Aziende e regioni
Selezione dg, Ripa di Meana (Fiaso): «Con i nuovi criteri meno discrezionalità e più competenze»
di Francesco Ripa di Meana (presidente Fiaso)
L'approvazione, in conferenza unificata, delle nuove norme di selezione dei direttori generali di Asl e ospedali dimostra come le regioni abbiano tutto l'interesse a dotarsi di un management certificato. La rinuncia a parte della discrezionalità può infatti essere compensata da un processo che offra maggiore trasparenza, permettendo di scegliere la persona giusta per il posto giusto.
Si tratta ora di capire, e Fiaso farà sentire la sua voce , se il bando che verrà elaborato dal Ministero consentirà, tramite criteri e indicatori, una lettura chiara del capitale di conoscenze ed esperienze offerto dai candidati. Il tutto facendo anche emergere, al di là di una burocratica enumerazione di ‘titoli', elementi distintivi utili a valorizzare attitudini e capacità.
Fiaso è interessata a rendere questo nuovo processo il più efficace possibile, affinché il mestiere del manager pubblico in sanità venga riconosciuto e reso sempre più autonomo, per salvare il sistema pubblico mantenendo qualità ed efficacia di fronte della sfida della sostenibilità. Fermo restando la necessità di non “burocratizzare” troppo la selezione.
L'auspicio è che il nuovo percorso faccia tesoro dei limiti delle esperienze portate avanti da molte regioni, superando la visione del direttore come “capro espiatorio”. Il paese ha bisogno di una classe dirigente e i direttori rappresentano una credibile risorsa.
Occorre però anche superare la percezione del dg “costo della politica” anziché capitale da investire in soluzioni e prospettive di sviluppo. Per questo Fiaso pone con forza sul tavolo la questione del riconoscimento economico del lavoro dei manager, non affrontato da troppi anni, che sta creando situazioni paradossali e umilianti, con i vertici delle aziende pagati meno dei loro più diretti collaboratori. Una situazione che rende non attrattiva la funzione del manager, specie per la figura del direttore sanitario. Un aspetto al quale occorre mettere da subito mano.
Stiamo assistendo a una disaffezione delle giovani leve a questo mestiere. Ci auguriamo che questo processo possa far emergere dal middle management i professionisti cresciuti in questi anni nelle aziende sanitarie, pronti ad assumere le sfide del futuro. Ma affinché questo avvenga occorre che, al di là della norma, si riconosca definitivamente anche in Italia la professionalità del management pubblico, affinché possa esercitare in autonomia e responsabilità il suo difficile compito.
Speriamo che sia finalmente finita la fase “sperimentale”, durata 20 anni, che ha visto tante persone assumere il ruolo di direttore generale in ordine sparso e senza riconoscimenti, ma con alti livelli di performance, come testimoniano i risultati del Ssn nel benchmark internazionale. Senza queste donne e uomini non esisterebbe oggi l'albo, e solo riconoscendo il valore del loro apporto alla tenuta del paese questo potrà diventare un nuovo inizio per il consolidamenti della classe dirigente dell'Italia di domani.
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