Medicina e ricerca

Disturbo del linguaggio: colpito il 7,6% della popolazione in età prescolare e il 4% in età scolare

di Anna Giulia De Cagno* e Francesca Mollo**

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Il DPL è il disturbo del neurosviluppo più frequente in età prescolare che in Italia colpisce 1 bambino su 14. Si manifesta come incapacità di acquisire la lingua madre, in assenza di deficit cognitivi, sensoriali, affettivi e di importanti carenze socio-ambientali. Può presentarsi con diversi gradi di gravità: a volte riguarda solo la capacità di esprimersi (assente o limitata produzione verbale), ma nei casi più gravi e più difficili da trattare coinvolge anche la comprensione linguistica (assente o limitata comprensione verbale). La buona notizia è che, come ormai ampiamente dimostrato dalla comunità scientifica, l’intercettazione precoce della difficoltà, le terapie mirate e un’adeguata formazione e informazione di famiglie e insegnanti possono modificare la storia del DPL. Per questo è importante identificare precocemente le difficoltà linguistiche e garantire un supporto riabilitativo tempestivo.
È il messaggio che la Federazione dei Logopedisti Italiani ha lanciato oggi a Roma al convegno organizzato per la Giornata mondiale per la Consapevolezza del Disturbo Primario del Linguaggio di oggi, 18 ottobre, promossa in tutto il mondo dall’associazione RADLD (Raising Awarness of Developmental Language Disorder, www.radld.org). Alla presenza di specialisti e Istituzioni, è stato presentato un opuscolo informativo preparato dalla FLI insieme a CLASTA, l’Associazione a carattere scientifico che si occupa di sviluppo del linguaggio (www.clasta.org), che, con disegni e fumetti, racconta questo disturbo a grandi e piccini. Inoltre, sono state create pagine dedicate sul sito della FLI (www.fli.it), dove sarà lanciata una campagna social con video e storie. Infine, sono programmate iniziative per coinvolgere le Istituzioni sia a livello Regionale che locale.
L’esperienza clinica e le statistiche indicano che i bambini con un DPL possono avere più frequentemente problemi anche nell’apprendimento. Sebbene le competenze linguistiche e comunicative di base si sviluppino in età prescolare, è evidente sempre di più come il linguaggio e la cognizione continuino a svilupparsi durante l’adolescenza e fino all’età adulta. Lo sviluppo del linguaggio in queste fasi richiede la comprensione e l’uso di un vocabolario sempre più complesso, astratto, a bassa frequenza d’uso e specifico (ad esempio i termini tecnici legati a determinate materie come fisica, biologia ecc.) e potrebbe quindi influenzare il rendimento scolastico”. Anche per ciò che riguarda la salute mentale, la fragilità emotiva e la depressione, coloro che hanno un disturbo primario del linguaggio presentano un rischio aumentato del 30% rispetto al 6% dei coetanei a sviluppo tipico. Nonostante gli studi mostrino che l’intervento precoce può fare la differenza per questi bambini, troppo spesso i piccoli pazienti e le loro famiglie non hanno il supporto necessario. “Dobbiamo dunque promuovere la sensibilizzazione per questo disturbo e, soprattutto, favorire la capacità di insegnanti, pediatri e genitori di riconoscere i segnali di rischio, in modo da favorire una diagnosi tempestiva. Ricordiamo che la diagnosi può essere effettuata dai 4 anni d’età, ma fin da piccoli è possibile individuare segnali di rischio. Per questo è importante che, così come è avvenuto per i disturbi specifici dell’apprendimento e per l’autismo, anche il DPL diventi più conosciuto. Ancora oggi ci sono ragazzi o adulti che vivono difficoltà nascoste a causa di questo disturbo non diagnosticato. Renderlo visibile invece permette di utilizzare in ambienti scolastici e lavorativi strategie comunicative che consentono la piena espressione delle persone con un DPL.

*Logopedista e vicepresidente della FLI
**Logopedista e referente della FLI sui Disturbi Primari del Linguaggio


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