Aziende e regioni
Vittime di violenza, Fiaso esporta in tutta Italia il progetto «Codice Rosa Bianca»
Parte in 20 Asl, con un bacino di circa 8 milioni di utenti, l'operazione “Codice Rosa Bianca” contro gli abusi sui più deboli. Una task force composta da Aziende sanitarie, Procure e Forze dell'Ordine contro la violenza che colpisce ogni anno in Italia le persone fragili o vittime di omofobia. Almeno tre milioni di cittadini indifesi. L’iniziativa promossa da Fiaso, la Federazione di Asl e ospedali, ha l’obiettivo di esportare in tutta Italia il progetto che da quasi cinque anni è realtà nella Asl 9 di Grosseto.
Una tabella di marcia in più step: prima il protocollo sottoscritto il 16 dicembre scorso con l'Azienda toscana, con il patrocinio di Salute, Giustizia e Pari opportunità. Ora due giornate di “full immersion” formativa per spiegare a una settantina di medici e infermieri in prima linea nei pronto soccorso come approcciare le vittime di violenza.
Una squadra che “a cascata” formerà poi altre centinaia di professionisti sanitari delle 20 tra Asl e Aziende ospedaliere che per ora hanno aderito al progetto. «Anche se altre hanno già manifestato interesse a farlo», precisa il direttore di Fiaso, Nicola Pinelli. Che spiega come alle due giornate romane (21 e 22 settembre) parteciperanno anche Polizia giudiziaria, Procure e Forze dell'ordine. «La formazione – spiega ancora Pinelli – si muove comunque in armonia con i progetti anti-violenza già esistenti in Italia e il successivo passo sarà quello di aprire servizi ad hoc in ambito pediatrico».
Il percorso “Codice Rosa Bianca”
«Il problema dell'assistenza e delle denunce – spiega Vittoria Doretti, dirigente medico anestesista, “madre” del pronto intervento anti-violenza – parte proprio dalla trincea dei pronto soccorso, perché quando ci si rivolge alle Forze dell'ordine, ai consultori o ai centri anti-violenza si ha già la coscienza di essere vittima di violenza. Ma così non è nella stragrande maggioranza dei casi, i milioni di abusi fantasma, che restano senza denuncia ogni anno e che lasciano le vittime sole con il loro dolore».
Per questo il lavoro della squadra, che a Grosseto è composta da 40 persone tra medici, sanitari, forze dell'ordine, volontari, psicologi e assistenti sociali, comincia da subito, dalla fase di “triage”. Quando il paziente risponde alle domande di un infermiere specializzato, che assegna il codice di gravità, bianco, verde, giallo o rosso che poi darà seguito all'intervento sanitario vero e proprio. «Qui il personale opportunamente formato a riconoscere i segnali di un trauma da abuso – spiega Doretti – capisce quando è necessario intervenire con un setting assistenziale ad hoc. A quel punto si avvia un percorso basato sulla semplificazione delle procedure e il dialogo tra le parti, con una attenzione particolare alla tutela della riservatezza. La vittima viene accompagnata in una stanza dedicata che garantisce tranquillità ed è dotata di tutto ciò che si rende necessario per la visita e l'eventuale accesso in borghese di polizia o carabinieri, per raccogliere testimonianza o denuncia. Qui personale medico e infermieristico, con alle spalle una solida formazione e continui aggiornamenti, arriva già informato di tutto quanto dichiarato in sede di accoglienza al pronto soccorso, così come ogni successivo specialista».
L'assistenza psicologica scatta invece nella presa in carico successiva, dove entrano in gioco anche i centri anti-violenza o altre associazioni di aiuto. Un percorso a costo zero, che ha consentito di far emergere 450 casi di violenza sessuale e domestica l'anno, contro gli appena due casi in tre anni segnalati prima del 2009. Un andamento che si è ripetuto anche negli altri pronto soccorso della Toscana, dove il progetto è attivo dal 2014.
Saccardi, Assessore toscano alla salute: “Avviato un circolo virtuoso”
«Il Codice Rosa bianca di Grosseto – commenta l'Assessore Toscano alla salute, Stefania Saccardi – ha messo in moto un effetto domino inarrestabile, che progressivamente si è esteso, e sta continuando a estendersi, in tutta la penisola. Un circolo virtuoso del quale siamo orgogliosi, che vede in azione nei pronto soccorso operatori preparati e motivati, capaci di riconoscere e assistere le vittime di violenza».
«La forza del Codice Rosa bianca– prosegue l'Assessore – è la sinergia tra personale sanitario, Forze dell'ordine, Procure della Repubblica, associazioni di volontariato: una collaborazione che consente interventi tempestivi, qualificati ed efficaci. In Toscana, dove ormai è presente in tutti i pronto soccorso, il Codice Rosa è riuscito a far emergere tanti casi di violenza che altrimenti sarebbero rimasti sommersi. È questa la strada giusta, i risultati ce lo confermano».
“Più impegno e meno sdegno. È questa la molla che dovrebbe muovere tutto il sistema amministrativo pubblico - sottolinea il presidente Fiaso Francesco Ripa di Meana - ma che è la vera spinta a promuovere iniziative come Codice Rosa Bianca. Con il programma di formazione appena avviato, contiamo, grazie a un effetto domino, di portare questa rivoluzione contro gli abusi sui più deboli nella maggior parte delle nostre aziende sanitarie pubbliche. Tanto più sapendo di poter contare sulla professionalità e la passione dei nostri sanitari. Gli stessi che hanno reso possibile a Grosseto quello che molti all'inizio giudicavano un sogno di pochi visionari».
I numeri degli abusi in Italia
Nel 2013 ogni due giorni una donna è stata vittima di femminicidio, si è ricordato nella giornata nazionale del contrasto alla violenza proprio contro le donne. Ma le vittime dei soprusi al maschile sono molte di più: oltre un milione. E spesso si tratta di abusi perpetuati più volte, fino a raggiungere la spaventosa cifra di 14 milioni di grandi e piccoli atti di violenza, stima un'indagine condotta da “We World Intervita” nell'ambito della campagna “Le parole non bastano più”. La Caritas e la Fondazione Zancan hanno un altro triste conteggio, quello delle donne che hanno subito uno stupro o un suo tentativo. In tutto 714mila e solo all'1,3% di quelli non riusciti e al 32% di quelli purtroppo avvenuti fa seguito una denuncia.
Grave la situazione anche sui minori e anziani. Quelli denunciati sui minori sono stati 4.300 lo scorso anno. Ma si tratta della punta di un iceberg. Altri studi parlano di una percentuale tra il 3 e il 10% di anziani vittime di violenze. Tra i 300mila e il milione di casi in Italia, sembrano scatenati soprattutto da disturbi del comportamento o incontinenza urinaria.
«Il conteggio degli abusi sui più deboli potrebbe continuare - conclude Fiaso - con le violenze omofobe o quelle sui disabili, ma la nuova alleanza tra Asl, Procure e Forze dell'Ordine promette ora di iniziare il conto alla rovescia. Non lasciando mai sole le vittime per far emergere una violenza troppo spesso negata».
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