Medicina e ricerca

Tiroide: la chirurgia punta a ridurre dolore post-operatorio e degenza con un ottimale risultato estetico

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I tumori tiroidei sono le neoplasie maligne più comuni del sistema endocrino e in Italia sono tra i tumori più frequentemente diagnosticati nella popolazione. Queste neoplasie sono all’incirca 3 volte più frequenti nelle donne che negli uomini, in particolare per le donne tra i 40 e i 60 anni, con oltre il 60% dei 40 mila interventi annuali eseguiti in Italia, ma sono potenzialmente curabili a patto che vengano trattate in modo ottimale e in centri di riferimento. Sono i dati al centro del convegno internazionale “Nuove prospettive in Chirurgia Endocrina”, presso la sede congressuale dell’Ospedale Cristo Re, dedicato all’attività altamente specialistica della chirurgia endocrina, con particolare attenzione allo sviluppo di tecniche chirurgiche innovative mininvasive, più raffinate e dolci, al fine di garantire un migliore decorso postoperatorio ed un risultato estetico ottimale.
“La chirurgia della tiroide deve andare sempre di più verso un approccio altamente specializzato e personalizzato, costruita tenendo conto delle esigenze specifiche di ciascun paziente. Interessa in maggioranza pazienti di sesso femminile ed è caratterizzata da un aumento significativo in tutti i paesi occidentali - ha dichiarato Pietro Princi, responsabile del Centro Multifunzionale di Chirurgia Endocrina dell’Ospedale Cristo Re e Direttore scientifico del Convegno -. Le nuove prospettive della moderna endocrinologia sono oggi rappresentate dal raggiungimento di obiettivi di diagnosi differenziale grazie all’ausilio di nuove metodologie di diagnostica e nuove tecniche chirurgiche, al fine di garantire un minor dolore post-operatorio, una degenza più breve ed un ottimo risultato estetico.”
“Più del 70% di iscritti a Medicina e il 79% delle iscritte alla Scuola di Specializzazione in Chirurgia del Gemelli di Roma sono donne - prosegue Princi -. Il mondo chirurgico, che è stato sempre un baluardo del sesso maschile, dovrà essere sempre più aperto alle donne. Bisogna investire per renderla una professione sostenibile, compatibile con una vita familiare e sociale. La presenza femminile in sala operatoria è un valore aggiunto per i pazienti: una recente ricerca apparsa su Jama Surgery * ha analizzato i database di oltre un milione di pazienti, scoprendo che coloro che si erano affidati sotto a un chirurgo donna avevano avuto esiti migliori, con meno complicanze nel periodo post-operatorio. Ad un anno il 20,7% dei pazienti, contro il 25% del gruppo trattato da maschi, aveva avuto un evento avverso post-operatorio”.
Tecnologia e innovazione sono fondamentali, tuttavia nella chirurgia è l’esperienza del chirurgo a fare la differenza. La letteratura scientifica difatti conferma che i risultati migliori sussistono quando gli interventi endocrino-chirurgici vengono svolti da specialisti adeguatamente formati e con volumi (numero di interventi) opportuni.
“Una complicazione ‘classica’ della chirurgia del cancro della tiroide è l’iperparatiroidismo determinato dalla lesione delle ghiandole paratiroidi - continua Princi -. Anche questa evenienza è strettamente correlata all’esperienza del chirurgo e si verifica in via definitiva solo nel 2-4% dei casi. Può essere ridotta grazie alle nuove tecnologie che consentono il monitoraggio intraoperatorio del segnale emesso dal nervo ricorrente che innerva le corde vocali”.


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