Medicina e ricerca

Vulvopatie: approccio sempre più mininvasivo e ricorso al transcatetere

di Vincenzo Rutigliano

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24 Esclusivo per Sanità24

Approccio sempre più mininvasivo e ricorso al transcatetere per il trattamento delle valvulopatie, sull’esempio di quanto già avviene negli Usa con quest’ultima tecnica che prevale in 4 casi di valvole aortiche su 5. L’incidenza di queste patologie è sempre più diffusa e sottostimata negli over 65, raggiunge circa il 12,5%, e potrebbe arrivare -secondo dati Istat - al 33% nel 2040 a causa dell’invecchiamento della popolazione. Un quadro, questo, complicato dalla diagnosi che è troppo spesso tardiva. Al Mics 2024, il congresso biennale organizzato dalla Mitral Academy conclusosi a Bari nei giorni scorsi e che nel 2026 si terrà a Napoli, è emerso che le tecniche interventistiche nell’ambito della cardiochirurgia valvolare - in Italia nel 2023 sono stati effettuati oltre 35.000 interventi di valvuloplastica o sostituzione della valvola - sono sempre più improntate alla mininvasività. Innovazioni tecnologiche e tecniche stanno cambiando l’approccio al trattamento delle valvulopatie dapprima ricorrendo alla mininvasiva, oggi ancora attuale e che presenta un indubbio vantaggio per il paziente, per poi utilizzare il catetere per molte di queste patologie e dunque attraverso un catetere inserito all’interno.

Questa tecnica, sull’esempio degli Usa dove è utilizzata in 4 casi su 5, sta crescendo anche in Italia. “In Italia ormai la forbice si è accorciata. Per esempio nel gruppo GVM Care & Research che fa il 16% della cardiochirurgia italiana, il 60 % delle valvole aortiche va su catetere e nei prossimi 3 anni raggiungerà il 90% del totale” spiega Giuseppe Speziale, presidente del Mics e di Mitral Academy. Così alla chirurgia resta affidato il trattamento delle valvole per le quali il catetere non è indicato per la presenza di altre malattie (tubo aortico, aorta ascendente, altre patologie valvolari, la morfologia della valvola stessa).

Sul trasncatetere il gruppo GVM Care & Research, Gruppo Ospedaliero Italiano - fondato da Ettore Sansavini nel 1973 a Cotignola in Romagna, presente in 11 regioni italiane, all’estero in Francia con un grosso ospedale a Parigi, una dozzina di strutture in Polonia, una in Ucraina, una in Albania e una in Kosovo di prossima apertura, fatturato aggregato di 900 milioni di euro e poco meno di 11000 occupati - “è il primo player in Italia-dice Speziale. E nel 2024 prevediamo 1200 impianti percutanei”.

Su questo tema c’è dunque un interfaccia costante con gli Usa. Al Mics è intervenuto infatti anche Tirone David, “padre” della tecnica di ricostruzione della radice aortica con conservazione della valvola che porta infatti il suo nome, e sul trattamento con il catetere è stato anche annunciato a Bari il via, il prossimo 15 luglio, di un gruppo di lavoro congiunto con la Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise), presieduta da Francesco Saia. I vantaggi ottenuti per la valvola aortica non sono ancora acquisiti per quella mitralica e per la tricuspide dove -spiega Speziale - “non c’è la spinta che abbiamo avuto per la aortica. E dunque l’unica alternativa sono le clips in alcuni casi particolari che non sostituiscono la cardiochirurgia. Per il futuro più che con le clips vi sarà comunque un approccio percutaneo di sostituzione della valvola mitralica”. Al Mics 2024 hanno partecipato oltre 450 tra cardiochirurghi, emodinamisti, cardiologi interventisti, anestesisti provenienti da tutto il mondo.


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