Medicina e ricerca

Lotta ai tumori, sinergia sull'innovazione con un Pon tra Calabria e Friuli Venezia Giulia

di Red. San.

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Il progetto Pon (ARS01_00568, presentato nell’ambito del Pnr 2015-2020 e finanziato per il triennio 2021-2024) intestato allo "Sviluppo e industrializzazione dei farmaci innovativi per la terapia molecolare personalizzata delle patologie cronico degenerative" vede la collaborazione di due strutture di riconosciuta eccellenza scientifica: il Dipartimento di Farmacia Scienza della Salute e della Nutrizione dell’Unical, capofila del progetto già valutato dal Miur come dipartimento di eccellenza nazionale per l’area medica (A06) e il Centro di riferimento oncologico di Aviano.
Un ambito alquanto innovativo e attrattivo del progetto riguarda proprio le nuove frontiere della terapia oncologica. In una elevata percentuale di pazienti con tumori solidi di genere quali quelli a esempio ovarico e mammario si sviluppa progressivamente resistenza alla terapia convenzionale. Ne consegue la necessità di pervenire a soluzioni terapeutiche in grado di contrastare tale condizione.
La medicina di precisione anche attraverso l’uso di anticorpi monoclonali (mAb) a bersaglio specifico ha reso oggi più efficaci le terapie antitumorali. Ad esempio, oggi nella pratica clinica sono utilizzati mAb diretti contro il gene HER2 (e.g.Trastuzumab, Herceptin) che risulta per espresso in circa il 25% dei tumori mammari primari. Tale anticorpo presenta una elevata efficacia, inibendo la proliferazione delle cellule tumorali umane che esprimono HER2.Tuttavia l’insorgere della resistenza anche a questo trattamento richiede lo sviluppo di nuove preparazioni farmacologiche più efficaci che utilizzino più target molecolari presenti sulle cellule tumorali. Il progetto ARS01_00568 ha quindi come scopo la produzione di mAb di seconda generazione che possano allo stesso tempo riconoscere 2 target molecolari presenti sulla cellula tumorale (frammenti di mAb ricombinanti bivalenti o rFab2). Gli rFab2 sono in grado di riconoscere con una maggiore specificità la cellula bersaglio e possono quindi essere coniugati ad composti citotossici, fluorescenti o radioattivi per migliorare la terapia o la diagnosi ed il follow up di pazienti con neoplasie solide quali il carcinoma mammario e o ovarico. Gli rFab2 hanno diversi vantaggi rispetto ai rispettivi mAb da cui derivano che possono essere così sintetizzati: 1) minore peso molecolare, maggiore stabilità e facilità di coniugazione ai composti chimici; 2) migliore diffusione nel tessuto tumorale 3) Ridotta tossicità sistemica e maggiore selettività di bersaglio dovuta all’incapacità di legare cellule normali.
Gli ambiti operativi della sperimentazione di tali molecole innovative in tumori ovarici e mammari resistenti alle terapia saranno il laboratorio di Medicina traslazionale del dipartimento di Farmacia Ssn in cui il prof Sebastiano Andò, responsabile scientifico dell’intero progetto, coordinerà il proprio gruppo di ricerca che in questi anni ha condotto studi di rilevanza internazionale sull’ormonodipendenza di alcuni tumori di genere e l’unità complessa di Oncologia molecolare del Cro, diretta dal Prof. Gustavo Baldassarre, che ha dato contributi fondamentali alla diagnostica molecolare dei tumori solidi e prodotto modelli traslazionali di riferimento per lo studio dei meccanismi alla base della resistenza alla terapia e del processo metastatico.
La scalabilità di produzione dei rFab2 utilizzabili nelle nuove strategie terapeutiche antitumorali dovuta proprio alle tecnologie innovative adottate ha richiamato nel progetto anche un partenariato industriale che da anni opera nel settore biotecnologico, farmaceutico, biomedicale del Mezzogiorno quali: Bio VIIIX. srl, Okolab, Ocima, Biogenet e presenze come quella della Charles River, leader mondiale nell’ambito della ricerca a sviluppo preclinico.
ARS01_00568 è quindi un esempio di come, a fronte di un pur debole tessuto produttivo, l’avvio di progetti innovativi realizzati in Calabria possa raccordare le competenze presenti nella Penisola, unendo Sud e Nord in nuovi network tra ricerca accademica e ricerca industriale. Progetti che come questo puntano sui giovani possono spingere le nuove leve del Sud a sviluppare nuove imprese nel settore delle Life Sciences, a cui guardano proprio i programmi europei e nazionali quali Next Generation Eu e Pnrr.
Tecnologie innovative integrate, processi di reciproca contaminazione scientifica, abbinamento di settori produttivi competitivi, possono aiutare a colmare il divario socioeconomico tra territori e costruire insieme un nuovo ed equo ecosistema della ricerca e della innovazione in un quadro di ritrovata coesione sociale che diventa fattore di crescita e sviluppo per l’ intero sistema Paese.


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