Medicina e ricerca

La salute mentale come “arte di essere liberi”: la missione di A-Head Project

di Barbara Speca

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24 Esclusivo per Sanità24

Riflettere sullo stato della salute mentale in Italia e all’estero, ribadendo il connubio vincente tra psichiatria e arte per combattere contro lo stigma nei confronti dei disturbi mentali, è la missione di A-Head Project di Angelo Azzurro Onlus. Il progetto A-Head, nato nel 2017 per volere della famiglia Calapai e curato da Piero Gagliardi, mira per l’appunto a sviluppare un percorso conoscitivo dei disturbi mentali attraverso l’arte, sostenendo in maniera attiva l’arte contemporanea e artisti di respiro internazionale curatori dei vari laboratori che da anni l’associazione svolge accanto alle attività di psicoterapia più tradizionali.
«Il sodalizio tra arte e psichiatria si è rivelato un connubio vincente per la lotta allo stigma dei disturbi mentali - spiega la psichiatra Stefania Calapai, presidente di Angelo Azzurro Onlus -. Essere affiancati da un’istituzione come Città Metropolitana di Roma Capitale, che ci permette di dare un’ulteriore spinta al lavoro che svolgiamo da anni nella lotta allo stigma contro i disturbi mentali, è per noi molto importante».
Nel mese di giugno 2024 A-Head Project è tornato alla ribalta con il progetto Opera Unica * di Angelo Gallo a cura di Simona Spinella – in esposizione presso Villa Altieri, a Roma, fino al 27 giugno – un periodo nel corso del quale la Onlus romana propone oltre all’esposizione delle opere dell’artista calabrese anche dei momenti di riflessione e di analisi coinvolgendo illustri professionisti dell’ambiente medico psichiatrico e del mondo dell’arte.
In occasione dei 100 anni dalla nascita dello psichiatra Franco Basaglia, in particolare all’interno del convegno “Cura della libertà e libertà della cura” dello scorso 8 giugno, ricordando la dura battaglia combattuta da Basaglia affinché la salute mentale fosse un diritto e non una dura punizione, è stato ribadito un approccio terapeutico fondato sul dialogo e sull’ascolto, non sull’annientamento del paziente in difficoltà. Una battaglia per restituire alle persone con disturbi mentali una maggiore dignità e diritto alle cure: non si tratta di persone da recludere o reprimere bensì da accogliere, comprendere, ascoltare ed aiutare.
L’arte come terapia
L’arte come terapia era stata un’intuizione di Franco Basaglia. «La creatività è vista come strumento per superare l’incomunicabilità del malato», ha sottolineato Fabio De Chirico, Direttore Servizio II Arte Contemporanea, DG Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Essenziale inoltre il pensiero analitico di Carl Gustav Jung e il potere dell’ascolto del paziente all’interno della terapia psichiatrica, un paziente che deve essere per l’appunto ascoltato e non sedato. Come ha ampiamente spiegato lo psicoanalista junghiano Gianluigi Passaro, nel pensiero analitico di Carl Gustav Jung risulta fondamentale l’analisi delle immagini interne del paziente a supporto della terapia psichiatrica, i cosiddetti “archetipi”.
Sulla scia del pensiero di Franco Basaglia, attraverso il progetto A-Head l’Associazione Angelo Azzurro considera l’arte una via privilegiata per combattere i disturbi della salute mentale e lo stigma nei confronti di essi nella nostra società. Molte opere d’arte contemporanea si ispirano non a caso direttamente alle teorie di Foucault e di Basaglia – come analizzato nell’incontro dal titolo Open Mind moderato dal curatore e storico dell’arte Lorenzo Benedetti - mettendo in discussione le norme sociali e le istituzioni che influenzano la percezione e il trattamento delle persone con disturbi mentali. L’arte apre le porte a una conoscenza radicale dell’anima che privilegia le emozioni e acuisce la sensibilità, nonché le capacità di attenzione e di ascolto, di immedesimazione e di introspezione.
Il potere terapeutico delle comunità di cura
