica dei pazienti alle app che ricordano di prendere le medicine.
Un'importante novità in questa direzione è rappresentata dalla proposta formulata da Italia Longeva di un "indicatore sintetico di aderenza", da ricomprendere tra gli indicatori monitorizzati nel Nuovo Sistema di Garanzia (ex griglia LEA). La proposta è il risultato di un'accurata revisione sistematica della letteratura degli ultimi dieci anni - contenuta nell'Expert Opinion Paper "L'aderenza nella governance della long-term care: proposta di indicatore sintetico " - che ha sintetizzato gli oltre 60 diversi metodi ad oggi proposti e implementati in Italia per misurare l'aderenza, suggerendo come vi sia un'eccessiva eterogeneità nelle strategie di misurazione di questo parametro. Ad oggi, infatti, non esiste uno strumento di valutazione valido per tutte le patologie croniche, facilmente implementabile nella popolazione italiana e in grado di innescare un benchmarking virtuoso tra le regioni. E allora la proposta di indicatore sintetico può rappresentare il vero passo in avanti rispetto ai fiumi di inchiostro scritti sul tema perché apre la strada a una strategia standardizzata di misurazione dell'aderenza e si propone come un potente meccanismo di incentivazione per le Regioni a investire in azioni concrete per incoraggiare l'aderenza terapeutica, tra i principali indicatori di equità, qualità e continuità delle cure, in particolare nei pazienti anziani.
*Presidente Italia Longeva
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