Medicina e ricerca
Infezione da virus respiratorio sinciziale: quanto è importante la prevenzione
di Luigi Orfeo
24 Esclusivo per Sanità24
Il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) causa un’infezione delle vie respiratorie in più del 60% dei bambini nel primo anno di vita ed in quasi tutti entro il secondo anno di vita, a volte in forma molto grave.Ogni anno nel periodo epidemico, che va da ottobre a marzo, infatti, il 4% dei bambini colpiti che hanno meno di un anno richiede il ricovero in ospedale e tra questi uno su cinque deve essere ricoverato in Terapia Intensiva. Si tratta di una vera e propria epidemia che anche in Italia causa migliaia di accessi agli ambulatori dei Pediatri di libera scelta ed ai Pronto Soccorso e numerosissimi ricoveri in ospedale di bambini che per la loro giovane età sono a rischio di sviluppare una forma grave di infezione delle basse vie aeree da VRS.
È chiaro, quindi, il dramma delle famiglie che devono affrontare il ricovero del loro bambino di pochi mesi di vita. Tutto ciò rende la prevenzione e la gestione tempestiva delle infezioni fondamentali per ridurre il carico di malattia e le ospedalizzazioni pediatriche.
In ragione di questo, il Board del Calendario Vaccinale per la Vita, la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), la Società Italiana di Neonatologia (SIN), la Società Italiana di Pediatria (SIP), la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), già nel febbraio del 2023, hanno suggerito la necessità di adottare una strategia di prevenzione universale delle malattie da VRS per tutti i neonati.
Fino ad ora non avevamo gli strumenti per poter combattere questo virus. Oggi c’è a disposizione un anticorpo monoclonale a lunga durata di azione, che può essere somministrato a tutti i bambini alla nascita, durante il periodo epidemico e proteggerli per i 5-6 mesi nei quali c’è la circolazione del virus in Italia.
Già diversi Paesi hanno adottato una strategia di immunizzazione universale con questo anticorpo e l’esperienza spagnola ha rilevato elevati tassi di copertura e efficacia di Nirsevimab nella riduzione delle ospedalizzazioni in terapia intensiva causate da RSV di circa il 90%.
Purtroppo, stiamo assistendo ancora una volta ad un approccio eterogeneo al problema da parte delle diverse Regioni italiane, secondo una logica di contenimento dei costi, più che di obiettivi di salute pubblica. E la preoccupazione nella comunità medica è che si verifichino diseguaglianze nei trattamenti, con le regioni più ricche che possano partire già da questa stagione nella somministrazione del nuovo anticorpo, lasciando indietro quelle con più difficoltà economica.
Come Società Italiana di Neonatologia, d’accordo con le altre Società Scientifiche dell’area materno infantile, abbiamo già chiesto che questo anticorpo sia messo a disposizione di tutti i bambini in Italia, in modo da offrire a tutti le stesse opportunità di salute ed evitando che ci siano incomprensibili differenze tra le diverse Regioni del nostro paese, a tutela della salute dei nostri piccoli.
Proprio con l’obiettivo di prevenire e gestire l’impatto del virus e discutere l’urgenza di nuove strategie per affrontare il VRS in vista della prossima stagione autunnale e la necessità di un impegno coordinato tra il Ministero della Salute e le Regioni italiane, a giugno, si è tenuto a Bari, nella Sala Conferenze della Regione Puglia, un convegno istituzionale dal titolo “Infezioni da RSV: nuove strategie e strumenti per la tutela della salute dei bambini”, al quale ho preso parte, insieme ad esponenti delle istituzioni nazionali e locali, altre società scientifiche, rappresentanti delle associazioni dei pazienti ed esperti.
*Presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN)
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