Medicina e ricerca

Epatite C: lo screening dell’infezione non è una spesa ma un investimento per la salute

di Loreta Kondili*

S
24 Esclusivo per Sanità24

L’epatite C è un problema di salute globale e continua ad avere un grande impatto umano, sociale ed economico nel mondo e in Italia. Causa una malattia subdola e fare prevenzione tramite l’individuazione del sommerso significa evitare il cancro e la mortalità causata dal virus nel prossimo futuro.

L’Italia ha avuto il triste primato di un tasso di mortalità da epatite virale, di cui l’epatite C ha avuto il maggior ruolo, 3 volte più alto rispetto alla media dei paesi dell’Unione Europea. I farmaci antivirali ad azione diretta contro l’epatite C, disponibili dal 2015, vantano grandi percentuali di successo nell’eradicare l’infezione, che superano il 98%, hanno scarso rischio di resistenza e ricaduta, sono capaci di evitare gravi esiti clinici come cirrosi ed epatocarcinoma (HCC). Questo traguardo farmacologico ha cambiato la prospettiva delle persone infette con grandi vantaggi in termini di benefici sia per la salute che socio-economici. Nel maggio 2016, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha approvato la strategia per l’eliminazione dell’HCV entro l’anno 2030. Si auspica che questi target possano essere realizzabili in Italia portando a una netta riduzione dei portatori di epatite C, con un impatto importantissimo sulla morbilità e mortalità per malattie epatiche, sulla richiesta di trapianto di fegato, sulla salute in generale e sulla spesa sanitaria.

L’infezione da epatite C è spesso subdola, le vie di trasmissione nella popolazione generale non sono sempre note e pertanto l’infezione da epatite C rimane spesso per lungo tempo silente e non diagnosticata o viene diagnosticata tardi in fase avanzata di danno o tumore del fegato.

Lo screening dell’infezione cronica da epatite C è l’unico strumento che possa garantire di diagnosticare e curare l’infezione, prevenire la progressione delle malattie associate all’infezione e ridurre la sua trasmissione. Lo screening gratuito di alcune popolazioni ad alto rischio e della coorte 1969-1989 è oggi garantito in Italia, ma questo è solo il primo passo. Garantire equità nell’accesso allo screening gratuito anche alla coorte dei nati fra il 1948 e il 1968, ad oggi non coperti da un fondo dedicato, è indispensabile per completare efficacemente il programma di screening in Italia secondo i target dell’OMS e continuare a garantire l’equità nella diagnosi e nell’accesso ai trattamenti.

Gli investimenti per un programma di screening vanno valutati sia in rapporto al numero di casi che si mettono in evidenza che alle conseguenze del mancato rilevamento. La spesa affrontata per un intervento di sanità pubblica si deve intendere non come costo ma come investimento, la misura dell’efficacia si deve proiettare come ‘valore economizzato’ di futuri eventi infausti evitati. Un ritardo nella diagnosi dell’HCV nella popolazione generale dal 1948 al 1968, ancora non affrontata per lo screening gratuito dell’infezione da epatite C, avrà importanti conseguenze cliniche ed economiche. Un lavoro condotto dal Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità e il Centro di Studi Economici ed Internazionali dell’Università di Tor Vergata ha riportato una stima di 106.200 persone con infezione attiva ancora non curate tra le coorti di nascita 1948-1968. Per questa parte della popolazione generale una campagna di screening rapido ed efficiente porterà in 10 anni 5.696 decessi in meno per malattia del fegato correlata all’infezione da epatite C, di cui 3.549 epatocarcinomi e 3.005 scompensi epatici, rispetto a uno screening lento o semplicemente una diagnosi ritardata, quando il paziente diventa sintomatico. I costi complessivi stimati per effettuare una campagna di screening rapido, che porterà alla diagnosi e all’eradicazione dell’infezione negli infetti sono stimati di circa 43.000.000 euro in più rispetto al mancato investimento per lo screening, ma di 62.289.549 euro in meno rispetto ai costi complessivi stimati per la gestione delle malattie del fegato seguendo uno scenario di screening lento o semplicemente una diagnosi fatta quando si sviluppano i sintomi. Lo screening, la diagnosi e terapia dell’infezione da HCV avrebbero un’influenza positiva anche sulla prognosi delle molte comorbidità quali diabete, malattia cardiovascolare, vasculiti, associate all’infezione da epatite C.

Per la prevenzione delle malattie contagiose e con un grande impatto clinico, economico e sociale, l’identificazione precoce deve essere garantita per tutti, nell’ottica del pieno rispetto dell’equità che ispira il nostro servizio sanitario universalistico.

*Primo Ricercatore, Centro Nazionale per la Salute Globale, Istituto Superiore di Sanità, Roma

Referenze

1)About 5 500 deaths from hepatitis in the EU https://ec.europa.eu/eurostat/en/web/products-eurostat-news/-/edn-20200728-1

2)World Health Organization. Global health sector strategy on viral hepatitis 2016-2021. Towards ending viral hepatitis. Geneva: WHO; 2016 (https://www.who.int/hepatitis/strategy2016-2021/ghss-hep/en/).

3)Kondili LA, Aghemo A, Andreoni M et al Milestones to reach Hepatitis C Virus (HCV) elimination in Italy: From free-of-charge screening to regional roadmaps for an HCV-free nation

4)Marcellusi A, Mennini FS Andreoni A and Kondili LA PITER collaboration study Group Screening strategy to advance HCV elimination in Italy: a cost-consequence analysis. Eur J Health Econ. 2024 Sep;25(7):1261-1273.


© RIPRODUZIONE RISERVATA