Dopo aver affrontato la malattia i pazienti psichiatrici hanno il diritto di reinserirsi nella società in primo luogo attraverso l’attività lavorativa: il lavoro come fattore identitario oltre che come valore economico. Questo è per l’appunto l’obiettivo del metodo californiano riconosciuto dall’Oms incentrato sull’employment dei pazienti con disturbi mentali presentato da Guido Alberto Valentini; un metodo poco diffuso in Italia ma abbastanza diffuso nel Nord Europa e in varie arie del globo come in Australia, in Giappone e in Corea. Dopo aver superato la fase acuta del loro disagio, i pazienti con disturbi psichiatrici possono essere guidati alla ricerca, e in seguito lo sviluppo, di un’attività lavorativa idonea alle proprie inclinazioni all’interno di specifiche strutture di accoglienza definite “clubhouse”. Sono allo stesso modo essenziali le comunità nelle quali operano le psicologhe e psicoterapeute Vittoria Quondamatteo ed Emanuela Mari, che ospitano dei pazienti adolescenti molto spesso vittime di abusi e violenze: comunità in cui poter ristabilire un contatto con l’Altro e con se stessi. La comunità è uno “spazio fisico” ma nello stesso tempo è anche uno “spazio mentale” in cui si fondono inclusione, integrazione, passione e umanità grazie all’operato attento di equipe multidisciplinari (educatori, psicologi, psichiatri e artisti) che rappresentano vere e proprie reti di cura. In questo contesto la comunità, come un’opera d’arte contemporanea, è un percorso sempre aperto, un luogo predisposto ad accogliere. Siamo ben lontani dai vecchi manicomi banditi da Franco Basaglia. In questo contesto, lo storico dell’arte Giuseppe Capparelli ha per l’appunto illustrato un progetto di documentario dal titolo emblematico “Baj Baj Manicomio”, in cui i pazienti con disturbi mentali capitalizzano la follia producendo opere d’arte assolutamente originali e utilizzando i materiali più svariati.
Nuove frontiere per la psichiatria
Durante il convegno “Cura della libertà e libertà della cura” sono state inoltre analizzate le nuove frontiere riguardanti le cure psichiatriche testate in particolar modo durante la pandemia, ponendo quindi un importante accento su percorsi di cura alternativi come la telepsichiatria che ha il potere di raggiungere migliaia di pazienti in breve tempo; un ambiente terapeutico illustrato dal dottor Eugenio Marino, sconsigliato per quanto riguarda i disturbi alimentari ma molto efficace ad esempio nei casi di ansia e depressione. A proposito di nuove forme di esplorazione della mente, lo psichiatra e psicoterapeuta Piero Cipriano dell’ospedale San Filippo Neri di Roma ha infine esposto tecniche di analisi strettamente legate agli studi junghiani della conoscenza del sé, spiegando l’efficacia di nuovi approcci basati sull’esplorazione della propria interiorità favoriti dalle sostanze psichedeliche, oggetto di studio e di ricerca negli ultimi 20 anni.
In definitiva, ‘Libertà della cura’ vuol dire soprattutto poter accedere alla salute e quindi anche alla salute mentale senza molte difficoltà. Al contrario, nonostante la salute sia un diritto costituzionalmente garantito «emergono diseguaglianze pesantissime tra le diverse aree del Paese, disagi soprattutto nel Sud Italia», ha affermato lo psichiatra Fabrizio Starace, presidente della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica (Siep). Citando Sandro Pertini, Starace ha sottolineato: «La libertà senza giustizia sociale è una conquista vana». In quest’ottica, «risulta essenziale l’attività del Servizio sanitario nazionale e il costante monitoraggio del governo centrale per garantire a tutti i cittadini l’uniformità del diritto alla salute, anche alla salute mentale, in un sistema plurale e universalistico come il nostro in cui la salute non può essere considerata un mero prodotto di mercato. Nello specifico, per quanto riguarda il personale medico e delle professioni sanitarie nel settore pubblico mancano oltre 11.000 professionisti e solo il 3% del Fondo sanitario nazionale è destinato alla salute mentale, con notevoli variazioni sul piano regionale. Altre nazioni come Francia, Germania e Regno Unito sono vicine al 10%».
La collaborazione tra artisti, associazioni sanitarie, comunità e istituzioni, per la creazione di progetti che favoriscano l’inclusione e l’empowerment delle persone con disturbi mentali, crea consapevolezza sulle questioni legate alla salute mentale favorendo nel contempo il dibattito pubblico e il dialogo critico, nonché la riflessione sulla società e sulle istituzioni. Data la natura benefica del progetto, con A-Head la cultura, nell’accezione più ampia del termine, diviene un motore generatore di sanità. I ricavati sono devoluti a favore di progetti riabilitativi della Onlus Angelo Azzurro legati alla creatività intesa come caratteristica prettamente umana, fondamentale per lo sviluppo di una sana interiorità. Lo scopo globale del progetto è quello di aiutare in primo luogo i giovani che hanno attraversato un periodo di difficoltà a reintegrarsi a pieno nella società, attraverso lo sviluppo di nuove capacità lavorative e creative.


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