Medicina e ricerca

Hiv: l’importanza della diagnosi precoce e dell’aderenza alla terapia antivirale

di Simone Lanini*

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Nel corso del 2022 si sono contate in Italia poco meno di duemila nuove infezioni da HIV. Negli anni Ottanta l’HIV rappresentava diagnosi pesante che si riferiva ad una malattia quasi inevitabilmente ad esito fatale. Oggi le prospettive per una persona con HIV sono radicalmente cambiate. Infatti, le nuove terapie ci permettono di tenere il virus completamente sotto controllo impedendo sia la progressione dell’infezione verso condizioni di malattia che la trasmissione del virus. Le attuali terapie, grazie ai progressi della ricerca scientifica, sono più efficaci rispetto al passato, più potenti, meglio tollerate e consentono, qualora assunte precocemente e regolarmente, alle persone con HIV di avere un‘ottima qualità di vita.
Oggi chi scopre di aver contratto l’HIV e inizia a curarsi in modo precoce, può avere un’aspettativa e una qualità di vita molto simili a quelle di chi non ha l’infezione. Oltre alla possibilità di fare progetti di vita personali, lavorativi e familiari. Ma rimane fondamentale seguire la terapia con costanza e regolarità, evitando che si sviluppino resistenze ai farmaci e che l’infezione progredisca. L’aderenza terapeutica ed il rapporto con il proprio medico sono essenziali in quanto attualmente l’infezione da HIV richiede sempre che la terapia sia assunta a tempo indefinito (per tutta la vita). Questo può essere faticoso; per questo è importante parlare con il proprio medico anche di questo aspetto.
Oggi sono a nostra disposizione farmaci antiretrovirali ben tollerati, di facile assunzione e che, contrastano la replicazione del virus in modo potente ed efficace, riducendo la carica virale a valori tanto bassi che spesso non sono neppure rilevabili a livello del sangue. Questo poderoso controllo della replicazione virale produce due effetti molto importanti: da un lato il virus, non replicando, non può più fare danni, danni diretti al sistema immunitario e danni indiretti al nostro organismo, aumentando i livelli di flogosi. Dall’altro questo “abbattimento della carica virale” non permette più al virus di essere trasmesso. Questa evidenza conosciuta come U=U (undetectable = untransmittable / non rilevabile - non trasmissibile) ha rivoluzionato la gestione dell’HIV e radicalmente cambiato le prospettive di vita delle persone con HIV fornendo uno strumento nuovo per combattere lo stigma, i pregiudizi e le discriminazioni associate all’infezione. U=U garantisce da un lato una migliore qualità di vita alla persona con HIV, e dall’altro lato lo strumento per interrompe la catena epidemiologica di HIV e in lunga prospettiva dovrebbe permetterci il controllo non solo dell’infezione nella singola persona ma anche il controllo complessivo dell’epidemia a livello di popolazione globale. Con U=U le persone con HIV in terapia antiretrovirale efficace, cioè con carica virale nel sangue non rilevabile da almeno sei mesi, non trasmettono il virus.
Tuttavia, se la terapia non è assunta correttamente secondo lo schema terapeutico concordato con il medico infettivologo, il virus inevitabilmente riprende a replicare. Possono insorgere le cosiddette resistenze ovvero il virus riuscendo a replicare in presenza di basse (inadeguate) concertazioni di antivirali produce una nuova progenie geneticamente mutata e non più suscettibile all’azione dei farmaci anche se nuovamente assunti in modo corretto. Lo sviluppo di resistenze ai farmaci limita le opzioni terapeutiche disponibili e può rendere più complessa la gestione dell’infezione. Il rapporto di fiducia e il dialogo medico-paziente sono fondamentali ai fini di una corretta aderenza terapeutica. È bene che la scelta della terapia sia condivisa fra medico e persona con HIV e che tenga in considerazione età, presenza di altre malattie, assunzione di altri farmaci e possibili interazioni, stile di vita, abitudini e preferenze.
Di tutti questi aspetti, aderenza terapeutica, U=U e sviluppo di resistenze si è parlato nel podcast “A Voce Alta - Dialoghi sull’HIV”, un nuovo strumento dell’iniziativa “HIV. Parliamone ancora!”, che rientra nella più ampia campagna “HIV. Ne parliamo?” promossa da Gilead Sciences con il patrocinio di 16 Associazioni di Pazienti, di ICAR e SIMIT, lanciata lo scorso novembre. La campagna “HIV. Ne parliamo?” si arricchisce così di nuovi contenuti e materiali informativi, pensati per migliorare il dialogo fra medici e persone con HIV, per migliorare la qualità di vita di chi vive oggi con l’HIV.

*Professore associato di Malattie Infettive del Dipartimento di Medicina dell’Università di Udine


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