Medicina e ricerca

Giornata mondiale contro il cancro infantile/ In Italia crescita doppia a +2% l’anno rispetto alla Ue. In campo il modello epigenetico e l’allenza tra oncologi e medicina ambientale

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«La Lega Italiana per la lotta contro i tumori (Lilt) e la Società italiana di Medicina ambientale (Sima) non possono rimanere indifferenti e sollecitano l’opinione pubblica nazionale sul dramma dei tumori pediatrici». Aprono così la giornata mondiale dedicata al cancro in età pediatrica Francesco Schittulli e Alessandro Miani, rispettivamente presidenti di Lilt e Sima, che hanno appena siglato un protocollo d’intesa per studi e azioni comuni sul tema.
Non ha dubbi il Prof. Miani: «Serve un cambio di prospettiva che parta da noi medici, epidemiologi e addetti ai lavori perché non è possibile rassegnarsi all’inesorabile aumento del numero di nuovi casi annui di tumori in età pediatrica, con una media del +2% l’anno (doppio rispetto al dato medio europeo) e punte del +3.2% addirittura nel primo anno di vita, né ci si può limitare a registrare i casi di malattia e i decessi. A tal proposito va sempre ricordato che purtroppo il cancro è la prima causa di morte per malattia in età pediatrica e questo non è accettabile. Il focus va spostato dalle cure – per fortuna sempre più efficaci e accessibili – a una vera prevenzione primaria: dobbiamo, cioè, fare in modo che i nostri bambini e i nostri giovani non si ammalino di tumore. La chiave di lettura dell’aumento dei tumori osservato nei bambini e nelle fasce più giovani di popolazione è il modello epigenetico ovvero il complesso di esposizioni ambientali che attivano gli interruttori di accensione degli oncogeni e spengono i geni oncosoppressori, talora già nel grembo materno. Siamo qui a rappresentare la scienza che intende ragionare senza pregiudizi partendo da questo nuovo paradigma eziologico per fornire risposte in grado di prevenire i tumori anziché diagnosticarli in fasi precoci e curarli, iniziando dalla rimozione delle esposizioni ai cancerogeni certi per l’uomo nell’aria che respiriamo e in tutto quel che mangiamo, beviamo o utilizziamo ogni giorno».
L’epidemiologo Prisco Piscitelli, vicepresidente Sima, riassume il quadro della situazione: «Secondo i dati internazionali pubblicati da Lancet Oncology l’Italia è ai primi posti al mondo per incidenza i tumori pediatrici. Gli ultimi dati ufficiali disponibili, forniti dall’Associazione italiana Registri tumori (che purtroppo non copre tutte le aree del Paese), fornisce una stima di 11.000 casi di neoplasie tra 0 e 19 anni nel quinquennio 2016-2020. Il numero di nuovi casi di tumori pediatrici in questa fascia d’età ha toccato le 2.400 unità, di cui un terzo sono leucemie, seguiti dai tumori del sistema nervoso centrale e dai linfomi (+4.6% l’anno contro una media Ue pari a +0,9%), ma c’è anche una quota di tumori ossei e renali (5%) e tumori più tipicamente associati con esposizioni ambientali come i sarcomi dei tessuti molli (circa il 7%). Nuove evidenze supportano il ruolo dei cancerogeni ambientali in chiave epigenetica quale possibile spiegazione della transizione epidemiologica che stiamo osservando».
In questa campagna che punta a un cambio di paradigma è impegnata anche la Lilt grazie a un Protocollo congiunto con Sima nell’ambito di un Accordo Quadro di mutua collaborazione già siglato in autunno, con cui i due Enti hanno concordato l’attivazione di un Gruppo di Studio sui temi della Epidemiologia, Epigenetica e Prevenzione primaria oncologica (EPI-PRO). Obiettivo dell’iniziativa è quella di richiamare l’attenzione e le attività di ricerca della comunità scientifica sulle cause dell’irrefrenabile aumento dell’incidenza di neoplasie in fasce sempre più giovani della popolazione, utilizzando come principale focus la prospettiva dell’epigenetica e della prevenzione primaria. «Infatti, una maggiore comprensione delle cause del fenomeno in esame è passo necessario per la ricerca delle soluzioni a qualsiasi problema - spiega Alessandro Miani -. Come medici e ricercatori dobbiamo essere capaci di trasferire conoscenze dal mondo scientifico ai decisori, con prove e dati sulla base dei quali abbiano informazioni sufficienti per proteggere la salute delle persone, prestando particolare attenzione e priorità ai bambini e ai giovani e rimuovendo le cause o concause dei tumori. Il nascente Gruppo di Studio EPI-PRO, il cui coordinamento è affidato agli epidemiologi Prisco Piscitelli ed Eva Negri, è aperto ai medici ed esperti di settore che intendono promuovere una nuova visione dell’epidemiologia e della medicina preventiva nell’ambito oncologico, in grado di contribuire a cambiare in meglio il mondo in cui viviamo, con ricadute immediate per le fasce pediatriche e quelle più giovani della popolazione - prosegue -. Abbiamo il dovere di contribuire al cambio di approccio necessario a salvaguardare la salute delle prossime generazioni con lo stesso impegno che stiamo mettendo nella ricerca di soluzioni ai cambiamenti climatici. Azioni preventive specifiche devono essere adottate sulla base dei fattori di rischio che caratterizzano le popolazioni a livello locale, tenendo conto anche dei determinanti sociali e ambientali della salute, poiché la lotta a tali nuove forme di disuguaglianze può contribuire in maniera decisiva a prevenire malattie e tumori», conclude Miani.


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