Medicina e ricerca
Il manuale della “buona vecchiaia” che guarda a machine learning, approccio olistico e altruismo
di Ettore Jorio
24 Esclusivo per Sanità24
Trovo gradevole scrivere - forse non gradito a chi sceglierà di leggermi, specie se giovane – una qualche mia considerazione da anziano per gli anziani e per quelli che diverranno tali, anche molto in là. Mi ritengo fortunato ad avere raggiunto la mia età in ottima forma. Una buona sorte che dovrebbe spingere ogni persona matura a lasciare qualche suo pensiero a chi ha voglia di ascoltarlo o leggerlo. Non solo. Anche qualche consiglio utile a limitare gli effetti negativi che ricadono con il passare del tempo sulla vita della persona. Di certo, si riesce a fare tutto ciò ringraziando anche il fato, che ci ha dato una mano, e mettendo da parte ogni senso di arroganza sull’essere riuscito a campare seguendo un proprio metodo.
Lo stimolo di scrivere questa sorta di pensiero affidato al vento della lettura, dal quale ho voglia di imparare a vivere meglio gli anni che mi separano dal saluto alla vita, mi è venuto leggendo un libro di David Della Morte Canosci. Sembra essere un promotore della politica redazionale che Sanità24 si è data da sempre sul tema della prevenzione, quale porta del benessere. Una scuola per il quotidiano che, nell’insieme, prova a regalarci un buona vecchiaia.
Il suo titolo è “La strada contro il tempo”, evocativo della voglia di vivere a lungo e bene. Da qui il sottotitolo “Alla scoperta dell’algoritmo rivoluzionario per vivere meglio e più a lungo”. David (preferisco chiamarlo per nome per evitare scongiuri) è uno dei massimi esperti in longevità attiva, in quanto tale ha scritto un manuale strategico da dedicare soprattutto ai giovani e a chi si accinge a varcare la terza età. Lo ha elaborato per evitare di diventare anziani nel modo sbagliato, ma anche per abituare tutti, indistintamente, a mettere nell’armadio della propria vita, unitamente agli abiti che indossa quotidianamente, l’algoritmo dell’invecchiare bene e campare di più e meglio. Un prodotto prossimo che nascerà grazie alle tecniche di machine learning, una sorta di insieme minore, quasi un parente stretto, dell’intelligenza artificiale, funzionale all’auto-addestramento dei computer allo scopo di consentire di migliorare le loro performance senza ricorrere ai soliti aggiornamenti forniti dal mercato apposito. In somma, una sorta di rivoluzione che se - da una parte - tranquillizza un po’ tutti a pensare di avere un PC umanizzato che ci prende per mano, ci fa crescere e invecchiare al meglio - dall’altra – ci fa preoccupare di come quanto diventeranno i giovani sempre di più dipendenti anche dai surrogati dell’intelligenza artificiale.
David, al riguardo, ci tranquillizza, anche perché sarà egli stesso utente di un simile marchingegno fatto di collaborazione generosa tra l’informatica e i desideri delle donne e degli uomini.
Nel capitolo sesto, il meglio di quanto detto dai nonni ma che fa sempre piacere tenere a mente, specie quando a dare indicazione è un grande chef qual è Heinz Beck che riempie di contenuti calorici “La salute vien mangiando”.
Qualcuno penserà che la mia intenzione è quella di repertare il libro, tanto da promuoverlo. Non è così. Mi è stato consigliato, l’ho letto e ho ritenuto di rendere partecipe delle mie conclusioni chi ha voglia di ascoltarle.
Leggendo David & Co. ho imparato due cose: a darmi torto della mia diseducazione alimentare ma a darmi speranza di invecchiare benino. Ciò è avvenuto perché in esso è scandito, in una logica critico-comparativa, il “da dove veniamo” messo in rapporto con il “come siamo” e con il “dove vogliamo arrivare”. Il tutto messo in relazione con il nostro essere scientifico (Dna, cromosomi, telomeri, genetica e familiarità), con le abitudini e i fattori ambientali e, dunque, per finire con la guerra contro i declini (cognitivo, fisico, psicologico), consci di non potere evitare il tackle con le patologie non infrequenti.
Il manuale va oltre. Anche nel senso di insegnare di non mettere, mai e poi mai, da parte l’essere parte attiva della società. Di stimolare la socialità, tanto da trasformare la vecchiaia in un proprio successo. Tanti gli imperativi che lo scienziato offre a tutti indistintamente, validi per ogni tasca e per ogni cultura, finanche religiosa, tanto da presumere non difficile a rimanere “più belli fuori, più sani dentro”.
La mia conclusione. Al di là della grande utilità di una siffatta lettura come investimento dell’umanità, come soggetto destinatario ordinato a invecchiare, David offre una lezione di come possano stare insieme l’egoismo con l’altruismo. Di come si possa essere interessati al proprio io e votarlo alla solidarietà, della quale rendere beneficiaria la famiglia, nel senso di non pesare sulla sua vita domestica e affettiva nonché sulla sua libertà, e la società, relativamente all’obbligo di rimanere un soggetto attivo e ben pensante dal quale potere imparare, anche tanto. David è un buon coach con una sua tattica di gioco generosa, che non punta prevalentemente sui campioni ma sulle donne e sugli uomini di mezza età. Sono loro i destinatari perché con i risultati della vita in tasca, non distanti dalla quiescenza e impegnati nell’accudimento dei figli e, finanche, dei nipoti.
La lezione di David è seria: chi non si sforza di avere una visione totale della vita e il rispetto delle sue fasi, ma si accontenta degli aspetti parziali delle età si comporta così come nella narrazione dei cechi messi in relazione ad un elefante indiano, senza averne mai incontrato uno. Riuscirà a conoscere solo le parti del corpo avvertite con il senso del tatto ma non l’intero. Le donne e gli uomini occorre che ricordino che il tempo che trascorre dalla nascita alla morte è una cosa sola e unitaria. Da vivere al meglio.
Dunque, prevenzione, cautela e cultura dell’investimento sui capelli che si imbiancano sono la combinazione del benessere psico-fisico, la conquista del trofeo della vita.
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