Medicina e ricerca
Contenimento dell’antibiotico resistenza: nella direzione giusta per l’Osservatorio salute benessere e resilienza
di Duilio Carusi *
24 Esclusivo per Sanità24
Secondo la Quarta Relazione congiunta sul consumo di antibiotici pubblicata dall’ECDC europeo, i paesi che hanno ridotto il consumo di questi farmaci sia per uso umano che animale hanno apprezzato una riduzione dell’antibiotico resistenza. Nel periodo 2014-2021 il consumo di antibiotici negli animali da allevamento è diminuito del 44% e che questa misura ha portato ad una riduzione della resistenza alle terapie di E. Coli.
Si tratta di dati che dimostrano l’efficacia dell’approccio One Health e gli sforzi dell’UE in questa direzione. L’antibiotico-resistenza causa 35 mila morti l’anno con un costo di 11.7 miliardi di euro (dati OCSE). Un impatto sovrapponibile a quello di influenza, tubercolosi e HIV insieme.
Proprio nell’ottica One Health che orienta le politiche sanitarie mondiali, l’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione Bruno Visentini, nel suo nuovo rapporto di ricerca annuale 2023 sulla Vicinanza della salute, di recente presentato in Senato, ha dedicato una attenzione specifica alle componenti di salute ambientale e animale articolate nel capitolo dedicato a “Luoghi di vita e Ambiente”.
In questo contesto un focus specifico è dedicato al fenomeno dell’antibiotico-resistenza, che viene osservato misurando l’andamento dal 2010 ad oggi sia delle vendite dei medicinali per uso veterinario contenenti sostanze antibiotiche, sia del consumo totale di farmaci antibiotici per uso umano.
Quello che emerge in questo caso è un quadro tendenzialmente positivo per il nostro Paese, che rende conto delle politiche messe in atto per contenere il fenomeno, da cui emergono però recentemente degli elementi di allerta.
Nel 2022 si assiste infatti ad una perdita di ben 12 punti di Vicinanza della salute sul fronte del consumo antibiotico per uso umano, attestando quindi un aumento del consumo di questo tipo di farmaci, probabilmente causato da un cambio dei comportamenti causato dalla pandemia, in controtendenza rispetto al precedente trend migliorativo che AIFA riferiva per il 2021 di un consumo complessivo di antibiotici in Italia pari a 17,1 dosi ogni mille abitanti die (DDD), in riduzione del 3,3% rispetto al 2020.
In ambito europeo European Centre for Disease Prevention and Control, European Food Safety Authority (EFSA) e European Medicines Agency hanno elaborato la quarta edizione del Report JIACRA, dedicato all’Analisi dell’antimicrobicoresistenza da cosumo di antibiotici.
Nel Report JIACRA per comparare il consumo di antibiotici pe uso umano e veterinario si calcolano le quantità consumate durante l’anno in milligrammi di antibiotico per chilogrammo di biomassa (mg/mk per biomassa) del consumante.
Il consumo medio europeo nel 2021 è stato di 125 mg/kg di biomassa per l’uomo e 92,6 mg/kg di biomassa per gli animali destinati al consumo alimentare, con l’Italia che ha fatto registrare valori pari a 129,4 mg/kg di biomassa di antibiotici per l’uomo e 173,5 per gli animali da allevamento, che risultano in linea con la media europea per il consumo umano e quasi doppi per l’utilizzo veterinario.
Per contribuire a combattere la resistenza antimicrobica, nel giugno 2023 il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato una specifica raccomandazione a favore dell’approccio One Health in cui si individuano come obiettivi, da raggiungere entro il 2030, una diminuzione del 20% del consumo totale di antibiotici negli esseri umani e una riduzione del 50% delle vendite complessive nell’UE di antimicrobici utilizzati negli animali d’allevamento e in acquacoltura, rispetto ai valori 2019.
Sono obiettivi importanti che per essere raggiunti richiedono uno sforzo coordinato e congiunto delle varie parti interessate, dagli attori della filiera alimentare e veterinaria e dagli attori del sistema di salute umana.
L’attività di ricerca dell’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza, raccolta nel rapporto 2023 “Unire i Puntini: verso un piano di salute nazionale” osserva una drastica flessione della maggior parte degli indicatori che compongono il suo Indice di Vicinanza della salute -che dal 2010 ad oggi passa da 100 punti ad 86 punti- e di conseguenza individua proprio nella ripresa di una pianificazione delle attività sanitarie a livello centrale uno dei principali elementi per il successo di una strategia nazionale in grado di raggiungere degli obiettivi di salute che siano in linea con lo standing nazionale italiano ed in linea con le attese europee.
La chiave di successo risiede nell’elaborazione di un Piano nazionale di salute, elemento fondamentale per raggiungere gli obiettivi di salute One Health, ridefinendo i confini del concetto di salute e benessere e provando ad identificare che tipo di risposta si potrà essere in grado di fornire a livello Paese, con quali Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) e Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e con quale forma attuativa del mandato costituzionale della “tutela della salute”.
* Adjunct Professor Luiss Business School, Coordinatore dell’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza
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