Medicina e ricerca

Parola d’ordine: celebrare il sollievo

di Vito Ferri (psicologo e sociologo - coordinatore scientifico dellaFondazione Gigi Ghirotti Onlus)

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«Era la domenica di Pentecoste, l'anno scorso, ed io, in una stanza del Forlanini da poco operato al torace sentivo dalle finestre salire per la prima volta dopo tanti giorni il tepore della primavera, e mi sembrava fosse quello il segnale atteso: il segnale che il lungo e freddo esilio era finito, e ch'ero riammesso al coro della vita. Ci sono, anche negli ospedali, di queste mattine in cui l'anima si sveglia colma di desiderio di partecipare, di celebrare, d'essere parte d'un tutto, e consonante con gli altri. E quel mattino, giusto mi sentivo l'anima in forme di cattedrale e d'inno: ma con chi scioglierlo, quest'inno?».
Sono le parole del giornalista de “La Stampa” Gigi Ghirotti, che tra il 1972 e il 1974, malato di cancro, coerentemente alla sua professione, si fece “inviato speciale nel tunnel della malattia” per raccontare e rompere con articoli di giornale e due inchieste televisive la consegna del silenzio e la spersonalizzazione che pativano e, purtroppo spesso ancora oggi patiscono, le persone ricoverate in ospedale, in aggiunta alla sofferenza della patologia. Gigi Ghirotti quella domenica di Pentecoste stava sperimentando il sollievo e oltre a testimoniarlo, manifestarlo, sentì anche il forte desiderio di celebrarlo con un inno.
La Giornata del Sollievo, come espresso dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri che la istituì nel 2001, ha come obiettivo quello di «promuovere e testimoniare, attraverso idonea informazione e tramite iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, la cultura del sollievo dalla sofferenza, fisica e morale, in favore di tutti coloro che stanno ultimando il loro percorso vitale, non potendo più giovarsi di cure destinate alla guarigione».

“Promuovere”, “testimoniare”, “sensibilizzare”, celebrando una Giornata nazionale. “Celebrare” può essere inteso in due modi: “celebrare” come azione sociale che dia visibilità, in termini propositivi, alle varie risorse umane, sanitarie, associative che ogni giorno portano in tante persone malate e sofferenti il sollievo dal dolore inutile, intenso, cronico e insensato. L'altro significato è più individuale: “celebrare” inteso come bisogno che si affaccia alla coscienza di chi sta sperimentando il sollievo. Si tratta in questo caso di una spinta a rendere partecipi e partecipare, vivere-con, condividere, comunicare. Questo vale sia per chi sperimenta il sollievo e sia per le persone che gli sono vicine o se ne prendono cura. Invece spesso accade che i riflettori puntati sul dolore si spengano o si volgano altrove giusto quando inizia a comparire quello spiraglio di luce che è il sollievo. Un'autentica cura globale della sofferenza dovrebbe includere anche la fase del sollievo, soprattutto al termine della vita. Sofferenza e sollievo sono due dimensioni di una stessa condizione esistenziale. Prendersi cura del sollievo completa e consolida il “prendersi cura” della persona malata; trascurare ciò sarebbe come evitare di fissare col fuoco le forme armoniose che un blocco di argilla ha ricevuto dalle mani di un artista o di un artigiano. Il risultato può essere un'opera ben riuscita, ma senza la cottura nel forno rischia di frammentarsi al minimo urto. Prendersi cura della persona “sollevata” vuol dire aiutarla a sperare, a saper vivere, anche in termini di apprendimento, il sollievo e a saperlo celebrare. Vuol dire “valorizzare” al massimo questo vissuto, cioè attribuirgli un valore (soggettivo o sociale) che lo carichi di significato, sperimentandolo a fondo nel qui ed ora, senza necessariamente rievocare la sofferenza da cui ci si è affrancati o prospettarne la eventuale ricomparsa. Valorizzare il sollievo vuol dire approfittare della sua presenza per far pace con se stessi e con la propria vita; trovare e ritrovare il significato della vita e della malattia; assorbire nuova forza vitale dalle e con le persone care; riorganizzarsi e progettare; “godersi” qui ed ora la tregua dalla sofferenza; sentirsi vivere, e questo Gigi Ghirotti lo aveva bene espresso nel suo raccontarsi e anche questo, accanto alla lotta contro il dolore inutile, significa celebrare il sollievo con una Giornata nazionale.


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