Medicina e ricerca

Giornata salute mentale/ Un vademecum per riconoscere l'anoressia nervosa

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L'anoressia nervosa presenta il tasso di decessi più elevato tra le patologie psichiatriche. Compresa la depressione severa e in assenza di interventi terapeutici, la mortalità per gravi disturbi alimentari può raggiungere il 20% che si riduce al 2-3% con un adeguato trattamento. I dati arrivano da una ricerca condotta dalla National Association of Anorexia Nervosa and Associated Disorders (Anad) .
I disturbi alimentari sono per natura disturbi psichici che richiedono un monitoraggio e assistenza: «Anche se non vediamo qualcosa, non significa che non esiste. Non sempre infatti vediamo un disturbo alimentare o una malattia mentale. Quando una persona accanto a noi ci dice di soffrire di una malattia mentale spesso rispondiamo: eppure sembrava che stesse così bene. Questo perché i disturbi alimentari, e molte malattie mentali, spesso non sono visibili. Nel caso dei disturbi alimentari, però, provare ad intercettare quei, seppur minimi, campanelli di allarme può essere fondamentale per un intervento precoce e per una remissione completa dalla malattia» afferma Aurora Caporossi, 25 anni, un passato di anoressia nervosa, fondatrice e presidente di Animenta, un’associazione con la quale ha scelto di aiutare le persone che combattono questa battaglia, soprattutto giovani. La community di Animenta ha più di 37mila utenti on line e 300 volontari in Italia. A oggi, ha ricevuto 21mila euro di donazioni con cui ha organizzato eventi divulgativi nelle scuole e reti territoriali locali di supporto.
Secondo i dati rilasciati nel 2023 da un Osservatorio Aba e Istat, sono circa 3 milioni gli italiani che soffrono di disturbi alimentari e in seguito alla pandemia l’incidenza è salita del 30%, interessando soprattutto i più giovani a causa dell’isolamento prolungato e delle ridotte occasioni sociali. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, rispetto alle diagnosi più frequenti, viene segnalata l’anoressia l’anoressia che colpisce circa il 42,3% dei casi.
Per aiutare chi soffre di anoressia nervosa e, in generale, di disturbi alimentari è importante riconoscere i primi sintomi, il cui inizio è silenzioso.
Non è semplice riconoscere l’esordio di un disturbo alimentare, la nostra cultura normalizza e spesso incentiva moltissimi comportamenti distorti nei confronti di cibo, peso e corpo. Quali sono i campanelli d’allarme? Qui di seguito un vademecum realizzato da Aurora Caporossi con Giulia Graziano, dietista specializzata nel trattamento dei disturbi alimentari, parte del team di volontari di Animenta.

Vademecum dei sintomi iniziali da monitorare
1.Cambiamento graduale o improvviso delle abitudini alimentari in termini di quantità o di scelta di alcuni cibi. La cultura della dieta e la moda del fitness e del mangiar sano, spesso, possono diventare una giustificazione nel ridurre quantità e scelta degli alimenti. Il confine è molto sottile, ma non va sottovalutato. La dieta, intesa quale regime alimentare restrittivo, è considerata uno dei fattori di rischio per lo sviluppo dei disturbi dell’alimentazione. Per questo chi inizia a seguire diete senza stretto controllo di uno specialista si espone a rischi.
2. Frequente utilizzo del bagno dopo il pasto. Questo accade in particolare nel caso della bulimia nervosa, disturbo alimentare che si caratterizza per dei meccanismi di compenso che si mettono in atto dopo un’abbuffata.
3. Aumento nella quantità e nell’intensità dell’attività fisica. Le persone che soffrono di un disturbo alimentare iniziano a praticare attività fisica, spinte dall’ossessione di compensare quanto introdotto con il cibo, anche quando sono stanche o infortunate. L'esercizio diventa una priorità assoluta, totalizzante, che si sovrappone ad altre attività o responsabilità quotidiane. In particolare, per chi soffre di Dca, l’allenamento è legato a un profondo senso di colpa e di vergogna per se stesso, come se non allenandosi si facesse qualcosa di sbagliato o si venisse meno a un dovere.
4. Modifiche dell’umore, soprattutto prima, durante e dopo il pasto.Il cambiamento non riguarda solo i comportamenti legati agli aspetti alimentari; si può assistere infatti alla comparsa di reazioni impulsive, maggiore irritabilità, ansia e umore depresso.
5. Rifiuto dei momenti di socialità. Il disturbo del comportamento alimentare può allontanare la persona dalle situazioni familiari o sociali in cui sia presente del cibo, con scuse o giustificazioni che possono mascherare la motivazione vera di questi comportamenti che è l’impossibilità di controllare il cibo quando si esce dalla propria routine quotidiana dei pasti.
È doveroso sottolineare che questi non sono gli unici segni di riconoscimento di un esordio di un disturbo alimentare. Ogni persona infatti è diversa e la malattia ha caratteristiche proprie, ma il vademecum presenta i sintomi più comuni.


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